I get down on you

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OfeliaMillet
view post Posted on 22/5/2011, 00:37




Mh...è notte, mi sto maledicendo per non essere uscita [ma stasera la depressione asociale mi aveva colpita e proprio non ce la facevo a varcare la porta di casa] quindi ho pensato di passare un po' il tempo pubblicando la mia Fanfiction anche su questo sito sperando che sia letta da qualcuno ^ ^

Premetto che è la mia prima fanfiction su questo fandom (ne ho scritte altre ma con altri soggetti) e quindi bo, siate clementi se potete! :pat:

ah si, e i commenti/critiche sono ben accetti e adorati e amati e via dicendo xD
detto questo...posto!

I get down on you



Primo capitolo: Sorridi


Tokio Hotel...Ma che cazzo di nome era quello?
Anthea arricciò il naso continuando a scrutare i due gemelli, membri della band dal nome discutibile che, con i loro sguardi ammiccanti, sembrava volessero portarsi a letto il malcapitato obbiettivo della macchina fotografica.
Non riusciva a capire come quei due riuscissero a mandare in tilt gli ormoni di un così gran numero di donne, certo doveva ammettere che erano tutto fuorché orribili, ma trovava insensato tutto quel fanatismo e quell'adorazione per due semplici ragazzi.
Chiuse il giornale per poi voltarsi verso l'ingresso dell'appartamento.
-Miriam, ci sono quei cosi Hotel sul giornale...vuoi che te lo metta da parte?-
Un rumore sordo seguito da un'imprecazione epica la fecero iniziare a ridere
-Guarda Miri che non sono qua in carne ed ossa, non serve che ti spezzi il collo-
-Aspetta arrivo!-
Dopo qualche secondo una ragazzina con un'ondata di riccioli color ebano arrivò in cucina zoppicando e con un sorriso eccitato.
-Molla il giornale!-
Anthea sbuffò per poi lanciarle il giornale in grembo -Devi ancora spiegarmi che ci trovi in questi due...-
Miriam si lanciò sul divano con la rivista fra le mani guardando avidamente il servizio fotografico -Guarda che i Tokio Hotel sono quattro, questi sono solo Bill e Tom- Rispose saccente alla sorella maggiore -E poi...Dio, non sono magnifici?-
Anthea alzò un sopracciglio -Il mondo è bello perché è vario e a me quei cosi non piacciono un granché...-
-Smettlila di chiamarli cosi!-
La piccola riccia alzò lo sguardo dalle foto dei suoi idoli per fulminare la sorella -E guarda di non fare tanto l'altezzosa perché ti ho vista ieri mentre canticchiavi " Dogs Unleashed " con sculettamento annesso!-
-Ma che stai dicendo?- La ragazza si girò verso il piano cottura per versarsi del caffè in una tazza.
-Inutile che fai finta di nulla dato che ti ho beccata in pieno!- Miriam sogghignò
-Ah, bella bionda, non si può sfuggire a questi pezzi di manzo!-
Anthea iniziò a ridere -Pezzi di cosa? Miri sei un'arrapata..sei solo papà ti sentisse capirebbe che non sono io la pervertita di casa!-
La sorellina le rispose tirando fuori la lingua e facendole il verso per poi continuare a leggere la sua rivista.

-Cosa dovrei sentire?- Un uomo brizzolato entrò nella stanza sorridendo per poi avvicinarsi alla più piccola delle figlie e stamparle un bacio sulla fronte.
-Niente pà, è solo Anthea che rompe- La ragazza scosse una mano con sufficienza facendo ridere sonoramente.
-Papà, ora che mi viene in mente...- La riccia guardò l'uomo con gli occhi luccicanti -Ho un piccolo favore da chiederti-
-Sentiamo...- L'uomo si accomodò sul divano guardando la figlia.
-Ecco, domani è il compleanno di Brigitte e avevamo pensato di andare tutti al Tresor...- Miriam guardò il padre speranzosa.
Sapeva che con qualche moina avrebbe ceduto facilmente; era la più piccola di casa e per questo viziata e coccolata dall'uomo che l'adorava in modo smodato.

-Non lo so Miri...che posto sarebbe?-
-Ecco...è una discoteca ma non pensare subito male perchè sono tutti miei coetanei lì dentro...il più grande avrà 16 anni ed è molto controllato quindi non ci sono persone pericolose...- Si guardò un po' intorno, in cerca di aiuto, e trovò la sorella che la fissava appoggiata al bancone della cucina -Ci lavora Anthe lì, chiedilo a lei, pà...-
Anthea a quella descrizione inverosimile del locale sgranò gli occhi guardando la sorella che cercava di ingraziare la fiducia del padre.
La bionda sapeva bene che il Tresor non era posto per una ragazzina di 14 anni e di certo non era così sicuro e raccomandabile come la piccola manipolatrice stava raccontando.
-Miriam, non mi fido delle discoteche, sei troppo piccola per quei posti...-
La riccia guardò il padre delusa, non poteva non andare a quella festa, Brigitte era la più popolare della scuola e lei aveva avuto l'onore di essere invitata, che figura ci avrebbe fatto se si fosse sparsa la voce in giro che suo padre non le aveva dato il permesso?

-Ma papà! Anthea ha iniziato prima di me ad andare in discoteca!-
-Lo so piccola, ma i tempi sono cambiati e non mi fido delle persone che potresti incontrare in quel posto-
-Dai pà, per favore!- Unì le mani per pregarlo guardandolo con gli occhi lucidi -Laverò i piatti per una settimana e metterò in ordine la camera, ti prego!!-
L'uomo la guardò dubbioso per poi voltarsi verso la figlia maggiore che guardava la scena divertita.
-E va bene però- Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza gli saltò in collo esultando -Grazie!-
-Ok ok, sei felice ma fammi finire, per piacere-
La ragazzina si immobilizzò a guardarlo con un sorriso sulla faccia che si estendeva da orecchio a orecchio.
-Io non mi fido a mandarti da sola là dentro quindi, se Anthea quella sera lavora, ti chiedo di andare con lei...-
La bionda, soffocata dal caffè appena ingerito, iniziò a tossire rumorosamente mentre sua sorella si avvicinava a lei saltellando -Anthe, ti prego ti prego ti prego ti prego!-

-Ma siete tutti matti? Io dovrei andare al Tresor con questa mocciosetta e fare da baby-sitter ad un gruppo di adolescenti imbufaliti?- Sgranò gli occhi verso il padre -No, grazie, rinuncio volentieri e poi domani sera è la mia serata libera-
Si girò verso il bancone e mise la tazza, ormai vuota, nel lavandino.
-Dai Anthe, ti prometto che starò buona buona e quando vorrai andare via non farò storie, per favore!- Buttò le braccia attorno al collo della sorella -E poi, se non vuoi portarmi dico a tutti che ti piacciono i Tokio Hotel!-

La risata del padre rieccheggiò nella stanza -No, Anthea...ti sei fissata pure tu?- Guardò divertito la figlia maggiore che, imbarazzata, scuoteva la testa vigorosamente - Non mi piacciono quei cosi!-
-Allora se non vuoi rovinarti la reputazione portami al Tresor!-
La riccia, ancora aggrappata al collo della sorella la guardò maligna e continuò il suo discorso -So la tua password di Facebook e sai che colpo sarebbe per i tuoi amici vedere che condividi foto e video di quei "cosi"?- Marcò l'ultima parola sogghignando mentre lo sguardo della bionda si riempiva di odio puro.
-E va bene, brutta stronza, ti ci porto al Tresor -
Un urlo assordante sfondò l'orecchio di Anthea facendole strizzare gli occhi dal fastidio.

-Dio ci divertiremo un sacco!- Miriam iniziò a sbattere le mani e a saltellare per tutta la casa mentre la sorella era rimasta immobile nella cucina -Ci divertiremo un sacco- Fece il verso alla sorella per poi fulminare il padre - Ti avverto: questa me la pagherai molto cara-

***



Era Sabato 14 Maggio e la temperatura berlinese raggiungeva tranquillamente i 24 gradi mentre il sole illuminava la città facendo bocheggiare i suoi abitanti non abituati a quel clima.
Anthea, appena uscita dall'università, si sdraiò su una panchina per godersi quell'atipico caldo primaverile che investiva la capitale berlinese.
Adorava quelle giornate calde e, avere il sole che le riscaldava tiepidamente la pelle, le faceva venire in mente la sua vecchia vita e la sua adorata Italia.
Ricordava ancora l'odore di salsedine che impregnava i suoi capelli dopo una giornata passata al mare, la sabbia che si infilava in ogni punto del costume e sua madre che pur di portare la sua bambina in spiaggia si muniva di mascherina e foulard e camminava a testa alta sulla riva, sfidando gli sguardi compassionevoli dei bagnanti.
Le mancava tremendamente l'Italia e il suo mare ma mai quanto la presenza di sua madre.
Era sempre vissuta con lei, quella donna forte e sempre di buon umore che riusciva a mostrare il suo splendido sorriso anche negli ultimi giorni della sua vita.
Leucemia linfoblastica acuta, solo il nome metteva paura ma Cinzia sorrideva inforcando la sua mascherina e creando assurde acconciture con foulard di tutti i colori.

" Anthea, fammi un sorriso, non fare quel faccino triste perchè quando le labbra si distendono i problemi diventano piccoli piccoli e persino le malattie si impauriscono di fronte al più splendido dei sorrisi "

Le ripeteva quella frase ogni giorno finchè, una mattina di Dicembre le sue labbra si distesero in un sorriso rilassato ed eterno. Era troppo debole, aveva lottato ma non era servito e così Anthea si ritrovò con un biglietto di sola andata, destinazione Germania per andare a vivere col padre di cui aveva un ricordo vago dato che, dopo che i suoi avevano divorziato lui aveva accettato un lavoro nella capitale tedesca, sua citta natale.

Arrivata nell'enorme aereoporto della capitale tedesca la sua nuova " famiglia " l'aspettava con un'enorme cartello con su scritto il suo nome e, in quel momento, ringraziò mentalmente la madre per averle insegnato il tedesco fin da quando era piccola se no poteva pure impiccarsi dato che quei personaggi, con cui avrebbe dovuto vivere, non riuscivano nemmeno a pronunciare un semplice " ciao " in italiano.

Era partita dall'Italia portandosi dietro solo una valigia mezza vuota lasciando sulla penisola ogni emozione e ricordo doloroso con la certezza che, salita su quell'aereo, avrebbe abbandonato anche la sua capacità di sorridere e, infatti, appena vide quell'uomo biondo e rigido, che nemmeno sotto tortura avrebbe chiamato papà, e la sua avvenente moglie, sentì la voglia di possedere un mantello dell'invisibilità per scappare via e rannicchiarsi in un angolino buio per il resto dei suoi giorni.

A quel breve e doloroso flashback, Anthea sospirò guardando quella parola italiana tatuata sul suo esile polso e sorrise ricordandosi il momento in cui chiese il permesso per imprimere quella scritta sotto la pelle.

Non era passato nemmeno un mese dal suo arrivo nella capitale tedesca e, una sera, dopo aver messo davanti a suo padre il faticato 1,1 preso a storia dell'arte si sedette silenziosamente a tavola aspettando il momento opportuno per chiedergli il permesso per farsi quel maledetto tatuaggio.
Se avesse usato le parole giuste forse sarebbe riuscita nel suo intento.
La sua nuova, e tanto temuta, famiglia berlinese non era così male come si era sempre immaginata e, suo padre e Annette cercavano in ogni modo di rendere la sua nuova vita tedesca più tranquilla e serena possibile.

Annette, la moglie di suo padre, era una donna veramente affascinante dalle curve generose e i lineamenti mediterranei- pur essendo al 100% tedesca- e un sorriso gentile era sempre stampato sulle sue labbra; perfino suo padre, l'avvocato Conrad Weber, pur essendo abbastanza rigido e poco incline a manifestazione affettuose era terribilmente gentile e accondiscendente con la figlia, forse più per la pena che provava per lei o per i sensi di colpa per averla abandonata quando non aveva ancora compiuto due anni ma questo ad Anthea non interessava molto, sapeva di essere nata da un "incidente" di percorso
la piccola persona che l'aveva colpita di più in quel nucleo familiare era Miriam, uno scricciolo di sei anni pieno di boccoli, che riusciva a metterla di buon'umore in ogni situazione grazie alla sua tenera goffaggine.

Scrutò i volti delle tre persone sedute attorno alla tavola, intenti a mangiare quelli che loro definivano spaghetti al pomodoro ma che lei preferiva chiamare " vermi giganti al ketchup ". Un terribile rifacimento del primo piatto preferito da sua madre che Anthea doveva pure far finta di trovare squisito per non fare un dispiacere alla povera Annette.
Prese un gran respiro e facendosi un pò di coraggio si alzò dalla sedia.
-Io mi faccio un tatuaggio- Lo sguardo della piccola bionda si posò su quello del padre che si era immobilizzato con la forchetta a mezz'aria.
-Piccola ma...hai tredici anni e potresti pentirtene, aspetta qualche anno- Annette, la moglie di suo padre la guardò comprensiva, carezzandole la testa -C'è un tempo per tutto, fra qualche anno forse sarai più matura e potremmo riparlarne-
-Io voglio un tatuaggio- Anthea fissò insistentemente l'uomo che, abbandonata l'idea di cenare in modo tranquillo, posò la forchetta nel suo piatto e sospirò -Sentiamo, cosa vorresti farti tatuare?-
-Voglio una scritta...una parola semplice, in italiano proprio qui- Indicò il piccolo polso destro -Voglio ricordarmi la mamma, voglio tatuarmi quello ch mi diceva sempre, la voglio vicino a me e quindi iovoglio il tatuaggio-
A quelle parole Annette si girò verso il marito sospirando.
-Che è? Lo voglio pure io il tatuaggio mamma!- Miriam dondolava sulla sua sedia sbattendo una barbie sul tavolo -Si, lo voglio anche io, Anthe...lo facciamo insieme? Io voglio farmi una farfalla rossa rossa sulla guancia!- Gli occhioni color cioccolato della piccola si puntarono sulla sorellastra che, a quelle parole, sorrise intenerita -No, Miri io sono più grande e lo faccio per la mia mamma-
-Anche io lo faccio per mamma!- La riccioluta si voltò verso la madre che in quel momento era impegnata a discutere sottovoce col marito -Mamy, ti piacciono le farfalle vero??-
La donna, richiamata dalla bambina, sorrise scuotendo il capo per poi guardare Anthea -Allora va bene ma sai che un tatuaggio non è il modo migliore per ricordarla...-
La bionda le sorrise scuotendo la testa in modo affermativo -Grazie-
Così, grazie all'intercedere della moglie di suo padre, pochi giorni dopo la parola " Sorridi " era incisa in piccole lettere corsive sul suo polso.

Era stato un gesto avventato, impulsivo e abbastanza puerile ma, pur essendo passati otto anni, guardando quella scritta non poteva fare a meno di sorridere.
Il rumore della suoneria del suo telefono la risvegliò da quel piccolo angolo fatto di ricordi, riportandola alla realtà.
-Pronto?-
-Anthe, dove sei???- La voce isterica della sorella le penetrò l'orecchio -Sono già le sei e dobbiamo cenare in fretta perchè alle dieci dobbiamo essere davanti alla discoteca!-
Miriam non si smentiva mai, il suo nervosismo era una malattia patologica senza cura -Miriam, calmati...mancano ancora un sacco di ore e abbiamo tutto il tempo per cenare con calma e aarrivare là in perfetto orario-
-No...Anthe io devo decidere cosa mettermi, farmi i capelli e infine truccarmi...-
-Non so se lo sai ma quattro ore per fare queste due o tre cose sono tantissime- La bionda rise immaginando la sorella davanti all'armadio nel panico più completo.
-No, cara la mia sorellina io stasera devo essere almeno guardabile e ho bisogno di tutto il tempo di questo mondo per rendermi presentabile quindi muoviti, ti prego!-
-Ok, tranquilla, fra dieci minuti sono lì- Staccò la chiamata sospirando e pensando che, se alla fine di quella serata, Miriam non le avesse fatto una statua l'avrebbe strozzata con le sue stesse mani.
Ah, l'amore fraterno non ha proprio limiti!




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OfeliaMillet
view post Posted on 25/5/2011, 15:16






Secondo capitolo:"Fratellino, dai che ti movimento un po' la serata"

Anthea, fasciata da un asciugamano, si affacciò nella stanza della sorella dove sembrava fosse appena scoppiata una bomba atomica -Ma che diavolo è successo qua dentro?-
La riccia guardò la sorella di traverso -Anthe, sono orribile, non ho niente di decente nell'armadio!-

-Mi sembra ovvio non ci sia niente dentro l'armadio visto che hai buttato tutto sul pavimento e poi non dire eresie che sei bellissima-
-No, tu sei bellissima con le tue gambe grissino, gli occhi blu e i capelli biondi...sei più tedesca e bella di me, io sembro una balenottera arenata e non è giusto!-
La bionda iniziò a ridere per gli assurdi complessi della riccia.
E pensare che lei invidiava alla piccola quegli occhi color cioccolata e le sue forme mediterranee.
-Guarda che fra qualche anno capirai che quelle forme sono una benedizione dal cielo-
-Certo, grazie Gesù per avermi fatto due ciambelle al posto dei fianchi, ti voglio proprio un sacco di bene!-
La riccia alzò la testa verso il soffitto parlando in modo sarcastico e con una punta di disperazione.

Anthea sollevo un sopracciglio -Non capisci niente...dai, controlliamo cosa c'è sotto questa valanga di vestiti-
Si inginocchiò a terra iniziando a mettere in ordine gli abiti sparsi sul pavimento -Questa gonna mi piace...- Sollevò una minigonna nera a pieghe, sventolandola davanti agli occhi della sorella che la guardava contrariata -Io quella non la metto proprio-
-Dai provala e...- Tirò fuori dal mucchio di vestiti la spallina di una cannottiera bianca a righe sottili color giallo ocra -Metti pure questa veloce così dopo ti posso truccare e sistemare i capelli-
Il viso di Miriam si illuminò in un sorriso a trentadue denti -Mi trucchi tu?-
-Certo che ti trucco io-
Anthea fece spalluce e rispose con ovvietà alla sorella che, a quella risposta, iniziò a saltellare per la stanza cercando di mettersi velocemente i vestiti.
-Ok, cerca di non ucciderti però- La bionda iniziò a ridere per l'esuberanza della riccia.
-Vado a cambiarmi pure io-
Si alzò dal pavimento avvicinandosi alla porta dela stanza -Fra dieci minuti ti aspetto in camera per il restauro- Le strizzò l'occhio e uscì dalla stanza sentendo la riccia urlarle un "Ti voglio bene,Anthe", che piccola ruffiana!

Dopo aver dedicato mezz'ora al trucco della sorella, si passò sulle labbra la matita rossa e si mise una maglia bianca, di quelle larghe e lunghe a maniche corte, si infilò gli shorts di jeans e i suoi immancabili stivali neri per poi farsi trascinare fino alla macchina da Miriam che non stava più nella pelle per la curiosità di vedere, per la prima volta, come era fatta una vera discoteca.

***



-Tom non è che stasera possiamo rimanere semplicemente a casa a guardare un film?-
Un ragazzo dai capelli corvini osservava il fratello che, davanti allo specchio, si infilava una felpa bianca di cinque misure più grande della sua taglia.
-Bill, sei uno strazio- Si guardò attentamente allo specchio e, soddisfatto della sua misè, si voltò verso il fratello che, seduto sul letto con le gambe accavallate, lo guardava con aria svogliata.

-Una sera in cui possiamo svagarci e divertirci un po' vuoi restare chiuso in casa?-
-Proprio perchè abbiamo poche sere per svagarci trovo stupido rintanarci nella zona V.I.P. di una stupida discoteca...non ha veramente senso!-
Tom si mise le mani sui suoi cornrows con la voglia di strapparseli uno per uno -Dai, sono riuscito anche a convincere Gus, non puoi fare storie!-
Bill sbuffò sonoramente -Ma non ho voglia, tanto so già che mi annoierò a morte!-

-Sei tu che vuoi annoiarti, caro il mio svogliato fratellino, se vuoi posso insegnarti io a movimentarti la serata-
Gli strizzò l'occhio sorridendo mentre l'altro lo guardava con la bocca spalancata -Non abbiamo la stessa concezione di divertimento, Tomi-
-Come vuoi, cercavo solo di essere gentile...-
Scrollò le spalle lanciandosi a peso morto sulla parte destra del letto.
-Oh, che gentile, volevi donarmi una delle tue groupies tutte tette e senza cervello!- Sorrise sarcastico al fratello -Mi sento proprio onorato da cotanta generosità!-
-Dovresti!- Tom non fece a tempo ad accendersi una sigaretta che il fratello gliela sfilò di bocca con nonchalance.
-Mh...parlami di questa discoteca allora-
Ispirò un' abbondante dose di nicotina -Cos'ha di così speciale?-
-Per prima cosa è qua nel centro di Berlino...e tu sai come sono fighe le discoteche qua...- Si impossessò della sua sigaretta aspirando distrattamente -Poi la zona V.I.P. è enorme e ben protetta ma la cosa fondamentale di questo posto è che ci sono delle gabbie!- Marcò l'ultima parola assumendo uno sguardo sognante -Ho sempre sognato di farmi una nelle gabbie!-
Bill iniziò a ridere per l'espressione trasognata del fratello.
-E con la storia delle gabbie avresti convinto Gus?-
-Certo che no, gli ho detto che ero già riuscito a convincere te!- Rispose con ovvietà scrollando le spalle.
-Ma sei un pezzente!-
-Preferisco definirmi scaltro- Sorrise al fratello sbuffando una nuvoletta di fumo denso -Allora, andiamo?-

Il moro si torturò il labbro inferiore pensando a qualsiasi modo possibile per evitare quella serata quando tutto ad un tratto, il volto del manager apparve nella sua mente, illuminandolo -E David che ha detto?-
Ormai era fatta, David non acconsente molto facilmente alle richieste del chitarrista e Bill già si prospettava la sua serata perfetta ad oziare davanti alla televisione.
-David ha detto che se non bevevamo come spugne potevamo andare!-
A quella risposta il castellino di sabbia del cantante precipitò in infiniti pezzi, non aveva scelta ormai, doveva alzarsi da quel materasso comodo, togliersi la tuta di dosso e rendersi almeno presentabile.
-Ok...vado a prepararmi allora-
Si alzò sconsolato dl letto del fratello ciondolando come un bradipo verso il bagno.
-Bravo fratellino!-

***



Anthea lavorava al Tresor già da qualche mese e, arrivata al locale si abbarbicò al bancone salutando il suo collega, e fidato amico, Mark mentre con un occhio vigile osservava la sorella divertirsi con i compagni di scuola.

Buttò giù l'ultimo sorso del suo drink per poi poggiarlo sul bancone di fianco a lei quando un braccio le avvolse la vita.
Si girò verso il possessore di quell'arto che le sorrideva ammiccante con un alcolico in mano.

Quei lineamenti le erano stranamente familiari ma non riusciva a ricordare dove potesse aver già visto quel gigante in abiti oversize.
-Hey, bel culetto che combini qua tutta da sola?-
Anthea sollevò un sopracciglio squadrando il ragazzo che continuava a farle una radiografia completa stuzzicandosi il piercing che aveva al labbro.
-Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Le sussurrò quelle parole avvicinandosi al suo orecchio.
-No, mi mostro indifferente per farti smammare ma a quanto pare non sta funzionando-
Odiava i provoloni del sabato sera soprattutto quando era sola e non aveva modo di sottrarsi a loro.
-Che ci vuoi fare, mi piacciono le prede difficili- Le lanciò un nuovo sguardo ammiccante per poi finire il drink che aveva in mano.
-Prede? Ma pensi di essere nella savana?-
Il ragazzo rise scuotendo la testa -Lo so che fremi dalla voglia di ballare con me quindi che ne dici di far finta di aver superato la fase del corteggiamento e andare dritti al punto?-
-Scusami?-
Anthea era a dir poco shockata, se quel ragazzo si fosse presentato in modo diverso forse gli avrebbe pure dato una chance ma quello era un vero e proprio buzzurro impertinente.
-Senti, ghetto-boy, io sono qua a sorvegliare mia sorella e non ho tempo per stare dietro a te in questo momento-
Il ragazzo iniziò a ridere
-Ghetto-boy? Questo soprannome non l'avevo mai sentito...e dire che me ne hanno dati diversi eh-
Poggiò il bicchiere sul bancone scrutando meglio la ragazza -Dalla tua espressione intuisco che non hai la minima idea di chi io sia, vero?-
-Dovrei?-
Il ragazzo sembrò ragionarci su, un'idea malsana gli balenò nella testa facendolo sogghignare -Mi chiamo Bill, Bill Kaulitz...piacere-
Allungò la mano destra osservando le reazioni della ragazza che, dopo aver sentito quel nome, assottigliò leggermente le palpebre arricciando le labbra in modo decisamente buffo.
-Io sono Anthea- Gli strinse la mano continuando a scervellarsi finchè non le venne in mente la squinternata di sua sorella e quel gruppo di esaltati a cui andava a presso :Bill kaulitz era uno dei gemelli Kaulitz degli stramaledetti Tokio Hotel, ecco risolto l'enigma!
-Tokio Hotel, vero?- Guardò più attentamente il ragazzo che le sorrise sereno accucciando il capo.
-Esatto!- Bill, o per essere più esatti Tom, si meravigliò della facilità con cui quella ragazza era abboccata al suo stupido giochetto, pensava che non ci sarebbe mai cascata dato che in Germania persino le ottantenni conoscevano almeno la faccia del frontman della band!
-Allora, che ne dici di venire a ballare?-
La mano del ragazzo scivolò leggera sul fondoschiena della bionda che, a quella mossa, si immobilizzò sgranando gli occhi.
-Ma...che cazzo pensi di fare?-
Puntò lo sguardo in quegli occhi nocciola che la stavano guardando maliziosi mentre quella mano sembrava aver preso dimora fissa sui suoi shorts.
Si allontanò da quella presa voltandosi direttamente verso il ragazzo -Senti, potresti pure essere Giulio Cesare per quello che può importarmi ma...ma no, così non si fa! E...eccheccazzo!-

Tom si trattenne dal scoppiargli a ridere in faccia, provava un pò di dispiacere per come si stava facendo scappare quella bionda ma il divertimento che aveva previsto per la serata lo avrebbe di sicuro ripagato di una mancata limonata.
Afferrò i fianchi della ragazza avvicinandola a sè
-Piccola so che questo giochino ti sta eccitando, non si può dire di no a Bill Kaulitz- Si morse il labbrò inferiore per trattenere una risata quando le sue mani si appropiarono del fondoschiena della bionda stringendolo con possesso -Ti aspetto nella zona V.I.P-
Si allontanò da lei lasciandole sul volto una smorfia di rabbia...Quella serata si stava dimostrando davvero troppo divertente.

***



Cretino di un Bill Kaulitz!
Anthea non fece a tempo a molargli un sonoro schiaffone che il ragazzo si scansò da lei con un saltello per poi allontanarsi con la sua camminata da scimmia e quel sorrisino da decerebrato.
La bionda si passò una mano fra i capelli sbuffando sonoramente. Sentiva la rabbia bollirgli nel cervello, non si era mai permesso nessuno di trattarla così, di toccarla a quel modo!
Quando vide la figura del ragazzo scomparire dietro ad un portone, sicuramente quello che divideva l'elite dalla plebe, si sentì leggermente sollevata ma, anche se una vocina nel suo cervello le diceva di stare buona e ferma, il suo istinto le urlava a gran voce di fare qualcosa, qualsiasi cosa per sfogare un po' la rabbia che stava compromettendo il suo sistema nervoso e per non farla passare liscia a quel bradipo con le treccine.

Fissò ancora qualche secondo il portone della zona V.I.P. e, dopo aver preso un grande respiro, si incamminò a passo spedito puntando la coppia di uomini vestiti in nero che sorvegliavano i lati di quell'accesso.
Arrivata davanti a uno dei due personaggi si trovò costretta a sollevare la testa per incontrare il suo sguardo.
-Scusi...-
Si sentiva tanto una bambina indifesa davanti a quel gigante in nero -Ecco...io dovrei parlare con Bill, è una cosa urgente-
L'uomo guardò il collega con faccia divertita per poi posizionare di nuovo lo sguardo sulla bionda -Sai, il fatto che stasera i ragazzi siano qui non doveva venir scoperto da nessuno eppure mi sembra di aver contato almeno 20 fan che dovevano parlare urgentemente con Bill Kaulitz...-
La ragazza sbuffò -Ok, capisco che il vostro lavoro è questo ma io non sono qui per lo stesso motivo delle altre...-
-Certo certo, lo sappiamo-
L'uomo, che aveva perso il suo sorriso divertito, adesso la guardava annoiato sperando di riuscire a farla desistere.
-No, guardi, la situazione è leggermente atipica...E se vi dessi solo un foglietto da consegnargli?- Anthea si rese conto di dover sembrare davvero una fan e questo la fece innervosire non poco.
-Mi dispiace ma se acconsentissi alla tua richiesta la voce si spargerebbe e verrebbe fuori il caos-
-Si ma..- D'un tratto si illuminò -Io faccio la barista qua dentro, posso gentilmente entrare?- Si sentiva un' emerita cretina per essersi dimenticata quel dettaglio che le avrebbe fatto saltare tutto quel dalogo imbarazzante.
-Beh...allora perchè non hai nessun grembiule e nessun pass per accedere a questa zona?-
La bionda si morse leggermente il labbro inferiore. Ma quanto potevano essere importanti questi Tokio Hotel per avere una così rigida sorveglianza attorno a loro?
-Aspetta...- La bionda tirò fuori dalla borsa la sua Moleskine per poi cercare qualcosa con cui scrivere mentre i due uomini armadio studiavano ogni suo movimento .
Dopo aver infilato un braccio fino al gomito dentro la sua borsa, agguantò la matita nera per gli occhi e, senza nemmeno riflettere qualche secondo, iniziò a scrivere qualche riga.

- Guardi lei stesso, non sono una fan né conosco il gruppo...è solo un messaggio personale senza cuoricini o cazzate varie...-
Strappò il foglio dal suo blocco per poi agitarlo sotto gli occhi dell'uomo -Per favore...è importante!-
L'uomo afferrò il foglietto e, dopo avergli dato una lettura veloce, lo passò al collega -Leggi qua-
L'altro uomo armadio, letto velocemente il messaggio, iniziò a ridere silenziosamente -Ok ragazzina, mi hai convinto...adesso però schizza via e acqua in bocca, ok?-
Anthea a quelle parole si illuminò e, dopo aver mimato con le dita la chiusura ermetica delle labbra, si allontanò dalla zona per tornare al suo fidato bancone.
Forse quella mossa avrebbe provocato delle grasse risate da parte del ragazzo ma ormai era fatta, non voleva e non poteva di certo tornare indietro.

Arrivata a destinazione attirò l'attenzione di Fred, il suo datore i lavoro, per chiedergli se quella sera poteva lavorare qualche oretta aiutando Mark. L'uomo sembrò al settimo cielo per quell'offerta e acconsentì senza nemmeno farla finire di parlare.
Doveva distrarsi e forse quello poteva essere un modo per farlo.

***



-Guarda che se voglio ti faccio la permanente con i miei rutti, hobbit piastrato!-
Tom innalzava una Coca-cola come se fosse una prodigiosa bevanda dalle qualità magiche mentre Georg, spaparanzato sul divanetto davanti al suo, lo guardava con aria di sfida.

Bill nascose un sbadiglio epico con una mano mentre assisteva all'ennesima gara di rutti dei due ragazzi. E pensare che a quell'ora poteva essere su un comodo divano a mangiarsi una pizza e guardare un film!
Si scosse leggermente dal torpore quando sentì uno degli uomini della sicurezza chiamarlo. Alzò svogliato lo sguardo dl divanetto e lo invitò ad avvicinarsi.
-Ecco, scusami per il disturbo ma avrei una cosa da darti...-
Estrasse da una tasca dei jeans un foglio bianco.
-Cos'è? - Incurvò il collo verso di lui per sbirciare che cosa contenesse quel biglietto -Qualche fan si è appostata qua fuori? E' qualcosa di grave?-
-No, niente di grave, là fuori è tutto regolare solo che ho dovuto fare uno strappo alla regola...-
-Cioè?- Alzò un sopracciglio cercando di capire che cosa intendesse dire l'uomo.
-Ecco, una ragazza ha insistito per farti avere questo dicendo che era veramente urgente...- Gli passò il foglietto -Mi spiace ma non potevo proprio fare altrimenti-
-Ok, grazie- Il ragazzo lo prese e lo infilò con indifferenza nella tasca della sua giacca, sicuramente era una delle tipiche dichiarazioni d'amore con numero di telefono e cuoricini annessi. Non che gli desse fastidio ricevere quelle lettere dalle fan anzi, però quella sera non era in vena nemmeno di complimenti.

-Che cos'è? Non lo leggi?- Gustav, che sembrava essersi svegliato dal suo sonnellino serale, lo guardava incuriosito.
-Ma sarà una delle solite letterine...non ho molta voglia stasera-
Prese il suo drink dal tavolino davanti a sè e succhiò dalla cannuccia il leggero drink alcolico.
-E se non fosse la solita letterina?- Tom lo punzecchiò su un fianco, si sentiva che sotto quel messaggio c'era lo zampino della bionda ed era curioso di sapere che cosa avesse potuto aver scritto.
-Come volete voi...- Estrasse dalla tasca il responsabile di tanta curiosità e guardò distrattamente quella grafia che si dimostrava elegante pur essendo scritta con una matita per occhi ma, dopo aver letto dostrattamente le prime parole, sgranò gli occhi e iniziò a rileggere il messaggio da capo :

" Sei uno stupido sbruffone montato, ma nessuno ti ha insegnato delle fottute buone maniere nei confronti delle donne? Bene, allora sappi che NON SEI DIO e non sei il sogno erotico di tutte le donne del pianeta e, ad alcune di Bill Kaulitz proprio non può fregare di meno e soprattutto le donne non sono pezzi di carne, coglione!
So già che il mio nome non ti ricorderà niente ma adesso sono più sollevata.
Anthea"



Bill boccheggiava con quel biglietto in mano da almeno dieci minuti. Non toccava una ragazza da...Dio non si ricordava nemmeno l'ultima volta che era successo!
Come potevano quindi scrivergli tutte quelle cattiverie infondate, per giunta?
-Hey, che è successo?-
Tom picchiettò con l'indice la spalla del gemello che, come una statua di cera, continuava a fissare quel biglietto incomprensibile.
-Gli avranno fatto una proposta indecende e il suo animo nobile si sarà shockato- Georg provò a sbirciare il colpevole di tanto stupore da parte del cantante quando Tom, spazientito e infinitamente curioso, gli strappò il foglio di mano.
Già alla vista delle prime due righe iniziò a ridere in modo assurdo, sentendosi quasi eccitato dall'ira della biondina.
-Bill, ma che hai combinato a questa poveretta?-
Il treccinaro provocò il fratello sprando di vedere scorgere in lui una qualsiasi reazione.
-Ah sono fiero di te!- Gli battè una pacca sulla spalla e passò il biglietto a Gustav e Georg che continuavano a non capirci niente -Guardate qua, Il mio fratellino sta diventando grande!- Si tolse in modo teatrale una lacrima invisibile dalla guancia sogghignando.
-Dio, Bill...Non pensavo poteva succedere ma Tom ti sta contagiando!- Georg rise divertito.
-Già, Bill ma cosa le hai fatto?- Gustav guardò confuso il moro che osservò i tre ragazzi a bocca aperta per poi rispondere esasperato -Ma io non ho fatto niente!-
-Forse è solo una fan che vuole provocarti...-
Tom cercò di mantenere un'espressione seria mentre il fratello lo guardava sconvolto -Una fan, una mia fan non userebbe mai quelle parole per provocarmi...loro sono dolci con me!-
-Le mie ogni tanto lo fanno- Tom sogghignò -...Forse hanno scambiato i nostri nomi-
-Una fan non mi scambierebbe mai per te!- Rispose altezzoso socchiudendo leggermente gli occhi.
-Prova a chiedere ai tipi della sicurezza di farti indicare la ragazza, così almeno puoi vedere se è una pazza uscita dal manicomio o roba simile- Gustav scrollò le spalle sperando che quella possibilità avrebbe placato la crisi di nervi del moro.
-Gus sei un genio!- Tom saltellò sul posto esaltato dall'idea del batterista che, senza saperlo, stava gettando le basi del suo piano diabolico e, a suo parere, fottutamente geniale.
-Mh, non so...se poi la gente nella discoteca mi vede? E se questa tipa è una pazza con la bava alla bocca?- Bill rabbrividì al solo pensiero e Tom, esasperato dalle paranoie del moro roteò gli occhi -E se fosse una gnocca stratosferica?-
-E questo che diavolo c'incastra?- Bill guardò confuso il fratello che sospirando si sistemò sul divanetto, poggiando gli avambracci sulle ginocchia -Allora Bill, è arrivato il momento di raccontarto com'è che nascono i bambini...-
Georg a quelle parole iniziò a tossire, strozzandosi con la sua Vodka Red Bull mentre il moro osservava i due indignato -Certo che siete due stronzi! Gus, digli qualcosa!- Fece gli occhioni dolci al povero batterista che, sospirando lo guardò di rimando -Bill, stanno solo cercando di dirti che dovresti scoprire perchè quella tipa ce l'ha con te e, se si dimostrasse pure bona, potresti approfittare della situazione e dimostrargli che nessuno può resisterti- Gustav guardò serio il ragazzo, parlando come se stesse sciorinando un pensiero filosofico. Georg e Tom lo guardarono ammirati mentre Bill si alzò in piedi sbuffando.
-Siete tre teste di cazzo!-
 
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Humanoid«
view post Posted on 23/7/2011, 19:05




CITAZIONE
il ragazzo si scansò da lei con un saltello per poi allontanarsi con la sua camminata da scimmia e quel sorrisino da decerebrato.

LOL
Bella! mi piace :D
posta quando vuoi:))
 
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ciottalove
view post Posted on 7/8/2011, 17:35




Bella!!!Scrivi davvero bene :)
Aspetto il prossimo capitolo!!!
 
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3 replies since 22/5/2011, 00:37   95 views
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