Ehm mi prima ff, cioè messo molto a scriverla ed è rimasta in sospeso anche per tanto tempo.
Bhè buona lettura, spero che mi piaccia.
Commentate grazie e soprattutto se c'è qualche errore lessico o grammatica fatemi sapere grazie.
Buona lettura!
Hai proprio capito male…
Capitolo primoSin da quanto ero piccola sono sempre stata una persona molto chiusa, con pochi amici, maltrattata ma professori, bulli e finte amiche.
Poi le cose sono cambiate, per caso ho scelto la mia scuola superiore, e caspita una grande scelta. Cinque anni fantastici amavo la mia scuola, amavo i miei compagni e addirittura amavo i professori.
Sempre quando ero piccola amavo la pubblicità della Red Bull, <<red Bull ti mette le aliii.>> urlavo sempre alla fine dello spot. << Papi me la compri?? Anche io voglio volare>>, <<quando sarai grande capirai.>> mi ripeteva, non riuscivo a capire, ma aspettavo, aspettavo di crescere. Quando iniziai a crescere capì il vero significato della pubblicità, e un po’ rimasi delusa. Ma continuavo a sognare di volare, di girare il mondo, di conoscere cose nuove e il da buona appassionata di film, dopo aver visto “The Terminal” e “Una hostess tra le nuvole” capì cosa avrei voluto fare nella vita.
Sin dalla terza superiore litigavo con mia madre per poter fare la Hostess di Volo, mi ripeteva sempre <<resterai fuori casa per tanto tempo. E se poi cade. E poi ti dimentichi di noi come fanno tante persone>> mi assillava con le sue “giuste” ansie. Ero cocciuta, beh lo sono tutt’ora e se voglio una cosa la ottengo.
Dopo un anno di accademia e alcuni di gavetta con le peggiori compagnie di volo, finalmente un altro mi sogno stava per realizzarsi.
<<ehh choo choo *tosse* Valentina lei si è aggiudicata un posto per la prima classe, voli internazionali>>, non potrò mai dimenticare quell’uomo vecchio, ehm il mio capo, quando mi annunciò la promozione e quanti pianti si fecero mia sorella e la mamma.
Ahh la prima classe internazionale, un giorno Parigi, un altro New York, Berlino, Barcellona, Sidney, Hong Kong, Tokio, Vienna, Mosca, Los Angeles.
E proprio su quel volo diretto a L.A. che “
finalmente” inizia questa storia.
Quella giornata era bellissima, profumo di primavera, cielo limpidissimo; salutai la mia collega e mi diressi dove dovevo.
<<benvenuti sul volo H483 diretto a L.A. le uscite di emergenza bla bla bla>> finì il mio solito discorso e mi accomodai al mio posto.
Mattia, mio caro collega, ed io iniziammo il giro per vedere se qualche cliente avesse bisogno di qualcosa.
<<buon giorno desidera qualcosa?>> chiesi, <<un muffin, del caffé e il tuo numero, per favore>> mi rispose; lo guardai bene e –cavolo ma è Tom, mio chitarrista preferito. Aspetta cosa si è permesso di chiedermi? Il numero? Ma che sfacciato è?- <<ehm si arrivo.>> risposi seccata.
Gli portai ciò che aveva chiesto <<ecco a lei>> lui tossi <<ti avevo chiesto anche un’altra cosa, dov’è il tuo numero>> rimasi scioccata da quello che aveva ribattuto <<prima di tutto se io le do del lei, sarei grata che lei lo facesse a sua volta>> inizia; la discipline della gentilezza che mi era stata insegnata la seguivo tutti i giorni anche quando ero innervosita o arrabbiata.
<< Secondo, se lei non può arrivare qui e mancarmi di rispetto, terzo>> mi interruppe, <<terzo, ti ehm le chiedo scusa se ha pensato male di mio fratello>> mi rispose Bill che tirò una gomitata a Tom <<tom chiedi scusa>> sussurrò, << Mi scusi, ma lei mi ha affascinato. E per farmi perdonare, le và di uscire a cena?>>, mi si spalancarono gli occhi ma non riuscì a rispondergli perché ci interruppe un cliente <<scusi mi porterebbe un cuscino?>> disse forte.
<<mattiaaaa>> lo cercavo a bassa voce, - ma dov’è finito?- era da Bill. Tornò a sedersi <<ma quanto ci hai messo>> , <<quel Bill è molto cordiale e gentile, e anche carino>>, <<mattia!!>> lo sgridai <<vabbhè comunque ho visto che il fratello ti continua a fissare>>, <<non sai che sfrontato, prima mi ha chiesto il numero, poi per farsi perdonare per la figuraccia, mi ha chiesto di uscire a cena, non so come faceva a piacermi fino a qualche anno fa quel chitarrista sfacciato>> replicai, <<ma tu sai chi sono?>> mi chiese, <<ero fan della loro band>>; <<allora ci devi uscire!>> disse convinto.
Il viaggio era finito e come al solito, Mattia ed io insieme alle altre hostess e gli altri stuart, eravamo dinanzi alla porta per ringrazia la scelta di questa compagnia aerea e bla bla bla.
Per Ultimi scesero Gustav, Georg, Bill e Tom che dandomi la mano mi lasciò un foglietto “se le andrebbe una cena con me, il mio numero è … , mi chiami”, Mattia ed io dopo averlo letto prendemmo la decisione.
Lo chiamai e prendemmo appuntamento, mi lavai, mi vestii e lui mi venne a prendere in limousine, passammo una bella serata e tra una risata e una parola e l’altra si fece ora di tornare in stanza.
Mi accompagnò davanti alla camera. Infilai le chiavi nella serratura e la girai.
Mi voltai verso di lui. <<bhè allora ciao.>>
<<pensi che la serata sia finita qui??>>
<<bhè si, il dolce lo abbiamo mangiato, abbiamo bevuto anche l’amaro, sì direi k la serata è finita>>
<< no no no>> disse scuotendo la testa e il dito a modi mamma che sgrida il proprio figlio.
<< non penserai che? Ahah no
hai proprio capito male, per stasera sex gott di và male>> dissi voltandomi per entrare in camera.
Mi afferrò per gli avambracci, mi venne spontaneo appoggiare le mani nel mezzo della porta, e mi baciò fugacemente; un bacio rovente che mi fece salire un brivido lungo la schiena, continuammo a baciarci per un po’ –come faccio a resistergli-pensai.
Quando lui pretese la mano in avanti per aprire la porta della camera, con tutta la mia forza morale lo scostai <<no!>> ma niente mi tirò dentro e chiuse la richiuse, mi sbattè contro il muro e mi continuò a baciare.
Poi iniziò la sfida: lui mi slacciava la camicetta, io la riallacciavo. Ogni qual volta provava a scendere sul mio collo lo scostavo, e più lo scostavo più mi si avvicinava, poi trovò il mio punto debole, tra il collo e l’orecchio, se ne accorse e cominciò a baciarlo. Ansimavo e poi alzai la gamba sul suo fianco e sentì qualcosa, sorrise. Ma dovevo resistergli, -in fine era la mia prima volta e se poi non ci saremmo visti mai più, cosa alquanto ovvia, ?-
Poi il gioco passò nelle mie mani, ci baciammo e raggiungemmo il bordo del letto, lo spinsi fino a farcelo cadere sopra e lui mi ci trascinò continuando a baciarmi.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui e continuammo a baciarci, passai le mie mani sul suo corpo mentre le sue finirono sul mio fondoschiena, provava a mettersi su di me, ma non glielo permettevo.
Mi staccai dalle sue labbra e ci poggiai un dito.
<<aspetta metto una cosa>>
Mi alzai e andai verso il televisione, presi un dvd e mi girai verso di lui, sorrise malizioso, lo inserì e presi il telecomando.
Mi tolsi i tacchi e mi rimisi su di lui. Lo trascinai verso la sponda del letto, alzai il cuscino verso la sua nuca e sistemai anche il mio, gli presi una mano e mi affiancai a lui, mi guardò dubbioso, premetti play e <<ieri stavo iniziando a vedere questo film. tu lo hai già visto?>>
Mi guardò sconvolto, ho avuto il presentimento che se avesse avuto una pistola a portata di mano mi avrebbe ucciso.
Non disse niente.
Poi sorrisi teneramente.
Dopo poco spostò il suo braccio sopra le mie spalle e mi accovaccia di più a lui, che buon profumo emanava. Vedemmo tutto il film e poi ci addormentammo, senza spiccicare parola.
La mattina seguente mi svegliai, eravamo ancora abbracciati. Era rimasto, dopo tutto quello che gli avevo fatto passare. Sorrisi, ma solo nella mia testa.
Lo guardai anzi, lo fissai a lungo -quanto bello è?- pensai.
Vidi che stava per socchiudere un occhio e chiusi di botto i miei.
Mi fissava anche lui, lo sentivo.
<<perché mi fissi?>> chiesi ancora con gli occhi chiusi.
<<perché sei bellissima quando fai finta di dormire.>>
Sorrisi e aprii gli occhi.
<<anche tu!>>
Sorrise anche lui e mi sfiorò il viso con la mano.
<<hai visto che sei rimasto.>>
<<già, certo che tu sei proprio testarda è…>>
<<eheh..Ti svelo un segreto, vedrai che prima o poi cederò
>> gli soffiai nell’orecchio facendogli l’occhiolino e gli diedi un bacio sulla guancia.
Sorrise malizioso alzando un sopracciglio.
Suonò la sveglia
<<oh cacca io mi devo preparare, tra mezz’ora devo ripartire.>>
<<ah.>> disse, quasi offeso, deluso e malinconico. <<allora è meglio che io vada!?>>
<<scusami ma ho ancora un mucchio di cose da fare.>>
<<non ti preoccupare>> si sedette sul letto, si infilò le scarpe e mi prese una mano.
Scendemmo dal letto, e lo accompagnai sino alla porta.
<<bèh allora ci dobbiamo salutare>>
<<scusami Tom>>
<<non devi scusarti, mi ha fatto molto piacere conoscerti, fatti sentire mi raccomando.>>
<<spero che un giorno ci rivedremmo.>>
Stavo per dargli un bacio sulla guancia, si scostò e mi baciò, dolcemente.
Poi un bacio sulla fronte.
<<allora Ciao!>>
<<ciao!>>
Uscì e chiusi la porte dietro di lui.
Sapevo che non ci saremmo più rivisti e anche che non mi avrebbe mai chiamato.
Forse avevo sprecato la mia “occasione” l’occasione di passare una notte indimenticabile con la persona che era nei miei sogni da quando avevo 13 anni.
-e adesso sei grande Vale, ma rimani sempre cogliona- pensai.