Capitolo TerzoQuando Tina entrò nell'ufficio le tremavano le gambe quella era la terza rivista che pubblicava foto di Tom assieme a Chantelle, la prima era a quel sudicio bar, la seconda di loro due al porto, e l'ultima che ora era nella mano di Kate raffigurava loro due mentre si scambiavano un bacio.
Tina per poco non fu colpita dal giornale che volava per aria, quando Kate l'aveva vista era saltata su tutte le furie, per 3 settimane quel ragazzo non aveva fatto altro che combinare guai, il suo telefono aveva squillato per ore alcune volte anche la notte.
C'erano due cose che odiava, la prima erano le persone e le cose sudice e la seconda il fatto di non poter avere tutto sotto controllo, e per quanto ne sapeva Tom Kaulitz aveva fatto di tutto per farle perdere il controllo. Persino la sua coda di cavallo che solitamente era sempre in ordine adesso presentava una sgualcitura da un lato.
Alla fine della settimana Peter era arrivato a sapere la faccenda, ed aveva rimesso tutto apposto parlando con il manager del gruppo della ragazza la questione si era chiusa con l'intervento di un Peter Hoffman, arrabbiato e nel pieno delle sue vacanze in Australia.
Ciò significava che la sua promozione a Produttrice esecutiva, era stata messa in discussione.
Odiava quella situazione, in tutta la sua vita era stata addestrata a combattere ad alzarsi quando si cade, ma mai a competere con un ragazzino viziato che non fa altro che accoppiarsi.
Lei abituata ad avere il minimo controllo su tutto ora aveva perso anche quello.
Aveva lavorato una vita per raggiungere il suo scopo ed improvvisamente sembrava spazzato via da un ragazzino!.
Il nervosismo di quella mattina l'aveva fatta ritardare e nell'ascensore si era ritrovata con Carter, motivo che l'aveva portata in una fase di catalessi.
<<come va Kate?, Tutto bene con i ragazzi?..>>
Probabilmente in quella settimana Carter aveva deciso d'ignorare le notizie che circolavano nello studio e di concentrarsi sul suo lavoro, anche perché nessuno l'aveva visto in giro per giorni.
Kate aveva girato il viso di scatto provando a rispondere con veemenza, ma quando incontrò il suo sguardo nemmeno tutto il suo addestramento dal Caporal maggiore serviva a molto.
Si fece animo e coraggio e rispose gentile.
<<non proprio, è dovuto intervenire Peter per calmare la marea delle foto che circolavano su Tom.>>
L a voce non era più un dolce flebile fruscio, ma bensì un uragano di emozioni, tra cui disprezzo, rabbia e irritazione.
<<eh, sì, quel ragazzo è indomabile, non puoi farci proprio nulla.. >> L'ascensore suonava il piano d'arrivo e Carter la salutò con un 'Ciao', per poi dileguarsi nel suo ufficio.
Adesso il suo passo era lento, moscio, si dirigeva con calma verso l'ufficio salutando Tina con la mano, non era una giornata buona per lavorare, non si sentiva stanca ma bensì furiosa, e nell'esercito quando la rabbia si insinua nel tuo corpo l'unico modo per dileguarla e farla svaporare con movimenti lenti, prima o poi si sarebbe calmato.
Persino il caffè quella mattina era ''lento'', tutto sembra procedere ad un ritmo basso l'ascensore andava piano le segretarie lavoravano piano, tutto era calmo, piatto.
L'unico sollievo di quella giornata fu la chiamata di David che venne annunciata da Tina alle 12 e 45, non si dovevano incontrare per due o tre giorni, cosa voleva adesso?..
<<pronto?>>
La sua voce risultava priva di grinta, ma comunque curiosa.
<<ciao Kate, sono David volevo chiederti se verresti stasera in Hotel, ho un paio di cose da chiederti che preferirei discutere a voce, e non tramite un telefono.>>
David aveva usato la sua stessa tattica, infatti aveva parlato come una macchinetta.
<<certo David, verrò alle 18:00, così avrò tempo per sciacquarmi a casa e raggiungerti presto.>>
Chiusero quella chiamata alle 12 e 55, dopo aver parlato di varie faccende che riguardavano le interviste e le questioni dell'agenzia stampa.
Quando arrivò a casa erano le 16:05, sperava di ritornare prima ma Tina le aveva portato dei documenti da firmare, e quindi era rimasta a controllarli in ogni minimo dettaglio.
Stette 10 minuti sotto la doccia e riuscì persino a lavare i capelli, non che li avesse veramente sporchi, ma comunque preferiva sciacquarli. All'uscita dalla doccia asciugò i capelli e infine li racchiuse nella solita coda di cavallo, guardò per qualche secondo la sua immagine riflessa nello specchio, poi uscì dal bagno per vestirsi, non aveva molti abiti anzi non ne aveva affatto, erano tutti tailleur o neri o gessati, semplici e comodi.
Indossò un reggiseno sportivo nero e una camicia bianca che abbottonò fin sotto al collo, un pantalone nero e le solite scarpe da tennis nere, per rimanere comoda anche in quel caso.
Quando uscì da casa erano le 17:00 in punto, prese un taxi per arrivare in hotel e come da programma ci mise 55 minuti, ciò voleva dire che era in perfetto orario.
La luce elettrica dell'hotel illuminava tutta la strada e quando entrò un uomo gentile le aprì la porta, nella Hole David la salutò con un Buonasera cordiale per poi aspettare la risposta della ragazza.
<<buonasera David, spero di non essere in anticipo.>>
Mentire non era il suo forte, e sorridere nemmeno quindi si limitò ad arricciare leggermente le labbra in un ghigno alquanto mal riuscito.
<<vieni che ci aspettano in sala..>>
David le fece segno di seguirla e quando arrivarono nella sala quasi non cadde a terra stremata.
Carter Bild era seduto con un bicchiere di martini tra le mani e l'oliva penzolante nel bicchiere semivuoto.
Indossava una camicia celestina a striscioline grigie sbottonata ai primi due bottoni e un pantalone a completo, i capelli erano stati portati dietro con della gelatina e i suoi occhi erano ancora più belli sotto le luci panna del locale.
<<buonasera>> Disse non appena riuscì a riprendersi.
Si accomodarono al tavolo e David ordinò un martini anche per lei, per poi concentrarsi a parlare di lavoro.
Per quasi due ore aveva tenuto lo sguardo fisso sul portatile del manager per mostrargli le varie location per le foto dell'album, poi avevano fissato gli appuntamenti con Russell Jerrel , fotografo.
Per tutto quel tempo non aveva rialzato nemmeno per un attimo lo sguardo, tranne che per qualche occasione in cui David le parlava, Carter aveva d'dapprima discusso con Mike Rover e poi entrambi erano usciti a fumarsi una sigaretta assieme.
Quegli furono gli unici minuti in cui riuscì a respirare.
<<credo che faremo decidere ai ragazzi quale delle due location sia migliore per quanto mi riguarda preferirei quella in città, ma conoscendo i progetti di Bill preferirà sicuramente quella vicino il porto.>>.
Alla fine della serata avevano riorganizzato tutto e David finalmente poté rilassarsi sorseggiando del whisky, Kate rimise tutti i suoi strumenti nella borsa e poi si alzò per salutare tutti.
<<bene, credo sia arrivato il momento di andare, mi sembra sia tutto in ordine.>>
<<kate, non dire sciocchezze, rimani tra un po' ceneremo e sarebbe carino se rimanessi assieme a noi, promettiamo di non fare tardi e poi Carter potrà riaccompagnarti a casa senza riprendere uno di quei taxi..>>
David intervenne tempestivamente giocando con gli sguardi di Kate e Carter.
<<certo, dai Kate non ci saranno problemi per il ritorno, rilassati per un po'.>>
Carter le sorrise per rassicurarla e infine le fece segno di riaccomodarsi.
<<e poi tra qualche secondo ci raggiungeranno i ragazzi, così potremmo conoscerci un po' di più.. >> David sapeva come giocare le sue carte, sapeva del disprezzo che correva tra il chitarrista e la mora, così si era trattenuto da dirlo prima che potesse accettare.
Quando andarono nella sala ristorante Kate si sedette al fianco di Georg con cui aveva parlato per lungo tempo delle partite di football dei Red Angeles, squadra che il padre le aveva insegnato ad amare, e che Georg aveva apprezzato in quelle due settimane.
Per fortuna Tom non accennava a scendere, cosa che era meglio se si sarebbe verificata il più tardi possibile.
<<ciao Kate, tutto bene?>> Quando la voce dolce di Bill raggiunse la ragazza si accorse di averlo alle spalle.
<<salve Bill, certo, ti ringrazio per avermelo chiesto, spero che anche per te vada tutto bene..>>
Cercò di apparire gentile, cosa che non era molto abituata a fare, ma visto i risultati che Tina otteneva con tutti, si domandava se avrebbe funzionato anche con lei.
<<oh, cosa sono tutte queste formalità.>> Le sorrise divertito Bill.
Per quanto strano potesse apparire tutti l tavolo credevano di ritrovare una Kate più gentile forse addirittura più 'umana'.
Purtroppo tutte le loro speranze di poterla vedere in quella nuova veste non durarono molto.
<<buonasera gente.>>
La sua voce grave fece girare i volti di tutti i presenti e in pochi secondi gli occhi congelanti di Kate incrociarono quelli marroni e caldi del ragazzo, che a sua volta fece spuntare sul volto un espressione inorridita e disturbata.
<<tom, cavallo pazzo.>> La voce di Carter lo richiamò per salutarsi.
I due si abbracciarono come due amici di vecchia data, persino Carter aveva abbandonato l'aria da perfetto Produttore e indossato una veste più comoda e scherzosa.
Quando finalmente furono seduti a tavola Tom si appurò a prendere il posto più distante da quello della ragazza, che tra tutte le presenza della serata era quella che più non sopportava.
Chissà perché il suo odio verso quella ragazza aumentava a dismisura ogni qual volta la vedeva, forse erano i suoi occhi così freddi, oppure quel viso uguale ad una maschera in porcellana, inespressiva e biancastra, talvolta addirittura intimidatoria.
Continuava ad osservarla in ogni dettaglio, di sicuro non era femminile, tutt'altro, quella camicia che aveva abbottonato fino al collo nascondevano ogni strato di pelle, e quella coda da cavallo mostrava in lei solo il viso di un Sergente. Tra tutte le domande che gli erano sorte quella che continuava ad assillarlo era chiedersi se le sue ciglia sbattevano?..
Rimase fisso qualche secondo cercando di scrutare i più piccoli movimenti dei muscoli facciali, ma nulla.
Poi ad un tratto i suoi occhi si chiusero, fu uno scatto veloce ma lui fu abbastanza scaltro da notarlo, tutti avevano ordinato cibi speziati con salsine, quando arrivò alla sua ordinazione lei confermò la bistecca al sangue.
Cosa che fece voltare la maggior parte dei presenti, che stupiti si aspettavano dell'insalata con salsine.
Per l'ora che scorse, si ritrovò a parlare per qualche strana ragione con Bill di magliette da donna, mentre nella mente immaginava il robot che era al tavolo con un completino intimo in pizzo rosso, sorrise ai movimenti meccanici che avrebbe potuto fare.
Mentre i suoi pensieri venivano interrotti dai discorsi di Carter uno sguardo continuava a girare impacciato.
<<come è possibile che preferisci New York a Los Angeles, bisogna avere fegato amico mio.>>
Carter aveva iniziato a discutere sulle città in cui la Universal l'aveva sbattuto anno dopo anno, e David di come si trovasse male a Los Angeles, forse era per le temperature, per quel caldo che ti appiccicava ogni indumento o materiale esistente, per uomini come lui cresciuti nella fredda Germania trasferirsi in città eccessivamente calde e afose come Los Angeles era una distruzione corporale.
<<tu che ne pensi Kate?>>
Il cuore fece una breve capovolta per poi ritornare al suo posto per quello che alla mora era sembrato il giro del mondo, Carter che fino a quel momento non si era minimamente accorto della sua presenza le stava chiedendo un parere, si bloccò istintivamente e per un breve ma intenso secondo le sue guance ebbero una tonalità rosea, che nessuno percepì a parte lo sguardo che per tutta la cena le aveva fatto da ombra.
Riconnesse il cervello e piano piano rispose.
<<per quanto Los Angeles sia una bella città, io sono cresciuta in una cittadina dell'Ohayo dove il freddo è di casa, quindi non mi dispiacerebbe New York come preferenza. Almeno lì le stagioni sono percepibili.>> Concluse fissando David e aspettando un'esclamazione che non tardò a meravigliare i timpani dei presenti.
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata e persino Kate mosse un labbro, che però si trasmutò in una smorfia, assieme a lei qualcun altro era intento a fissare incredulo e arricciare leggermente le labbra.
Il moro seduto accanto a Bill aveva inquadrato bene la scenetta, Il duro Colonnello Katherine Spring aveva una tremenda cotta per il suo collega di lavoro Carter Bild.
Quella era una delle migliori occasioni che il destino aveva deciso di fornirgli e nemmeno per 1 milione di dollari avrebbe rinunciato a ciò che più desiderava compiere : LA VENDETTA.
Quella da lui programmata assieme alla biondina non aveva funzionato la sua armi subdole avevano fermato il gioco tanto da farlo mettere in cattiva luce con Chantelle, che aveva battuto la ritirata dopo 4 foto spaparazzate sui giornali, ora però un piatto d'argento sfilava davanti i suoi occhi una delle possibilità più grandi, e non perse affatto tempo a prenderla.
<<come sempre non ti smentisci mai vecchio volpone.>>
Dopo varie battutine che i ragazzi si scambiarono, alcuni di loro uscirono nell'atrio dell'hotel per poter fumare una sigaretta, mentre madre natura richiamava Kate nel bagno delle signore.
Si mosse veloce per raggiungere il primo bagno libero, passò più di due minuti per ripulire la seditoia del W.C. e poi con difficoltà e cercando di mettere a frutto i suoi addestramenti nei corpi speciale riuscì addirittura a non avere un contatto con la porcellana.
La missione era compiuta e una volta uscita dalla camera del bagno si accorò che la sua figura fosse perfetta come sempre e in ordine, sciacquò le mani e le asciugò con un fazzolettino disinfettante.
Uscita dal bagno richiuse la porta alle sue spalle e si incamminò verso la scalinata che conducevano verso la sala del ristorante.
<<kate, scusami…>> Una voce la fece voltare per far sì che la guardasse.
Dopo essersi appurato di aver attirato l'attenzione della mora, continuò, <<..so che non è stato un grande inizio tra di noi, ma spero di poter recuperare, sai ho visto come guardavi Carter.>> Il suo viso adesso aveva uno di quei sorrisi sornioni, che Kate non si fece scrupoli a far scomparire.
<<non capisco a cosa alludi, e poi io sono Katherine, non Kate!>> Puntualizzò quell'ultimo punto continuando a tenere lo sguardo fisso negli occhi del ragazzo, come credeva lui di poter anche solo sfidarla in quel campo di battaglia, lei aveva un esercito potente, lui era un semplice misero uomo, come sperava di vincere, in quella lotta di sguardi ingannatori?.
Mentalmente si era già preparato al fatto che avrebbe negato tutto, ma non aveva calcolato un piccolo dettaglio Tom era tanto ostinato quanto lei.
<<bene Katherine, non credi sia assurdo negare l'evidenza?, sei una donna intelligente, quanto astuta ma con gl'uomini non hai molto successo, ed io potrei darti una mano…>> Katherine provò ad interromperlo ma Tom riprese velocemente la parola.<<dai guardati sembri un soldato non hai un minimo di femminilità, ma col mio aiuto potresti avere Carter, non è forse il tuo LUI?>>
Sapeva benissimo come usare le parole, per quanto 'Robot' la moretta potesse essere, era comunque una donna e lui aveva una lunga esperienza in quel campo.
<<non dire assurdità, io sono felice con il mio uomo e non ho bisogno né di Carte né tanto meno di te che mi aiuti.>>
Era offesa, quel ragazzino le aveva appena aperto una ferita troppo grande perché il suo allenamento lo potesse lenire o sopportare, ma se c'era una lezione che da piccola aveva assimilato bene riguardava la debolezza. Mai far vedere il proprio punto debole.
<<.. E comunque tu cosa ci guadagneresti in tutto ciò?>>
Si era mossa per andare via, ma poi si era fermata.
<<tu non sopporti le mie marachelle, e se avessi un motivo che mi tenesse occupato dal farle probabilmente non distruggerei la tua casella vocale. Non credi sia un ottimo accordo?>>
Kate aveva abbandonato quel conversazione senza degnarlo di una risposta, come si permetteva quel ragazzino a infastidirla così tanto su un argomento tanto delicato?
Di lui -come di tutti- non poteva fidarsi.
Erano oramai le 2.00 e nonostante avesse bevuto già 2 camomille non accennava ad addormentarsi, continuava rigirarsi nel letto.
In tutta la sua vita solamente un'altra volta era rimasta sveglia per ora, ed era accaduto quando il fratellino Carl per punizione era rimasto per una notte intera fuori casa. Ora mentre continuava a sentire le parole assillanti del moretto, come dei tamburi africani che battono e anche dopo averli sentiti risuonano nella mente.
Nonostante lo odiasse tanto le sue parole erano esatte, non aveva molto successo con gl'uomini e non poteva di certo dire di essere miss femminilità.
ed ecco fresco fresco un nuovo capitolo..
tutto per voi..