00 Heaven

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Freiheit97
view post Posted on 29/3/2011, 14:13




Titolo: 00 Heaven
Autrice: Freiheit97
Genere: Fantasy; Tragic romance
Avvisi: AU; Paranormal; Character death

00 Heaven



Note dell'autrice: A dimostrazioni del fatto che non ho un emerito cacchio da fare tutto il giorno... Ho sprecato un po' di tempo a scrivere il seguente obrobrio, lo posto tanto per fare, sinceramene non mi aspetto molto successo da questa FF ma vabbè...

Capitolo I: Infinite Dreams

Era una normalissima giornata, per quanto potesse valere una giornata, c'era il sole, come se un giorno ci fosse mai stato qualcosa di diverso, mi sentivo molto, molto più apatico del solito, non che mi fossi mai sentito molto meglio, ero stanco e non avevo la minima intenzione di alzarmi dal mio giaciglio.
-Bill, forza svegliati!!-
L'urlo di Tom mi svegliò dal mio stato di trance
-Arrivo!- Mugugnai poco convinto, mentre mi alzavo a sedere a fatica, sistemandomi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, mi sciacquai il viso con l'acqua fresca e cristallina, poi lo sguardo mi cadde sul paesaggio bianco e monocromatico fori dalla finestra.
Sospirai pesantemente, mi attendeva un'altra giornata infernale intrappolato nel paradiso.

Ho sempre saputo di essere diverso dagli altri, tanto per cominciare, dal mio aspetto:
Occhi scuri e capelli ancora di più, più neri della notte, una di quelle scure e senza luna, che qui non arrivavano mai.
E poi ero sempre stato innaturalmente pallido, e magrissimo, a discapito del senso di benessere e prosperità che dovremmo rappresentare, ma quale benessere? Non ci ho mai trovato nulla di bello qui, e pensare che la gente, laggiù, farebbe di tutto per guadagnarsi un posto accanto a noi. Stupidi, infinitamente stupidi e ignoranti, se avessero passato duemila dannatissimi anni qua sopra, probabilmente cambierebbero idea.
Un' altra cosa che mi differenzia dai miei simili è l'odio verso la mia stessa entità, per natura, noi non dovremmo odiare, o amare, o qualunque altra cosa che ci renda umani ed imperfetti, a me però piaceva tutto questo, mi piaceva sentirmi dire che ero diverso e difettoso, mi faceva sentire più importante, un passo in avanti rispetto a tutti, o forse uno indietro…ma che importava?
Nonostante ci fossero delle eccezioni, come il mio migliore amico Tom, ognuno degli esseri che mi stavano accanto mi guardavano in modo strano, per loro ero quello "venuto male" da tenere alla larga nemmeno fossi affetto da chissà quale pestilenza contagiosa (e anche se fosse, non si sarebbero mai potuti ammalare)
Ma ho imparato a convivere con questo,meglio essere deriso e umiliato che perdere la mia essenza, l'unica cosa che mi faccia dare un senso a questa esistenza che sono costretto a passare.
Tutto pur di non essere come loro, tutto pur di non dover trascorrere un'eternità monotona, tutto pur di non essere un angelo.
_______________________________________________________________________________

- Lara, svegliati! È mattina!-
Mi tirai le coperte fin sopra alle orecchie per non sentire mia madre sbraitare. Possibile che dovessi davvero andare a scuola? Quel giorno mi sentivo tremendamente pigra e non avevo la minima voglia di scambiare il mio morbido e caldo lettuccio con un vecchio banco arrugginito, come facesse ad avere la ruggine poi, visto che era un banco di legno.
-Alzati!!- Urlò di nuovo.
Mugugnai forte in segno di dissenso
-Sto male!- Finsi, quel giorno avevo pure la verifica di algebra, inutile dire che non ci avevo capito un fico secco e di sicuro un tre non avrebbe migliorato il mio stato d'animo
-Tanto sai che non attacca!- Disse mia madre aggiungendoci anche una risatina, troppo sveglia quella donna.
A malincuore mi costrinsi ad alzarmi e a vestirmi, arrivando poi in cucina con un espressione da zombie sonnambulo
-Caffè!- Ordinai, senza provare ad essere gentile, ma tanto ormai mia madre si era abituata al mio pessimo carattere di prima mattina.
Ad una cosa, però, non aveva ancora fatto l'abitudine, ancora una volta aveva apparecchiato per tre.
-Mamma, ti sei sbagliata, siamo solo io e te qui- Dissi, molto lentamente, cercando di non urtare la sua sfera emotiva, pur sapendo che sarebbe stato impossibile.
Guardò verso la sedia vuota e poi si batté una mano sulla fronte
-Già, è solo che è mattina, ero soprappensiero e… mi sono dimenticata che papà è…-
Morto. Avanti, dillo, è passato quasi un anno ormai, l'abbiamo superata ricordi?
Mio padre era morto in un incidente stradale, mentre tornava da un viaggio di lavoro, semplicemente, un ubriacone gli era andato addosso e lo ha spinto fori strada. Deceduto sul colpo. Clamorosamente, invece, l'altro tizio è ancora vivo e vegeto, strano il destino no?
Comunque me ne ero fatta una ragione, con il tempo, anche le ferite più profonde si rimarginano, per quanto resti comunque una brutta cicatrice, pronta a riaprirsi quando meno te lo aspetti, e quella di mia madre non era ancora del tutto guarita.
La saluti con un veloce bacio sulla guancia e uscii di casa, camminando a passo spedito verso la fermata dell'autobus


Chissà oggi, dove mi porterà?
Attraversando mille mari
Forse, via, in una nuova città
O di nuovo da te, magari

Ora che tu, davanti a me appari
Lasciami guidare sola, il mio destino
Navigherei per più di mille mari
Pur di averti, un ultima volta, vicino


"Questa è bella, devo scrivermela da qualche parte!"
Ogni tanto mi venivano in mente alcune rime, per lo più tristi e malinconiche, ma comunque con uno sprizzo di speranza, forse perché, nonostante tutto, ero ancora troppo ottimista per abbandonarmi alla deriva.
Tirai fuori dallo zaino il mio personale diario nero, nel quale annotavo tutte le rime, o qualche frase speciale, che ogni tanto mi saltavano in mente. Io ho sempre avuto bisogno di scrivere, racconti, poesie, frasi filosofiche inventate sul momento…Ogni cosa uscisse dalla mia testa doveva venir tramutata in parole che scrivevo su milioni di fogli bianchi, sui muri grigi della città e a volte sulla mia stessa pelle.
Risultato: io vivevo per scrivere e scrivevo per vivere, avevo bisogno di scrivere come di respirare e d'inchiostro come del sangue stesso che mi scorreva nelle vene.

Entrai nella corriera gialla con l'Ipod a palla nelle orecchie.
Musica: un'altra cosa senza la quale, probabilmente, non sarei qui in questo momento, ad ogni istante della mia vita legavo una canzone e quel giorno "Infinite Dreams" Degli Iron Maiden mi faceva riflettere e rabbrividire.


There's got to be jus more to it than this
Or tell me why did we exist?
I'd like to think that when I'll die
I'll get a chance another time
And return, and live again
Reincarnated, play the game
Again and again and again and again*



Ascoltando e riascoltando le canzoni che sapevo ormai a memoria, ma che ancora avevano tanti dettagli da scoprire, arrivai in un batter d'occhio alla mia scuola
"Perfetto" pensai rassegnata"Un'altra giornata tra queste quattro mura grigio topo" poi, sospirando, varcai il cancello.

SPOILER (click to view)
* Traduzione:
Deve pur esserci qualcosa in più di questo
Oppure ditemi, perché siamo esistiti?
Mi piace pensare che quando morirò
Otterrò ancora una volta una possibilità
E ritornare, e vivere ancora
Reincarnato, giocare la partita
Ancora e ancora e ancora e ancora

 
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th&twilightxs
view post Posted on 29/3/2011, 15:09




CITAZIONE
Risultato: io vivevo per scrivere e scrivevo per vivere, avevo bisogno di scrivere come di respirare e d'inchiostro come del sangue stesso che mi scorreva nelle vene.

Ahwwww ** adoro questa fraseee!!
bravaa continuaa!
 
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Freiheit97
view post Posted on 5/4/2011, 13:48




Capitolo II: Mirrors' Well

Volai fino a raggiungere Tom, il quale mi salutò con un cenno della mano
-Finalmente! Ogni giorno è una lotta per svegliarti- Disse scuotendo la testa con tono di rimprovero.
Teoricamente noi non dormivamo, semplicemente ci sdraiavamo e cadevamo in quella che gli umani definirebbero una sorta di coma, ci serviva per recuperare le energie e sviluppare i nostri poteri.
Gli risposi con un semplice brontolio accompagnato da una smorfia, lui rise di gusto mostrando una fila di denti bianchissimi.
Tom era il prototipo perfetto dell'angelo: capelli lunghi e biondi, grandi occhi nocciola e un viso dai lineamenti dolci, leggermente abbronzato e con la giusta muscolatura corporea, le sue ali erano grandi e molto soffice al tatto, anche le mie lo erano, ma a quanto pareva, non riscuotevano lo stesso successo.
-Già così scorbutici di prima mattina?- Mi chiese inarcando il sopracciglio, evitai di rispondergli
-Abbiamo qualche incarico?- Gli domandai, lui scosse la testa:
-Al momento siamo liberi…che ti va di fare raggio di sole?- Disse in tono ironico, sospirai frustrato
-Avresti potuto anche evitare di svegliarmi…comunque penso che andrò a farmi un giro da solo- Calcai la voce sulle ultime due parole, lasciando il mio amico con un'espressione di delusione sul volto.
Non mi faceva certo piacere trattarlo male, ma tanto fra qualche istante avrebbe lasciato perdere, così era fatto lui, così erano fatti tutti, tutti tranne me.
Il vero motivo per cuoi volevo essere lasciato da solo, era però un altro, volevo andare alla "Sorgente degli Specchi" cioè il posto da cui ci era permesso guardare gli esseri umani sulla terra.
Mi piaceva andarci, vedere com'era una vita vera, com'era andare avanti senza sapere che cosa avrebbe riservato il domani; anche solo qualche domanda tra le più banali: "pioverà?" oppure: "Che cosa mangerò stasera?"…Era una cavolata forse, ma mi sarebbe piaciuto potermelo chiedere, poter guardare il cielo dal basso e interrogarmi sul significato delle stelle…ma, dentro di me, c'era anche un'altra ragione per cui mi recavo spesso lì: dovevo vedere Lei.
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Le lancette scorrevano inesorabili sull'orologio, segnando gli ultimi minuti disponibili agli studenti per completare quei difficili calcoli matematici. Alcune persone avevano già posato la penna soddisfatti del proprio compito, ma io non ero tra questi.
Era più forte di me, proprio non riuscivo a capacitarmi che tutti quei numeri e lettere in quell'equazione potessero portare ad un unico risultato.
La matematica non faceva per me, era una scienza esatta senza possibilità di eccezioni; non ne capivo davvero l'utilità, perché non avrei potuto dire: 2+2=5 ?? Quelle parole suonavano meglio fra di loro che "quattro" due "T" accanto ad una "R"…Davvero un obbrobrio linguistico.
La campana segnò la fine dell'ora ed il mio foglio era quasi completamente bianco, eccetto per qualche pesante correzione a biro e alcuni calcoli inventati sul momento che probabilmente non avrebbero portato a nulla di buono. Diamine, aveva scelto il liceo classico anche per le poche ore di matematica, ma sembrava che volessero a tutti i costi farle pesare quelle due ore settimanali riempiendola di esercizi, verifiche e conseguenti brutti voti.
Si passò una mano sul viso, se il buon giorno si vedeva dal mattino, allora quella giornata era condannata a peggiorare ancora.
-Allora? Come è andata?- Mi chiese Gloria, la mia compagna di banco, nonché migliore amica.
-Uno schifo!- Mugugnai in risposta
Gloria si arrotolò un ricciolo rosso fra le dita
-Via, non preoccuparti, finora sei riuscita comunque ad ottenere la sufficienza…-
Non la lasciai parlare
-Mia madre mi ammazzerà!- Dissi in tono drammatico sbattendo la testa sul banco e lasciandomi andare ad un sonoro sbuffo liberatore.
-Consolati, ora abbiamo filosofia- Mi disse cercando di tirarmi su il morale
Mi rasserenai un poco, in effetti amavo la materia e poi il prof era molto simpatico di quella vecchia racchia di professoressa di matematica.
Il prof Bottazzi fece il suo ingresso, a vederlo probabilmente non ispirava molto, basso con in testa una zazzera scompigliata di capelli grigi e un paio di occhiali tondi sul naso, però, a detta di tutti i suoi studenti, era davvero un grande e inoltre, sembrava avere una sorta di predilezione per me, cosa che poteva tornare molto utile nella "Giungla" scolastica.
L'insegnate aprì la sua borsa e ne tirò fuori un libro scuro
- Siori e siore- Disse con il suo tono affabile facendo subito sorridere i ragazzi -Oggi cominceremo a leggere il "Simposio" di Platone…Mi aspetto che ognuno di voi se ne procuri una copia, perché affronteremo l'argomento molte altre volte-
Un sorriso a trentadue denti mi illuminò il viso, un altro motivo per cui lo adoravo era il fatto che sembrava leggermi nel pensiero, io adoravo il simposio. Certo, non era una lettura facile, facile…Però a me piaceva moltissimo l'argomento: parlava di "Eros" l'amore, di tutte le sue numerose sfaccettature e di come fosse una forza al contempo angelica e demoniaca.
Forse mi ero sbagliata, la giornata stava lentamente prendendo una piega migliore.
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La guardai sorridere e non riuscii a non pensare a quanto bastasse poco agli esseri umani per migliorare una giornata, a come l'imprevedibilità degli eventi potesse donargli un sorriso anche attraverso le cose semplici.
Ogni volta che andavo alla Sorgente degli Specchi, finivo sempre per guardare lei. Non lo facevo apposta, per vedere il mondo bisognava concentrarsi su un determinato luogo o persona…e per quanto mi sforzassi, il mio pensiero correva sempre a lei, a Lara.
Non avevo ancora capito il perché, era una ragazza piuttosto timida, piccolina e magra che sembrava fragile come il cristallo, un ciuffo di capelli corvini le copriva uno dei suoi due occhi scuri e poi amava vestirsi di nero…Aveva la strana capacità di attrarmi e incuriosirmi (cosa difficile) soprattutto quando scriveva su quel suo quadernino nero, avrei tanto voluto sapere che cosa ci scrivesse sopra, ma non mi era permesso avvicinarmi al loro mondo. Comunque, aguzzando meglio la vista, ero riuscito a scorgere un titolo, un anno prima, poco tempo dopo la morte del padre, il testo si chiamava "L'angelo della Morte" bastava quello per farmi capire un po' di che cosa parlasse quella poesia.
Inoltre ero stato io stesso quell' "Angelo della Morte" perché proprio io avevo avuto l'incarico di portare via suo padre dal mondo dei vivi.
Quando una persona moriva, alcuni angeli dovevano andare a prendere la sua anima e condurlo in paradiso, i demoni invece li trascinavano all'inferno, ma il risultato finale era sempre lo stesso, l'anima, dopo un giro di purificazione (o di punizione a seconda dei casi) veniva rispedita sulla terra pronta a cominciare un'altra vita. Dato che nessun angelo voleva prendersi l'ingrato compito, si estraeva a sorte a chi toccasse, e dato che la gente che moriva sulla terra era parecchia ogni giorno, questa mansione mi era già capitata parecchie volte.
Mi era davvero dispiaciuto dover portar via l'anima di quell'uomo, era davvero una brava persona, un lavoratore onesto che amava molto la sua famiglia. Quando era qua su mi aveva chiesto più volte di poter vedere come stavano sua moglie e sua figlia, io avevo sempre acconsentito fu così che vidi per la prima volta Lara.
Anche adesso che la sua anima era tornata di nuovo sulla terra per un nuovo ciclo di vita, io continuavo ugualmente a venire qui ad ammirarla da lontano.
In qualche modo mi sentivo indissolubilmente legato a lei e quest'idea mi faceva sorridere, l'idea di poter davvero essere qualcosa di diverso.
Era soltanto una magra ed illusoria speranza, ma era la mia ultima possibilità di appiglio.
 
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th&twilightxs
view post Posted on 5/4/2011, 15:29




cacchioo se mi ha presa! bella bella! continuaa
 
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Zary96
view post Posted on 4/5/2011, 20:36




mi piace ... sono curiosa di sapere come continua =D
 
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Freiheit97
view post Posted on 17/5/2011, 13:45




Capitolo III: Never Born

La solita giornata di scuola finì e io mi trovavo ancora alla solita fermata con le solite cuffie nelle orecchie.
Canticchiavo a bassa voce con gli occhi chiusi, cercando di estraniarmi completamente dal mondo che mi circondava. All'improvviso mi sentii urtare da qualcosa e maledissi il mio fisico esile per avermi lasciata cadere in terra con così tanta facilità. Aprii gli occhi cercando di capire che cosa mi avesse colpito e notai un ragazzo che mi guardava tendendomi una mano con espressione mortificata. Lo sconosciuto borbottò qualcosa che non riuscii a comprendere a causa dell'alto volume della musica nelle mie orecchie, strinsi comunque la sua mano e mi rialzai togliendomi le cuffie
-Scusa davvero…- Mi disse io scrollai le spalle
-Non importa…piuttosto, dove cavolo stavi andando così di fretta?- Gli chiesi
-Cercavo di prendere l'autobus…ma sono arrivato tardi, è già partito…- Mi rispose indicando il mezzo allontanarsi fumando dal tubo di scarico, non so che cosa mi trattenne dal tirare un bestemmione storico.
-Ma come posso essere così imbranata?!?-Esclamai in un grosso sospiro passandomi una mano sul viso, possibile che non me ne andasse mai dritta una!?!
-Lo stavi aspettando anche tu?- Mi chiese lui apparentemente confuso, io annuii affranta e lo vidi mordersi le labbra per cercare di non scoppiare a ridere, fu comunque un apprezzabile segno di educazione.
-Ehm…comunque io sono Kristian- Disse tendendomi la mano
-Lara, piacere- Gliela strinsi e poi lo guardai, era abbastanza alto, aveva i capelli castani e due grandi occhi verdi, ero sicura di averlo già visto da qualche parte a scuola, ma non gli avevo mai fatto molto caso.
-Piacere mio- Rispose educatamente -Senti…visto che abbiamo una mezzora buona prima che passi un altro autobus in questo buco di paese…ti andrebbe di andarci a prendere un gelato?-
Lo guardai indecisa, di solito non prestavo molta confidenza alla gente conosciuta da poco, un rapporto, di qualunque genere, per me era una cosa da acquisire col tempo, era anche per questo che io non avevo molti amici. Comunque quel ragazzo mi sembrava un tipo a posto e quindi non ci vidi nulla di male a concedergli un uscita
-Va bene!- Risposi in un sorriso cordiale avviandomi insieme a lui verso la gelateria di fronte alla scuola
-Offro io!- Disse estraendo il portafoglio facendo attenzione a non macchiarsi con il suo cono al pistacchio
-No, non devi…- Tentai di replicare ma lui mi zittì con lo sguardo
-Dovrò pure scusarmi in qualche modo per averti buttata per terra no?-
Alzai gli occhi, ma gli sorrisi comunque.
Chiacchierando, o meglio, lui parlava e io mi limitavo a brevi frasi o cenni con il capo, il tempo passò velocemente e il secondo autobus arrivò permettendoci, questa volta, di salire.
Era piuttosto pieno e quindi dovemmo stringerci fra di noi, sfiorare il corpo di Kristian mi mise involontariamente in imbarazzo, probabilmente lui se ne accorsa perché scoppiò a ridere e mi strinse ancora di più a sé
-Non ti mangio mica!- Disse ridendo, mentre io non riuscivo quasi a proferire parola, mi domandavo perché si stesse interessando a me…si stesse interessando troppo a me.
Non ero certo un'ingenua, si capiva che il suo modo di comportarsi era più di semplice gentilezza, mi morsi il labbro inferiore pensando che, in fondo, non era certo brutto ricevere delle attenzioni di tanto in tanto.
-Io scendo qui- Dissi una volta arrivata alla mia fermata, lui mi salutò sorridente ed io scesi dall'autobus, mi sentivo incredibilmente agitata, come se avessi fatto tutta la strada di corsa, presi fiato e mi tranquillizzai prima di entrare in casa.
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Non mi piaceva…Quel Kristian non mi piaceva per niente. Non che fosse un criminale o cosa, dato che avevo già dato un'occhiata alla sua mente, eppure c'era qualcosa che non andava in lui, come un lato oscuro, sapientemente nascosto dietro una maschera da bravo ragazzo. In ogni caso, non potevo fare nulla da lì e quindi era inutile pensarci più di tanto.
Pensieri, pensieri…Pensavo troppo, e a pensare troppo si finisce irrimediabilmente per impazzire, e ormai avevo ottime ragioni per credere di non essere più tanto lucido.
-Bill! Bill Eccoti finalmente!-
Sussultai sentendomi chiamare da Tom e le acque che stavo fissando si intorpidirono fino a far svanire completamente l'immagine che stavo guardando.
-Cosa c'è?- Gli domandai voltandomi verso di lui
-Devo andare a prendere un anima- Mi disse con voce piatta
-Ok…va- Gli risposi io, non capendo perché mi avesse detto una cosa piuttosto ordinaria,
Tom mi stava guardando in modo strano e non riuscivo a capire che cosa avesse
-Non voglio- Disse piano, scandendo ogni parola con estrema lentezza, lo guardai strabuzzando gli occhi
-Nessuno di noi lo vorrebbe, ma prima o poi ci tocca, quindi fatti coraggio e vai- Gli dissi categorico.
L'angelo si abbassò e mi sussurrò nell'orecchio, talmente piano così che nessun altro avrebbe mai potuto sentirlo:
-è un Non Nato- Mormorò con uno strano tono di voce
I Non Nati erano, come indica il termine stesso, quelle anime che non avevano ancora tratto il primo respiro e che quindi non avevano mai potuto vivere, alcune di esse finivano completamente annullate, visto che non era più possibile inserirle nel circolo della natura, mentre altre, scelte personalmente dalle cariche più alte, avevano l'"onore" di venir rese angeli o demoni, dipendeva dai casi. Tom era uno di questi, poco più di vent'anni prima, quella ragazzina di diciotto anni che avrebbe dovuto essere sua madre, lo rifiutò perché non voleva permettere a nulla di offuscare la sua brillante prospettiva di vita e così decise di abortire, abbandonando ciò che era ancora non era, lasciandolo solo davanti al suo destino.
-Non preoccuparti- Gli dissi sorridendo -Ci vado io-
Tom mi abbracciò -Grazie! Grazie! Non so perché però…davvero, io non me la sentivo-
Lo guardai comprensivo, spesso gli angeli Non Nati erano i più inclini a provare ancora quegli istinti umani con i quali erano stati creati in origine, e anche per questo molti di loro non potevano ambire ad alte cariche ed erano spesso considerati un gradino più in basso degli altri angeli.
-Non c'è di che- Risposi, poi mi avviai a svolgere il mio compito.
La mia destinazione era in Cina, per la precisione in una clinica nella città di Xi'an. La donna si trovava ancora distesa sul letto sotto l'effetto dell'anestesia, guardando nella sua mente ho appurato che il motivo di quella decisione era stato il rigido controllo delle nascite e le ingenti tasse da pagare nel caso i figli nati fossero più di uno, la donna era sola e già madre di un altro bambino, non poteva assolutamente permettersi di crescere un altro figlio.
Accanto al letto, chiuso in una busta di plastica, vi era il feto, lungo meno di un centimetro, ma vi erano già ben visibili i grandi occhi e un accenno di arti.
Con un sospiro cominciai a guardarmi attorno, i Non Nati erano difficili da individuare, dato che quell'anima non era ancora niente vi era solo la sua essenza più profonda che ora vagava senza meta in quella stanza.
Chiusi gli occhi e mi concentrai al massimo, poi la sentii, come un vento gelido che ti invade fin nel profondo e in lontananza un gemito e poi un lamento strozzato
-Seguimi, non voglio farti del male- Sussurrai, quando riaprii gli occhi, era davanti a me.
L'anima era bianca e inconsistente, sulla viso spiccavano due grandi abissi vuoti e neri, la testa, senza volto né capelli, era sostenuta da un corpicino infinitamente sproporzionato e non vi erano dita ne sulle mani né sui piedi.
Mi accovacciai fino ad arrivare alla sua altezza poi allungai la mano verso di essa
-Vieni con me- Dissi piano, ma lei si ritrasse bruscamente, come spaventata
-Non aver paura- Continuai dolcemente, l'anima emise un singhiozzo e si allontanò ancora di più, allora io mi avvicinai di nuovo fino a sfiorare il vapore bianco di cui era formata, reprimendo a stento un brivido di gelo. La mia tecnica però, sembrò funzionare perché l'anima si calmò e strinse il mio dito indice nella sua mano minuscola. Le sorrisi incoraggiante e la portai via, ora bisognava soltanto aspettare il responso di Nike.
 
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th&twilightxs
view post Posted on 17/5/2011, 14:04




ohh ma wow! troppo un figata! brava brava continuaa!
 
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Freiheit97
view post Posted on 27/5/2011, 17:18




Capitolo IV: JunJun

Entrai nel grande palazzo fatto d'avorio bianchissimo, l'anima ancora aggrappata al mio dito, sembrava non avere intenzione di lasciarlo per nulla al mondo, quel gesto mi fece stranamente sorridere, non volevo lasciare che l'annullassero, riuscivo a sentire in lei molte potenzialità.
Bussai al portone dell'ufficio di Nike, lei era la Serafina più potente della zona, a lei spettavano i compiti e le decisioni più importanti, tra cui che cosa fare dei Non Nati che le si presentavano.
Ad aprirmi non fu lei però, bensì un angelo dai capelli biondo platino e gli occhi azzurri, dalle due paia di ali sulla schiena dedussi che si trattava di un Cherubino.
-Io sono Andreas, primo segretario ufficiale della Somma Serafina Nike- Si presentò, senza nascondere un grande orgoglio personale -Chi sei tu e che cosa vai cercando?- Mi domandò, io lo guardai storto ma mi ricomposi in fretta, sapevo come potessero essere suscettibili i potenti.
-Il mio nome è Bill e sono qui perché devo parlare urgentemente con Nike- Rispose, Andreas lo guardò dall'alto in basso e poi mi chiese:
-Hai un appuntamento?-
Scossi la testa
-Allora non posso lasciarti passare, ultimamente la Somma è molto impegnata e riceve solo sotto appuntamento- Il biondo fece per richiudere la porta, io alzai gli occhi e sollevai il braccio mostrando l'anima che fino a quel momento era rimasta nascosta dietro di me, e con mia grande sorpresa notai che le erano spuntate le dita sugli arti e sul viso era comparso un nasino e una piccola boccuccia sdentata che sorrideva sorniona al Cherubino, il quale restò un attimo interdetto, ma riacquistò in fretta la sua aria di superiorità
-Vedrò di fare un'eccezione per questa volta- Disse -Intanto puoi accomodarti, la Somma ti raggiungerà a breve-
L'ufficio era immenso, una grande Finestra occupava gran parte della parete, davanti ad essa c'era una scrivania di cristallo, mentre appoggiati ai muri vi erano scaffali pieni di libri, di qualunque genere e in ogni lingua del mondo. Accarezzai ammirato le copertine in pelle dei vari volumi, finché un urlo agghiacciante mi fece sussultare tanto da farmi rovesciare erroneamente alcuni tomi. Mi voltai di scatto, ma l'unica cosa che vidi fu l'anima che rideva rotolandosi sul pavimento, fra le labbra erano ora comparsi dei denti bianchissimi e regolari.
Sbuffai contrariato -Mi hai fatto prendere un bello spavento!- Dissi Sollevandola e appoggiandola su di una sedia -Tu non muoverti di qui ed evita di fare altri scherzetti, intesi?- Lei sbatté le palpebre che erano ora comparse a coprire i suoi occhi neri -Mi hai capito?- Le chiesi di nuovo, lei annuì. Era una cosa sorprendente, di norma le anime acquisivano il loro aspetto definitivo solo quando e se venivano trasformate in angeli, decisi di non farci caso e tornai a sistemare i libri caduti, sperando di riuscirci prima che entrasse Nike. Fra i tanti e pesanti volumi ce n'era uno più piccolo e sottile, cercai di leggerne il titolo ma non vi era alcuna scritta sulla copertina di pelle scura. Mentre ancora mi interrogavo sulla provenienza di quel libro sentii la porta aprirsi, istintivamente nascosi il libro nei pantaloni, incurante delle conseguenze a cui mi avrebbe potuto portare quel gesto. Feci appena in tempo perché un istante dopo Nike fece il suo ingresso nella stanza.
La sua figura emanava leggerezza e grazia da tutti i pori, nonostante le sei ali candide occupassero tutta la sua schiena, il corpo era avvolto in una veste azzurrina, leggermente sgambata e con una fascia corta che lasciava scoperto il ventre piatto, la pelle brillava di luce lunare e i capelli erano dorati e lucenti come il sole, acconciati sopra la testa lasciando liberi solo un paio di boccoli che le incorniciavano il viso, le labbra a bocciolo erano serrate in segno di austerità e gli occhi violacei saettavano ripetutamente da me all'anima. Mi schiarii la voce e comincia a parlare cercando di evitare quello sguardo inquisitore.
-Il mio nome è Bill- Mi presentai -E sono qui per chiedere che questo Non Nato sia abilitato a diventare un angelo-
La Serafina fissò intensamente l'anima, la quale abbassò lo sguardo e si attaccò di nuovo al mio dito, quasi volesse cercare protezione.
-Perché hai già iniziato il processo di trasformazione senza aver ottenuto il mio consenso?- Mi domandò indicando il Non Nato, al quale ora era spuntata una zazzera di capelli corvini sulla testa, io restai sorpreso da quell'accusa
-Le assicuro che non ho fatto niente, tutto questo è successo da solo, e comunque, io non ho la minima idea di come trasformare un'anima in angelo, mia Signora- Mi difesi, Nike si avvicinò e io aspettai un qualunque segno da parte di lei, ma inaspettatamente sorrise e accarezzò la testa dell'anima -Allora questa piccolina è davvero speciale- sussurrò dolcemente, l'anima rise ritrovando il buonumore, Nike le donò un ultimo, radioso sorriso e poi tornò a rivolgersi a me
-Penso che comunque tu centri qualcosa in tutto questo…probabilmente l'hai condizionata in qualche modo, non intenzionalmente intendo- Io la guardai senza capire
-Guardala, cerca di imitarti, guarda i suoi capelli!- Esclamò
-è cinese, penso sia normale che le siano spuntati dei capelli scuri- Obiettai, ma lei scosse la testa -Ho visto altri angeli di fisionomia asiatica, ma questo è solo il secondo che io abbia mai visto, in tutti i miei tremila anni, ad avere i capelli di questa tonalità di nero…Se non fossi stata presente il giorno del tuo arrivo, quasi dubiterei che tu fossi un angelo puro-
Mi ci volle un attimo per comprendere il reale significato delle sue parole
-L'ha definita come un angelo…questo vuol dire che la trasformera!- Esclamai non riuscendo a trattenermi, Nike sorrise:
-Certamente, ne dubitavi?-
Sorrisi raggiante
-Grazie…Anche a nome suo- Dissi indicando l'anima
-A proposito di nomi…- Disse la Serafina -Ti andrebbe di dargliene uno tu?-
Sgranai gli occhi
-Io?!- Chiesi stupefatto, Nike annuì, allora io cominciai a pensarci su. Volevo darle un nome cinese, visto il suo aspetto -JunJun*- Dissi alla fine -Ti piace?- Domandai rivolta all'anima, la quale cominciò a ripeterlo all'infinito -JunJun, JunJun, JunJun…-
-Direi di sì- Commentò Nike -Ora ti prego di scusarmi, ma devo finire delle commissioni urgenti- La salutai con un inchino e poi me ne andai, lasciando la piccola JunJun in buone mani.

SPOILER (click to view)
*Il nome mi è venuto così, non so nemmeno se significhi qualcosa in cinese, comunque è orecchiabileù.ù


 
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th&twilightxs
view post Posted on 30/5/2011, 16:50




k tenera JunJun! **Nike è una strafiga! ahah cmq brava brava! continua presto!
 
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Freiheit97
view post Posted on 7/6/2011, 14:50




Capitolo V: The Diary

-Sono a casa!- Gridai aprendo la porta e sbattendo malamente la mia borsa sul divano
-Alla buon ora!- Esclamò mia madre uscendo dalla cucina -Dove sei stata fino ad adesso, non ho problemi se hai voglia di uscire con i tuoi amici, ma potresti avvisarmi almeno!!-
Mia madre era appena uscita dalla cucina brandendo il mestolo come un'arma pericolosa.
Roteai gli occhi, mia madre non sopportava qualunque genere di ritardo, ed era anche tremendamente ansiosa
-Scusa mà- Dissi -Ho perso l'autobus ed è stato per questo che ho fatto tardi- Mi giustificai, la sentii borbottare frasi sconnesse, sospirai e mi diressi in cucina a pranzare con lei.
Dopo mangiato mi chiusi in camera mia.
Era la tipica giornata in cui non avevo nulla da fare e non sapevo come impiegare il mio tempo. Finii velocemente i compiti, anche se non ero sicura di averli fatti correttamente; feci un po' di zapping, ma in televisione trasmettevano soltanto i soliti programmi idioti.
Sospirai pesantemente, rivolgendo il mio sguardo al soffitto vuoto e stupendomi di come la mente mi riportasse ostinatamente a ciò che era accaduto quella mattina e al bellissimo sorriso di quel ragazzo…Scossi energicamente la testa cercando di lasciarlo perdere, quando l'occhio mi cadde sulla custodia della mia chitarra.
Spinta da chissà quale istinto primordiale, feci scorrere velocemente la zip fino a scoprire la mia chitarra acustica. Me l'aveva regalata mio padre pochi anni prima, lui era davvero bravo a suonare e ed era stato molto felice quando anch'io avevo deciso di avvicinarmi a quello strumento. Da quando lui era morto, però, io avevo smesso di prendere lezioni e la utilizzavo sempre di meno. Pizzicai leggermente le corde e feci una smorfia quando constatai che era completamente scordata; con pazienza girai tutte le chiavi fino ad ottenere un suono gradevole poi cominciai a suonare, dapprima debolmente e poi facendo vibrare le corde usando tutta la mia energia vitale.
Suonavo e non capivo più niente, le mie dita si muovevano sulle corde metalliche producendo suoni carichi di emozione e passione, finché anche la mia voce decise di accompagnare quella melodia
-Knock-Knock-Knockin' on Heaven's doooooooor…-
Quella canzone dei Guns'n Roses era stata la prima che avevo imparato a suonare, e anche la mia preferita. Chiusi gli occhi e mi abbandonai alla musica, non avevo bisogno di concentrazione, voce e dita si muovevano in modo automatico senza che io dovessi comandarle.
Cessai di suonare e riaprii gli occhi, sorridendo come raramente mi capitava di fare.
_______________________________________________________________________________

Mi rigirai più volte il libretto fra le mani, senza capacitarmi di ciò che avevo fatto.
Non avevo più pensato al furto che avevo commesso finchè, una volta tornato nei miei alloggi, non avevo ritrovato il libro, e da allora avevo continuato a fissarlo senza trovare il coraggio di aprirlo.
Quel gesto poteva costarmi caro, molto caro, avevo rubato un libro dalla biblioteca personale della Serafina Nike! Quando si trattava di punizioni, gli angeli non ci andavano molto per il sottile e, al contrario di quello che si diceva sulla terra, non erano molto pieni di misericordia.
Ebbi l'impulso di tornare indietro di corsa, prostrarmi ai piedi di Nike e restituirle il suo libro implorando perdono per il mio peccato. Probabilmente qualunque angelo sano di mente avrebbe agito in quel modo, ma data la mia anormalità decisi di dare ascolto alla mia crescente curiosità che mi urlava forte e chiaro di aprire il volumetto. Lo sfogliai pagina per pagina e constatai che era scritto a mano. Era colmo di frasi in greco antico che parlavano della vita in quelle città e di racconti su dei e creature mitologiche, ma vi erano anche molti commenti personali, e, cosa che mi stupì, moltissimi disegni. Più che di un libro, quel quaderno aveva l'aria di un diario, probabilmente il diario personale di Nike. Questo non migliorava di certo la mia situazione, ma in quel momento ero completamente assorto nella lettura, mi domandavo come una come lei potesse essere così interessata alla vita terrena e soprattutto, come avesse fatto a raccogliere tutte quelle informazioni sull'antica Grecia.
Lo scorrere dei miei pensieri fu interrotto bruscamente da Tom
-Hey ciao…com'è andata?- Mi chiese sedendosi accanto a me
-Bene- Risposi -La trasformeranno-
Tom sorrise
-Ne sono felice…cosa stai leggendo?- Mi domandò poi, notando il diario che io, stupidamente, non avevo nascosto al suo arrivo
-Un libro- Risposi vago, ma fortunatamente lui non fece altre domande
___________________________________________________________________________

Mi guardai nello specchio del bagno della scuola, il trucco era quasi del tutto colato e i capelli bagnati. Perché diamine quegli idioti dovevano scegliere proprio me come vittima del loro stupido scherzo?
Quella mattina stavo percorrendo la solita strada dalla fermata alla scuola, quando, poco prima del cancello, un gruppo di ragazzi dell'ultimo anno, capitanati da un tizio grassoccio, erano saltati fuori dal nulla e avevano cominciato a tirarmi addosso dei gavettoni d'acqua, così, tanto per divertirsi, io nemmeno li conoscevo. Probabilmente è stata anche questione di sfiga, non penso avessero voglia di beccare proprio me, ero solo la prima ragazzina sfigata che aveva avuto la sventura di passargli davanti.
Stavo quasi per mettermi a piangere, non sarei mai riuscita a sistemarmi in tempo per l'inizio delle lezioni e il fatto di dover passare l'intera giornata bagnata come un pulcino mi frustrava, e non poco.
Mi struccai e mi ritruccai di nuovo a tempo di record, poi mi raccolsi i capelli con un fermaglio e decisi di poter risultare passabile, ma, ahimè, non potei evitare le occhiate sorprese e i borbottii da parte di studenti e professori. A testa bassa e rossa per la vergogna, mi trascinai fino all'angolo più sperduto della classe, dove si trovava il mio banco. Gloria era assente quel giorno, non potevo nemmeno contare sul suo conforto, inutile quella giornata aveva deciso di andare nel verso sbagliato.
Durante la ricreazione me ne stavo appoggiata al muro accanto alle macchinette sorseggiando un orribile caffè che sapeva di acqua sporca, quando mi sentii picchiettare su di una spalla
-Hey ciao…Lara- Mi salutò Kristian
-Wow, ti ricordi addirittura il mio nome!- Commentai sarcastica, regola numero uno, che sfortunatamente per lui non conosceva, mai parlarmi quando sono scazzata. Lui non fece una piega alle mie parole, anzi, assunse un'espressione mortificata
-So quello che ti hanno fatto stamattina, non badarci, sono degli idioti, ma ho già provveduto a parlarci…se ti giocano ancora qualche brutto tiro gliela farò pagare!-
Arrossii immediatamente…lui mi aveva difeso, li aveva addirittura minacciati e tutto questo lo aveva fatto…per me!!
-G-grazie, ma non importa, mi hanno solo bagnata un po'- Dissi con le guance in fiamme, lui mi sorrise e mi sfiorò il viso con un dito facendomi incrociare i suoi occhi magnetici
-Nessuno deve permettersi di darti fastidio- Mi sussurrò dolcemente
-Perché ti interessi così tanto a me?- Riuscii a domandargli, lui mi guardò in modo strano
-Perché? Non ti piace?- Mi chiese, quasi preoccupato
-No mi piace…mi piace troppo- Sussurrai, lui sorrise e mi diede un leggero buffetto sulla guancia prima di andarsene. Lo guardai allontanarsi, inutile cercare di negarlo: ero completamente in suo potere
 
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th&twilightxs
view post Posted on 7/6/2011, 17:16




tenera Lara **
continua presto!
 
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Freiheit97
view post Posted on 11/6/2011, 19:16




Capitolo VI: Nightmare

Faceva freddo, non nel senso sulla pelle, anche perché non avrei potuto sentirlo. Era un gelo pungente che mi prendeva da dentro e allo stesso tempo mi faceva bruciare come se fossi appena entrato in una fornace. Il gelo e il calore però, non mi facevano male, quanto più mi davano una strana sensazione di angoscia. Dove mi trovavo? Come c'ero arrivato? Queste domande popolavano la mia mente e non riuscivo ancora a trovare le risposte.
Il mio corpo si muoveva autonomamente, senza che dovessi dargli alcun comando e mi stava portando fino all'entrata di una caverna da cui proveniva un pungente odore di zolfo.
Cercai con tutte le mie forze di tornare indietro, e invece continuavo a muovermi fin dentro l'entrata di quella grotta oscura. Ero terrorizzato, non avevo mai provato una sensazione del genere prima d'ora e non era un bene.


.elam e eneb art aznereffid è iv noN



Una voce profonda e gutturale echeggiò nella caverna, mi voltai agitato in tutte le direzioni ma non riuscii a vedere nulla.


…onitsed out led aruap reva ived noN



Non riuscivo a comprendere alcuna parola, la voce continuava a ripetere suoni inquietanti ma all'apparenza privi di senso. Che razza di strana lingua era quella?
Le gambe fremevano per scappare eppure io mi trovavo ancora bloccato in quel vortice di terrore.


.ossets et a eriggufs ioup non, itidnerrA



Mi feci coraggio e cercai un modo per comunicare con qualunque cosa si trovasse in quella grotta
"Non ti capisco…" Provai a dire, ma le parole restarono intrappolate nella mia gola e nessun suono scaturì dalla mia bocca aperta.
L'ennesimo rumore in quella caverna riuscii a comprenderlo perfettamente. Una risata, scura, inquietante e maligna.


Capirai quando ne avrai bisogno…




Mi rispose, come se mi avesse letto nel pensiero
"Chi sei?" Pensai intensamente, un'altra cupa risata echeggiò nello spazio vuoto attorno a me e un'ombra scivolò silenziosa oltre le mie spalle. Mi voltai di scatto. Nulla.
"Fatti vedere!"
Rise di nuovo e poi decise, finalmente, di mostrarsi a me.
Vidi l'ombra arrampicarsi lungo la parete, ancora avvolta nell'oscurità, ma questa volta riuscii ad intravedere il corpo lungo e sottile e le enormi ali nere come la pece. Mentre l'essere saliva, graffiava la roccia sottostante provocando un rumore stridulo ed agghiacciante che mi fece rabbrividire. Rise notando la mia razione e poi si fermò su di uno spuntone di roccia.


Avanti avvicinati, non ti farò niente…tu mi servi.



"Scappa!" Urlò ogni singola particella del mio corpo, eppure esso sembrava ubbidire costantemente alla voce, e allora fui costretto ad avvicinarmi quanto bastava per intravederne l'aspetto quasi…umano, non fosse stato per le ali, ma i capelli lunghi e scuri mi impedivano di vederlo in viso.
"Chi…Che cosa sei?"
Alzò di scatto la testa mostrando un sorriso maligno. Ma non fu la sua espressione a paralizzarmi dallo stupore e dal terrore.
Il volto era pallido e scarno con un'espressione più che inquietante e gli occhi erano rosso sangue. Ma anche con quelle differenze non potevo avere dubbi sull'identità di quel viso, nonostante cercassi in tutti i modi di darci una qualunque altra spiegazione, quegli occhi continuavano a trafiggermi. No! Non poteva essere vero…
-Sono te, Bill- Disse, sempre con lo stesso orribile sorriso stampato in volto.
Urlai, urlai disperatamente, ma ancora non riuscivo a sentire il suono della mia voce
"No, no, no!!"

-NOOOOOOOOOOOO-
Mi alzai di scatto con gli occhi sbarrati dall'angoscia.
-Bill, Bill che succede??- Mi chiese Tom, probabilmente svegliato dalle mie urla.
Non riuscivo a rispondere, boccheggiavo soltanto con le immagini di quel tremendo incubo ancora fisse nella mente. Non esistevano parole per poter descrivere l'insieme di tremende sensazioni che aveva portato con sé quella visione
-Bill, rispondimi!!-
Ritornai in me e mi concentrai su Tom
-è stato solo un sogno- Dissi -Solo un sogno- Ripetei cercando di convincere sia lui che me stesso delle mie parole.
-Qualunque cosa vediamo in sogno è destinato a compiersi nel futuro, lo sai bene-
Tremai al solo pensiero. Aveva ragione, noi angeli avevamo il potere di prevedere il futuro, sia nostro che della Terra, durante il sonno. Poche volte questi sogni erano chiari; nella maggior parte dei casi si trattava di visioni all'apparenza assurde ed inspiegabili, che venivano comprese soltanto quando l'evento si manifestava. Il sogno che avevo fatto io, però, non lasciava presagire nulla di buono, e non avevo alcuna intenzione di raccontarlo a Tom
-Bill, avanti racconta- Mi disse il mio amico, ansioso di scoprire quale visione mi avesse potuto turbare così nel profondo.
-Lascia perdere- Dissi voltandomi dall'altra parte, ma sfortunatamente lui non demorse
-è così grave?- Mi chiese preoccupato
-Non ti riguarda- Risposi lapidario. Allora Tom sbuffò e mi afferrò per una spalla costringendomi a guardarlo in faccia
-Qualunque cosa riguardi te, riguarda anche me- Mi disse serio. Come potevo dire di no a quegli occhini nocciola?
Sospirai ed iniziai a raccontargli il mio incubo per filo e per segno, omettendo però un particolare, non gli dissi che quell'essere in realtà ero sempre io.
Tom sembrava piuttosto sconvolto alla fine del mio racconto:
-Che cosa ti diceva esattamente quel…coso?- Mi domandò
-Te l'ho già detto, parlava una lingua incomprensibile…-
Tom appoggiò il mento sulla mano, pensieroso
-Impossibile, noi siamo in grado di parlare ogni lingua esistente…tranne quella dei demoni!- Si illuminò alla fine ma io scossi la testa
-No, sono certo che non lo fosse, ma non era nemmeno un angelo, o un a qualunque altra creatura che io conosca…- Dissi mordicchiandomi le labbra, quella situazione mi stava innervosendo sempre di più. Aggiungendoci il fatto che non avevo ancora raccontato tutta la verità a Tom si poteva benissimo capire in che stato mi trovassi, rischiavo di cedere da un momento all'altro.
-Hai detto che aveva un paio di ali piumate giusto?- Mi chiese il biondo scuotendomi dai miei pensieri
-Sì, come le nostre, ma nere-
Tom si batté d'improvviso una mano sulla fronte, colto dalla soluzione
-Un Caduto.- Concluse infine guardandomi, io rabbrividii e distolsi lo sguardo dai suoi occhi, perché altrimenti sarebbe stato troppo facile per lui vedere la mia preoccupazione.
Non c'era sorte peggiore per un angelo, i Caduti erano coloro che avevano commesso peccati talmente gravi da non poter più essere accettati nei cieli, e venivano quindi esiliati nel limbo fra il nostro mondo e la Terra. Alcuni di loro decidevano di abbracciare completamente l'oscurità e passavano la loro esistenza all'Inferno. Ma il più delle volte continuavano semplicemente a vagare senza meta, finché la loro esistenza non perdeva completamente significato e allora essi si rintanavano da qualche parte soli, pregando eternamente una morte che non sarebbe mai potuta arrivare.
Allora questo significava il mio sogno? Per qualche motivo io sarei stato fatto cadere? Il mio pensiero volò immediatamente al libro di Nike, ma di sicuro quel furto non era abbastanza per una punizione tanto tremenda. No, doveva trattarsi di qualcosa che avrei combinato in futuro, ma come avrei potuto io commettere un atto tanto grave?
-Non è possibile…- Sussurrai, ma non abbastanza piano perché il mio amico non mi sentisse
-Bill, che cos'hai?- Mi chiese Tom apprensivo. Ovvio che fosse preoccupato, quel giorno avevo assunto comportamenti decisamente assurdi.
-Nulla, nulla… Senti, non parliamo più di questo incubo ok? Tanto se deve succedere succederà, di qualunque cosa si tratti- Dissi sbrigativo, dovevo chiudere il discorso il più in fretta possibile, non so quanto sarei potuto persistere nel mio silenzio se avessimo continuato a parlarne.
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Arrivai alla fermata in attesa che passasse la vettura giallo sporco che mi avrebbe riportato a casa, ma mi stupii di me stessa quando mi accorsi che, in realtà, non stavo aspettando soltanto l'autobus.
Eccolo là, in fondo alla via che si incamminava pazientemente verso la fermata, sistemandosi di tanto in tanto il ciuffo ribelle. Come avevo fatto a non accorgermi prima di lui? Era davvero bellissimo, colpito dalla luce del sole che faceva brillare i suoi occhi. Quando il suo sguardo si posò su di me mi salutò con un cenno ed io risposi debolmente al suo saluto, chiedendomi come mi la temperatura fosse salita così all'improvviso.
Si posizionò accanto a me, ma non disse nulla. Voleva che per una volta fossi io a rompere il ghiaccio; che lo facesse per misurare l'interesse che avevo per lui? No, non gliela avrei data vinta così facilmente.
-Oggi c'è proprio bel tempo- Mi disse, dopo qualche minuto di silenzio si era finalmente arreso: uno a zero per me. Quasi mi scappò un sorrisetto, ora potevo anche abboccare…in fondo se lo meritava:
-Certo, oggi il sole è proprio luminoso, questa giornata mette quasi allegria- Commentai
-Non sarà mai bello quanto te - Disse, prendendomi in contropiede. Accidenti! Questa non me la sarei mai aspettata. Arrossii violentemente distogliendo lo sguardo da lui, ma a giudicare dalla sua dolce risatina, doveva essersi accorto della mia reazione. Kristian-Lara: Uno pari.
-Che c'è?- Mi domandò, come fingeva bene la sua innocenza
-Niente è che…non sono molto abituata a ricevere complimenti- Lui mi guardò, sembrava sinceramente sorpreso
-Che cosa imperdonabile- Disse scuotendo la testa e strappandomi un sorriso
-Sai…a volte mi sembra quasi di essere invisibile, è come se alla gente non importasse se sono viva o morta, felice o triste…non so se mi capisci…-
Intanto arrivò l'autobus ed entrambi salimmo sul mezzo.
Per quasi tutta la durata del viaggio Kristian non mi rivolse più la parola, arrivai a chiedermi dove avessi sbagliato. Probabilmente si era accorto di quanto fossi sfigata e perennemente depressa, lo capivo, se avessi potuto anch'io sarei stata alla larga da me stessa.
Per questo rimasi profondamente sorpresa, non so se in bene o in male, quando lui mi afferrò la mano poco prima che l'autobus arrivasse alla mia fermata. Ebbi appena il tempo per voltare la testa che le sue labbra erano già incollate sulle mie e vi posavano sopra un bacio breve e casto. Non provò nemmeno a far entrare la lingua nella mia bocca, appena dischiusa per incastrarsi con la sua. Non chiusi gli occhi e non pensai minimamente a quello che mi stava accadendo, non ne avevo bisogno. L'autobus frenò di colpo e noi due ci staccammo, io lo guardai per una manciata di istanti e poi, senza dire una parola, scappai via dalla porta scorrevole appena aperta, con le guance in fiamme.
Non c'è che dire, aveva segnato senza dubbio una bella tripletta. La partita si era conclusa così: quattro a uno per Kristian. Le mie labbra, che ancora sapevano di lui, si incurvarono disegnando un sorriso ebete sul mio viso, mentre constatai che, effettivamente, il sole brillava davvero tanto quel giorno.
 
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th&twilightxs
view post Posted on 13/6/2011, 17:22




un caduto, un caduto, sto qui uccide Kristian.
cmq sei davvero brava! complimenti, mi piace troppo**
bellissimo il bacio
continua prestoooo :D
 
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Freiheit97
view post Posted on 20/6/2011, 15:15




Capitolo VII: New Feelings

-No, cioè…salto la scuola per un giorno e te riesci a sbaciucchiarti con un gran tocco di gnocco?! Dovrei fare assenze più spesso!-
Gloria mi era letteralmente saltata addosso quella mattina non appena le avevo raccontato del mio incontro con Kristian, ho dovuto raccontarle ogni minimo dettaglio e probabilmente in questo momento lei si stava facendo già dei film mentali su un nostro matrimonio con eventuali bambini al seguito.
-Non mancare più tata…come farei a sopravvivere senza sentire la tua dolce vocina perforarmi i timpani?- La presi in giro. Che volete farci, eravamo l'una l'opposto dell'altra caratterialmente…eppure ci volevamo un bene dell'anima, anche se a volte io ero restia a confessarle le mie sensazioni proprio perché lei amava prendere tutto sul ridere, quando invece per me, ogni piccola cosa era da vivere intensamente e con il massimo delle emozioni.
Quella mattina, però, ero talmente presa da ciò che mi era accaduto il giorno prima che non potevo non dirglielo, sarei voluta andare sulla cima di una montagna e gridare al mondo l'insieme di sentimenti che avevo nel cuore: Gioia, confusione, appagamento…e paura. Sì, perché avevo il terrore folle che lui potesse ancora cambiare idea.
-Hey bella addormentata, là c'è il tuo principe azzurro!- Esclamò improvvisamente indicandomi un punto col dito. Voltandomi, vidi il mio "principe azzurro" alias Kristian chiacchierare animatamente con un paio di suoi amici; rideva sereno e guardandolo meglio compresi che, tanto per dirla alla Gloria, era davvero un bel "tocco di gnocco"
E quel "tocco di gnocco" in quel momento si era accorto che lo stavo fissando e, dopo avermi salutata con un cenno, si avvicinò verso di me
-Ti lascio tata, in bocca al lupo- Mi sussurrò Gloria ridacchiando sorniona
-No, Glo…- Sussurrai tra i denti ma lei se le era già svignata.
Appena mi voltai di nuovo, Kristian era già davanti a me con uno strano sorriso sulle labbra
-Ciao- Disse
-Ciao- Ripetei io in un soffio
-Senti, volevo parlarti di quello che ci è successo ieri…il bacio…io…io…-
Ecco, lo sapevo, stava cercando il modo per dire che non sapeva che cosa avesse in testa quando mi ha baciata e che non devo costruirmi castelli per aria perché a lui io non interesso e…
Mi afferrò entrambe le mani nelle sue
-Io vorrei davvero che fra di noi ci potesse essere qualcosa di…di serio, certo non voglio bruciare le tappe però…-
Smisi di ascoltarlo. Il mio cervello era irrimediabilmente andato in tilt e non potei fare altro che decidere io di prendere l'iniziativa quella volta. Allungandomi appena in punta di piedi lo coinvolsi in un secondo bacio, questa volta molto più appassionato di quello del giorno prima, sentii le sue labbra incurvarsi verso l'alto mentre le nostre lingue si esploravano la bocca a vicenda e le sue mani calde mi accarezzavano i fianchi.
Stavo davvero troppo bene.
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Mi aveva sempre fatto bene guardarla ogni volta che avevo bisogno di cancellarmi dalla mente il mondo che mi circondava, guardavo lei, mi immedesimavo nella sua vita sorridendo della sua risata e rattristandomi delle sue lacrime. Allora perché quel giorno, in cui avevo davvero un disperato bisogno di non pensare, perché proprio in quel momento sentivo un peso opprimermi quando la guardavo?
Eppure lei era felice. Era davvero felice tra le braccia di quel ragazzo. Lei lo baciava con passione e lui sfiorava dolcemente il suo corpo e la sua pelle. Chissà come sarebbe stata liscia e soffice al tatto la sua pelle, chissà che odore aveva…Avrei tanto voluto poterlo scoprire, avrei tanto voluto essere io a renderla felice. Come poteva quel ragazzo pretendere di starle così vicino? Non la conosceva affatto…Io invece, erano anni che la guardavo, anni che avevo imparato ogni sua preferenza, ogni sua sensazione, ero io che sapevo quando e perché stava male, io che avrei dovuto abbracciarla in quel modo perché solo io potevo capirla davvero.
Mi spaventai dei miei stessi pensieri "Bill calmati, non ha senso quello che pensi, non puoi averla e non devi nemmeno volerla, piantala!" Mi sdraiai sospirando pesantemente, perché mi sentivo così, non avrei dovuto che cos'era quel dannatissimo peso che mi opprimeva lo stomaco?
"Gelosia?" Fece una voce antipatica dentro di me. No, tutte sciocchezze, non potevo certo essere geloso soltanto perché quel ragazzo poteva baciarla e io no, no io ero intrappolato lì, segregato in una prigione che si faceva sempre più stretta e mi stringeva il petto in una morsa d'acciaio.
Era troppo, troppe emozioni in un giorno solo, troppe emozioni per uno che dovrebbe essere una creatura perfetta, priva di dolore, peccati o desideri…Troppe emozioni per uno che non dovrebbe possederne.
Non c'era nessun altro quel giorno alla Sorgente, allora decisi di fare una pazzia, aprii il diario di Nike e cominciai a sfogliarlo, l'avevo già letto tutto il giorno prima, e avrei fatto meglio a restituirlo, ora che mi ero tolto la curiosità, ma non l'avevo fatto, non ancora e non mi importava. Non mi importava se improvvisamente sarebbe potuto apparire qualcuno e cogliermi in flagrante nel mio peccato, non mi importava che cosa mi sarebbe potuto succedere se mi avessero scoperto, non mi importava la delusione di Tom e l'amarezza che avrebbe provato Nike. No, non più.
Arrivai alla fine del libro e a stento trattenni un grido di stupore. Ero sicurissimo di averlo letto pagina per pagina e invece, alla fine c'era un ultimo foglio in cui vi era scritta una specie di breve filastrocca. A differenza del resto del libro, questa scritta non era in greco, bensì in angelico ed io avrei potuto giurare di averla già letta da qualche altra parte…solo non mi ricordavo dove.
Decisi di mostrarla a Tom, lui adorava tutte le cose che riguardavano la nostra storia e via dicendo e, anche se non lo aveva mai ammesso, sapevo che lui avrebbe voluto fare parte di qualche alta carica, per questo aveva imparato qualunque cosa gli potesse servire per raggiungere il suo obbiettivo segreto. Certo, probabilmente non gli sarebbe andata a genio il come mi fossi procurato quel libro, ma io sentivo di dover scoprire a tutti i costi che cosa significasse quella scritta.

Tom sembrava molto sorpreso, no ora era arrabbiato, e ora forse semplicemente incredulo
-Quindi, ricapitolando…- Disse, lo vedevo concentrarsi per cercare di metabolizzare tutto ciò che gli avevo detto
-Hai trovato questo libro mentre curiosavi nella libreria della Serafina Nike, che poi si è rivelato essere il suo diario, visto che ti incuriosiva tanto hai pensato bene di rubarlo e di leggertelo tranquillamente, e adesso ci hai trovato dentro una strana scritta e mi stai chiedendo di capire di che cosa si tratta perché sei curioso??-
Annuii piano
-Il punto è quello- Affermai, lui scosse nervosamente la testa
-No, no…io non voglio averci niente a che fare-
-Avanti Tom…Ne ho estremamente bisogno!- Lo pregai
-Forse non ti rendi conto della gravità della situazione, sai che dovrei denunciarti vero? Ma non l'ho fatto e non lo farò, perché sono molto legato a te…ma ora non puoi venirmi a chiedere di essere tuo complice!-
Le sue parole mi colpirono forte
-Ho solo rubato un libro…- Dissi piano
-Appunto Bill, Ru-ba-to!! Ho accettato Le tue innumerevoli stranezze per anni ma ora stai esagerando, restituiscilo, lo dico per te-
Sospirai
-Ok, lo farò…ma prima, per favore, dimmi di che cosa si tratta, sono certo di averla già letta da qualche parte-
Vidi Tom mordersi le labbra pensoso, poi, sbuffando sonoramente, mi prese il libro dalle mani e lo sfogliò fino ad arrivare alla pagina incriminata
-Oddio- Sussurrò appena dopo aver letto con pazienza ogni riga della frase
-Che c'è? Di che cosa si tratta??- Gli domandai impaziente
-Sembrerebbe una normale formula di trasformazione ma…- Cominciò ma io lo bloccai
-Fermati un attimo…formula di trasformazione??- Dissi, senza capire
-Se avessi studiato almeno un po' durante la tua vita sapresti di che cosa sto parlando…questa è la formula che usano i Serafini e più raramente i Cherubini per poter arrivare fino al mondo terrestre…Quasi tutti gli angeli ne sono a conoscenza, ma pochi ottengono il permesso di utilizzarla…- Spiegò -Però in questa c'è qualcosa di strano, come un incantesimo offuscante, in grado di non far percepire la presenza di questa magia agli altri angeli e inoltre alla fine ci sono queste altre due parole: "kysto" e "jillian" corpo ed essenza…-
-E quindi?- Tagliai corto io, mentre sul viso di Tom si disegnava un'espressione tra lo stupito e il vittorioso
-Nike aveva trovato il modo di ottenere un corpo terreno- Disse in un soffio, poi disse anche qualcos'altro ma la mia mente già vagava lontano e un sorriso si dipinse sul mio volto.
-Grazie Tom…- Sussurrai
-Prego ma… perché fai quella faccia? -

-Oh no, no Bill, non pensarci nemmeno!!-
Il suo commento fu categorico non appena gli raccontai della mia folle idea. Diamine, ora che avevo trovato qualcosa che mi avrebbe permesso di raggiungere quel mondo che da tanto ammiravo, non avrei permesso nemmeno a lui di fermarmi
-So che è una pazzia però…devo farlo Tom, solo per una volta promesso!-
Tom scosse la testa
-Bill, tu hai una vaga idea di che genere di punizione potresti ricevere per una cosa del genere?- Disse in tono pacato ma serio più che mai
Mi tornò alla mente il mio incubo. Sì, sapevo a che cosa stavo andando incontro, ma non mi importava
-Sai Tom, tu penserai che io sia pazzo, anzi, in verità lo sono davvero- Dissi -Ma ti assicuro che sarei disposto ad accettare qualunque cosa pur di poter guardare le stelle dal basso, pur di poter sentire il freddo e il caldo…- Socchiusi appena gli occhi -Pur di poter sentire la pioggia battermi sulla pelle e bagnare ogni centimetro del mio corpo-Conclusi, Tom scosse la testa
-Hai dimenticato la cosa più importante…è per lei che lo stai facendo, vero Bill?- Sorrise, non potevo tenergli nascosto proprio nulla.
Annuii e basta e rimasi sorpreso quando lui si avvicinò a me e mi posò una mano sulla spalla
-In questo momento mi sento quasi più folle di te a dirtelo ma…Io ti coprirò Bill, però tu devi giurarmi che fra due giorni sarai di nuovo qui, che restituirai il libro a Nike e che la finirai con tutte queste manie ok?-
Io sorrisi:
-L'ultima cosa non posso proprio promettertela-
Tom mi sorrise di rimando
-Non importa, a me mi vai bene proprio per le tue stranezze-
Mi abbracciò, era bello e…morbido. Chissà se gli umani provavano questo quando si stringevano tra loro.

 
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th&twilightxs
view post Posted on 20/6/2011, 19:11




CITAZIONE
-Bill, tu hai una vaga idea di che genere di punizione potresti ricevere per una cosa del genere?- Disse in tono pacato ma serio più che mai
Mi tornò alla mente il mio incubo. Sì, sapevo a che cosa stavo andando incontro, ma non mi importava

ecco la punizione! ecco spiegato tutto, forse!


CITAZIONE
Mi abbracciò, era bello e…morbido. Chissà se gli umani provavano questo quando si stringevano tra loro.

tenerezza, tenerezza!


Brava brava brava, mi piace sempre di più! continua presto!
 
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22 replies since 29/3/2011, 14:13   227 views
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