12.04.2010; The sun will shine like never before ♥, Milano

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»Kioto;
view post Posted on 25/4/2010, 11:06




h 6.00 AM
Roma.
E' a quell'ora che suonò la sveglia, ma io non avevo dormito quella notte. Stavo pensando ancora al concerto di Roma, alle emozioni che avevo provato e Eddy, il mostriciattolo che ha preso vita in me dal 18 Dicembre 2008, non faceva altro che ballare. Continuavo a muovermi, lottando contro di Sara che, immersa nel suo sonno profondo e silenzioso, mi rubava le lenzuola.
Guardavo fuori, la luce che entrava in camera e mi ripetevo: "Manca poco".
Poi la sveglia suonò.
« Hai dormito? » mi chiese Sara.
« Sì » risposi. « Due ore »
« Mh, è già qualcosa » aveva detto alzandosi per andare in bagno, ancora assonnata.
Ci mettemmo un’eternità per prepararci, contando che io non avevo fatto la borsa perché la notte aveva piovuto ed era fradicia. Ma poi uscimmo. Ed eravamo in estremo ritardo. La metropolitana era piena zeppa di gente, non che la cosa mi meravigliasse visto che era Lunedì ed erano quasi le 7 di mattina.
La nostra meta era la stazione di Termini, ma mai ci saremmo aspettati un tale caos là dentro. Avevamo perso 2 treni e, guardando nel tabellone mi accorsi una cosa.
« Quand’è il prossimo?! » chiese mio padre guardandosi attorno, forse con la speranza di vedersi il treno davanti che lo salutava.
Controllai l’ora e poi di nuovo il tabellone.
« Esattamente fra 2 minuti » risposi.
« Cosa?! » esclamarono tutti, mia sorella compresa.
Binario 23 – credo – e iniziò la corsa frenetica per mezza stazione alla ricerca di questo treno fantasma. Dove diamine era quel maledettissimo binario?!
7.29, stava per partire e mia mamma continuava a dire che era colpa mia che non uscivo dal bagno e passando davanti a superfici riflettenti potevo vedere il mio riflesso che mostrava non una diciassettenne che stava andando a Milano per incontrare i suoi idoli, ma una barbona in carne ed ossa. Con che razza di faccia mi sarei presentata davanti a Loro?!
Un misero istante e vidi sbucare dal nulla il binario ricercato e mi fiondai per entrare.
Qualche minuto dopo eravamo all’aeroporto di Fiumicino, all’imbarco.
Dio solo sapeva che santo mi stesse assistendo quei giorni, stavo vivendo senza mangiare e senza bere per il semplice fatto che avevo una morsa allo stomaco che mi impediva di ingerire qualsiasi cosa.
Per non parlare del gesso che pesava e il mio braccio destro era diventato praticamente inutile con quell’affare.
Una volta nell’aereo Sara mi passò una cuffietta. Si entrava in un mondo fatto esattamente come il concerto della sera precedente. Si entrava in un mondo che sapeva di umanoidi e balletti immaginari.
E noi eravamo sull’aereo che ci avrebbe portate dritte dritte a Milano, la nostra meta, con un hostess che di chiamava, manco a farlo apposta, Georg.
Non George o Giorgio, proprio Georg!
L’arrivo a Milano non fu uno dei migliori perché alla partenza avevano imbarcato il bagaglio di Sara, facendoci pagare un’aggiunta e come due turiste inesperte, affidandoci all’orientamento e seguendo la gente che era uscita insieme a noi, ci dirigemmo verso quello che doveva essere il “ritiro bagagli”.
Poi successe, senza preavviso.
Entrambe sentimmo il cellulare vibrare.
« Ma che ca..?! » fu il commento di Sara che non vedeva nulla nello schermo del cellulare.
Strabuzzai gli occhi leggendo l’sms e il numero che me l’aveva mandato.
« Oh mio Dio! Oh mio Dio! » iniziai a respirare a fatica, stringendo un braccio di Sara e fermandola in un angolo. « E’ la Universal! E’ la Universal! » continuavo a ripetere e poco dopo si unì anche lei quando riuscì a leggere il messaggio.
Maledissi me stessa per non avere un briciolo di credito per fare lo squillo necessario a confermare la mia presenza e poco dopo Sara mi disse che c’era la segreteria telefonica. Continuammo a cercare il ritiro bagagli in un silenzio quasi innaturale, interrotto solo da qualche « Ma quanto Cristo è grande sto posto?! ». Poi arrivammo, Sara prese la sua valigia ed uscimmo, verso un bar.
La mia colazione? Una Coca Cola, ovviamente! Eddy era rientrato in azione, come sempre. Ed è palese che i miei genitori mi avessero fatto una ramanzina a riguardo. Ma stavo in un altro mondo, completamente.
Cercammo un modo per arrivare all’hotel, l’Holiday Inn, e optammo per prendere una corriera che ci portasse in centro.
Fuori grandinava.
E i ragazzi erano arrivati a Milano 10 minuti prima di noi.
Altra vibrazione al cellulare, ma ripetitiva. Non poteva essere un messaggio.
Presi il cellulare; una chiamata persa.
Lessi il numero.
« Chi è?! » domandai più a me stessa che agli altri, visto che non potevano saperlo. Poi squillò anche il cellulare di Sara e il numero era lo stesso.
« Non rispondo! » disse.
« Rispondi! » la ammonii.
Rispose con un « Pronto? »
E poi la sentii dire: « Sì, sono io.. oh salve Paolo! Sì, è qui con me! »
Sentii le gambe cedere e mi aggrappai a mia mamma che sorrideva beata mentre iniziavo ad avere caldo, anche sotto la grandine del giorno e continuavo a balbettare: « E’ Paolo! E’ Paolo! »
« Sì, confermiamo entrambe. Oh sì, siamo appena arrivate, il tempo non è dei migliori ma ci arriviamo. Va bene, a dopo. ERA PAOLO! ERA PAOLO! »
Mai prima d’allora avrei pensato che una chiamata potesse farmi così felice. Mai.
Inutile dire che entrambe salvammo il numero di telefono!
Milano era quasi come una casa per me, nonostante non l’avessi mai visitata a dovere. Ma mi sentivo bene anche in mezzo a quella grandine così fastidiosa.
Il risultato fu che arrivammo all’hotel in taxi. Era a dir poco disperso, una vera presa per il culo.
Ma almeno era pulito e carino. Nulla a che vedere con Roma, erano due cose completamente diverse.
La camera mia e di Sara era la 713. Era grande, avevamo una vetrata che dava al giardino dell’hotel e poi alla strada e a Milano.
Era il momento di prepararsi.
Non capivo granché e ricordo a malapena mia madre che mi metteva le mani addosso per truccarmi, poi c’era Sara con la sua maschera e il phon. Mangiai un pezzo di pizza per pranzo, con il massimo dello sforzo, e poi con Sara prendemmo un altro taxi per arrivare al Datch.
Il mondo era riverso per terra a fare la fila. Sembrava l’apocalisse. Il taxi ci fermò dietro alcune bancarelle e un tizio si avvicinò chiedendo se volevamo comprare un biglietto per il concerto e, con un ghigno sul viso, fummo ben felici di rispondere: « No grazie, lo abbiamo già! »
L’attesa diventò snervante.
Incontrai Antonia, mi presentò altre ragazze e poi con Sara restammo in un angolo a contemplare insieme il fatto che fossimo davvero là, a qualche metro dai ragazzi. Perché era palese che fossero già arrivati.
Il camioncino della Seven era già là, rompendo i coglioni. Ops, scusate, ma ho un odio puro verso quel dannato coso.
Mi voltai, e in lontananza vidi due figure a me perfettamente conosciute.
Erano loro.
I Paoli.
Strinsi il braccio di Sara e glieli indicai con la testa, dicendo « Sono loro! »
Ci alzammo e aspettammo che fossero prima le altre ad avvicinarsi a loro, che si erano fermati davanti ad un’aiuola.
Monico con una valigetta e un paio d’occhiali da sole, Pigozzo con una felpa rossa e le mani in tasca.
Monico chiese i nomi.
Io e Sara fra le ultime.
« Oh ciao! Com’è andato il viaggio? » chiese Pigozzo, rivolto a Sara che sbiancò presa alla sprovvista.
« Oh sì, tutto bene, grazie! »
Le ragazze che erano là erano diverse da me e Sara, tutte composte, ben vestite, alcune con tacchi vertiginosi, altre con minigonne da paura.. e io, ovviamente, ero la più bassa.
Ci dissero che ci saremmo rivisti qualche minuto dopo perché non potevamo ancora entrare. I minuti passarono, un altro avviso di stare nelle vicinanze che saremmo entrate di lì a poco. 16.40 di fronte all’ingresso era il nuovo appuntamento. Così decisi di prendere il cellulare e di chiamare Sasi. Mi rispose Ilenia (altra mia figura di merda perché ero convinta fosse Sasi e invece no!) e mi passò la mia collega abruzzese.
Il camioncino della Seven divenne il nostro punto d’incontro, e vagai come una matta con Sara alle spalle. Finché poi la vidi che si sbracciava aggrappata ad una transenna. Le corsi incontro e la abbraccia, era esattamente come la immaginavo, così tenera e con una voce dolcissima.
La security rompeva le palle, così dopo un po’ fui costretta ad allontanarmi con la promessa che ci saremmo riviste presto.
Tornammo davanti a Spizzico e ci sedemmo, aspettando la fatidica ora. Poi le ragazze iniziarono ad avvicinarsi all’entrata e le imitammo. I Paoli uscirono dopo un po’ e ci portarono dentro. Salimmo delle scale e poi ci trovammo fuori, al freddo. Non so quanto tempo passammo su quella terrazza, ma il vento non aiutava, eravamo in alto e io e Sara non conoscevamo nessuno.
I ragazzi continuavano a ritardare, Paolo ci diceva che stavano facendo delle riprese per il DVD ma che ci avrebbero fatto entrare presto.
Poi ci fecero entrare nel palazetto e ci sedemmo in alcuni divanetti. Sentivo una leggera ansia, ma non volevo farmi mangiare da Eddy, per quanto potesse avere un controllo assurdo su me.
Il tempo passava, addirittura andavamo in bagno a gruppi (e le scale mobili erano inutili visto che erano SPENTE! Cosa che aveva borbottato anche Pigozzo!).
Poi ci avvertirono che dovevamo scendere. Presi Sara e mi piazzai davanti. Nessuno dove passare davanti a me e lei. Anche se Sara mi diceva « Cazzo stai facendo?! ».
Scendemmo al piano di sotto e riconobbi il bagno.
« Allora, quando apriranno le porte, con molta calma, mettete le borse in un angolo e poi andate verso il palco che sta in fondo. Non potete portare cellulari né macchine fotografiche, la security non l’ha permesso. Va bene? »
Annuimmo tutte, ma sapevo che poche l’avevano ascoltato per davvero, e iniziavano a spingere nonostante fossimo in 20 circa.
Dall’interno sentii Paino f Love e l’assolo di Tom. Sarei voluta morire. Stava suonando a qualche metro da me e avevo una porta e ventimila bodyguard che mi separavano da Lui.
Poi la canzone finì e non vidi l’ora di entrare. Gente che entrava e usciva, i Paolo davanti a noi per paura che qualcuno iniziasse a correre.
E poi aprirono le porte. Lanciai la borsa e tirai Sara per un braccio. Vidi dove volevo arrivare, vidi il palco, vidi una luce puntata sul punto che mi interessava. Vidi Lui.
La transenna mi si ficcò nel petto da quant’era alta o da quant’ero bassa io. Ma vedevo Lui, così tremendamente bello e reale davanti ai miei occhi. Tom.
Con la chitarra tra le mani, che suonava. E mi sentii morire quando sollevo lo sguardo, incrociando di nuovo il mio, quasi come la prima volta, e mi rivolse un sorriso.
Alcune ragazze iniziarono ad urlare, catturando la Sua attenzione. Sara rideva, io restavo ferma con le braccia incrociate sopra la transenna a godermi quei momenti. C’era Lui, basta. Bill passeggiava da una parte all’altra, Gustav stava al suo solito posto e Georg dall’altra parte, acclamato da altre ragazze.
Avevo urla bloccate nella gola, non volevo sembrare una pazza isterica, anche perché io e Sara avevamo iniziato a morire sulle transenne, ridendo da sole senza un motivo ben preciso e il bodyguard tedesco ci guardava incuriosito. Quando gli sorrisi si voltò dall’altra parte!
Poi spostai lo sguardo su Tom e fu allora che lo chiamai, lasciando che solo il Suo nome uscisse dalla mia gola.
Sollevò lo sguardo e, in quel frammento di tempo, strizzò un occhio, per poi riprendere a suonare. Lo fece con una naturalezza assurda, lasciandomi immobile, resettando tutto quello che stavo provando, accendendo un incendio tra le mie corde vocali.
Poi se ne andarono, Gustav non ci degnò neanche di un saluto, uscì come se fosse invisibile e ci fecero uscire.
Tornammo dove eravamo prima del soundcheck, un po’ tutte con i nervi a fior di pelle.
Il tempo passava, si avvicinavano le 18 ma avevano posticipato l’apertura dei cancelli alle 18.30.
Sentivo un’ansia assurda, ma restavo comunque calma. I minuti passavano, sembravano interminabili.
E provo la stessa ansia anche ora, nonostante siano passati giorni su giorni.
Aprirono i cancelli, vidi ragazze correre disperate verso il parterre, da su.
E dalle enormi vetrate potevo scorgere la fila che raggiungeva la strada.
Poi i Paoli, alle nostre spalle, ci chiamarono e ci fecero radunare tutte davanti ad un ascensore.
Ci avvisarono che dovevamo stare calme, saremmo entrate nel backstage e saremmo passate sotto le tribune ma non dovevamo farci vedere.
« Tutto chiaro? Possiamo fidarci? »
Annuimmo tutte e poi ci dirigemmo verso il back.
Io e Sara le ultime. Non volevo essere la prima del meet, volevo vederli bene.
Attraversammo un lungo corridoio bianco, un po’ come quelli del DVD di Zimmer 483 e al nostro fianco vidi i bauli con scritto “Tokio Hotel”. Lasciai che un brivido mi attraversasse la schiena mentre li sfioravo come un’idiota con la mano sinistra.
Entrammo in un’altra stanza, io e Sara accanto ad una porta.
Solo allora mi ricordai che dovevo ancora tirare fuori la macchina fotografica e il CD da autografare e, con una mano monca, tirai fuori tutta la mercanzia, ricacciando nello zaino le cose al momento inutili.
Al mio fianco, Baby litigava con la sua borsa.
La porta accanto a me e Sara si aprì di scatto, colpendoci e costringendoci a spostarci. Un bodyguard guardò oltre la porta, lo stesso i Paoli, ma nessuno uscì, e qualcuno disse: « No, non ancora, un attimo. »
Una morsa allo stomaco, e sentii che non avrei più mangiato per il resto della serata.
Erano loro, erano là dietro, oltre quella porta bianca, esattamente alle mie spalle.
E io che volevo essere l’ultima! Sarei stata fra le prime!
Vedevo le altre ragazze iniziare ad agitarsi e mi stupii di quanto fossi calma fuori. Ma dentro di me sapevo che si stava scatenando una guerra.
Poi la porta si aprì di nuovo, e vidi Bill uscire. Poi Tom. Poi Georg. Ed infine Gustav.
« Hi! » salutarono, sorridenti.
« Hi! » ricambiarono tutte, ma non sentii nulla uscire dalla mia gola, avevo quasi perso la voce.
Presero dei pennarelli e iniziarono gli autografi. Prima Bill.
« Can you also sign here? » gli chiesi mostrandogli I lgesso.
« Yeah! » rispose e firmò anche sul gesso.
Mi voltai e mi trovai Tom davanti, quasi come se fosse tutto un sogno.
Avevo perso la sensiblità. Completamente.
Gli sorrisi mentre firmava, sapevo che non poteva vedermi.
« Can you also sign here? »
« Ja »
Mi prese il braccio e firmò al centro dell’unico spazio libero che avevo lasciato apposta.
« Thank you! »
Georg era davanti a me, feci la stessa domanda anche a lui che si trovò a firmare in un angolo per via dell’autografo megalomane di Tom, che si era divertito a fare ghirigori attorno al suo nome. E dall’espressione di Georg, dedussi che aveva letto il Pflaume che aleggiava sopra la sua firma e, reprimendo una risata in un verso simile ad un grugnito, mi voltai verso Gustav che mi firmava il libretto di Zimmer.
Chiesi anche a lui di firmarmi il gesso e acconsentì come gli amici.
Li guardai andare più avanti, rimettendo il libretto in borsa.
Erano veri, in carne ed ossa.
Finirono il giro e si posizionarono per fare le foto.
Ecco la prima fan, una ragazza disabile visibilmente emozionata.
Poi toccò a Sara e vederla tra di loro mi fece sorridere. Era tutto vero, stava accanto a Bill, sorridente.
Poi toccò a me. Mi avvicinai a Bill e Tom, il primo che parlava con Georg e gli chiesi se poteva scambiarsi con Tom.
Lo sguardo di Bill si posizionò su di me, non ebbi il coraggio di guardare Tom. Credetti che avesse capito, perché sorrideva, ma poi lo vidi spostarsi per farmi mettere tra lui e il fratello, e tra di me pensai: “Dio no! Che figura di merda!”
E così spalancai gli occhi e, alquanto imbarazzata, dissi: « No, no! Can you change position with Tom? »
Bill continuava a guardarmi come se fossi un’ebete, ma Tom se la rideva e aveva capito cosa diavolo stessi dicendo, anche perché avevo iniziato a fare gesti. Così lo vidi muoversi verso di me e, presa da chissà quale follia, gli afferrai un braccio, facendo vedere a Bill che cosa stavo chiedendo.
Le ragazze alle mie spalle si misero a ridere, e anche i ragazzi.
Sentii la mano di Tom poggiarsi sulla mia maglietta e poi sulla mia schiena, sentii la Sua presa che mi avvicinava a sé, mentre la mano di Georg si posava dall’altra parte, più staccata.
Mi trovai così, a qualche millimetro da Lui, con il corpo attaccato al Suo.
Sentii il Suo profumo, il Suo respiro, la Sua mano.
Sentii un sorriso imbarazzato farsi strada sul mio viso.
Il Suo calore che mi abbracciava.
Giurai che quella sarebbe stata più di una foto per me. Giurai di aver perso il senno. Ma dopo il flash, riuscii comunque a dire « Thank you! » e a sentire il Suo « Grazie! ».
Sentivo ancora il Suo tocco sulla mia maglietta, avevo i brividi sulla pelle, li percepivo.
Sollevando lo sguardo lo vidi di nuovo dietro Bill, che si staccava dal muro con lo sguardo perso nel vuoto e mi chiesi come diamine facesse a farmi quell’effetto.
Volevo altro, volevo riprovare quel tocco, volevo sentire di nuovo il suo profumo. Non l’avrei mai scordato, ne ero sicura.
Finirono il giro di foto. E si avviarono per andare via.
« E i regali?! » chiesi perplessa.
« Li prendiamo noi » disse Paolo.
Scossi la testa. Non volevo darli a loro. Assolutamente no.
Così presi le lettere.
« Bill? »
Si voltò, guardandomi e gli porsi le lettere. Allungò un braccio per prenderle ma un bodyguard si mise fra noi, bloccandolo. Giurai che gli avrei spaccato la testa. Ma poi Bill lo scavalcò, facendo indietreggiare Tom che schivò una sua imminente gomitata, e afferrò tutte le lettere con una mano, regalandomi uno smagliante sorriso.
Non smetterò mai di ringraziarlo per quello. Non perché ci fosse qualcosa di mio là in mezzo, io non ho dato niente per loro. Solo per il semplice fatto di avermi dimostrato che non è un montato, che se vede che una fan vuole dargli qualcosa, lui la prende. A prescindere da tutto. E con questo smontò la mia teoria “Ho fatto una figura di merda con Bill, di sicuro mi odia”.
Alle sue spalle Tom aveva visto la scena e si era voltato a guardare.
Mi salutò agitando la mano e sorridendo. E come un’ebete quale sono, risposi a quel saluto e gli feci una smorfia. Non ho neanche idea del perché, ma lo feci. Facendolo ridere.
Uscirono così com’erano entrati; dal nulla. Presi la borsa in spalla, Sara per mano e corsi via, verso il parterre.
Era già pieno, ma non mi importava. Avevo avuto la mia vittoria, avevo avuto quello che volevo. E mi sentivo tremendamente bene. Felice.
Ci sedemmo in un angolo a riguardare le foto e un odore non nuovo mi arrivò alle narici. Mi guardai attorno ma Lui non c’era. Poi mi fissai la spalla e mi annusai la maglietta.
Sì, avevo ancora il Suo profumo.
Il concerto quella sera sembrò interminabile. Sentivo le gambe farmi male, ma non mi importava. Ero con Loro. Ero con Sara. E tutto bastava. Sentivo le parole delle canzoni penetrarmi dritte al cuore, come frecce scoccate da Cupido.
Le più belle. Le più significative per quella sera. Per quei giorni che avevo appena vissuto.
Nonostante fosse la seconda volta, riuscivo ancora a stupirmi di quanto potessero essere bravi e di quanto potesse trasmettere quel concerto.
E poi, durante Phantomrider, riuscii a meravigliarmi di me stessa: piangevo.
“Now I’m here, no more fears. Angel don’t you cry I’ll meet you on the other side”
Fu come se sentissi quella frase come mia. E quando Bill cantò “Goodbye” realizzai che era finito tutto. Ma era iniziata una nuova sfida.
Li avrei rivisti, ne ero certa.
Pardon, li rivedrò. Ne sono più che certa (:
 
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½ nyna
view post Posted on 25/4/2010, 11:26




CITAZIONE
Allungò un braccio per prenderle ma un bodyguard si mise fra noi, bloccandolo. Giurai che gli avrei spaccato la testa. Ma poi Bill lo scavalcò, facendo indietreggiare Tom che schivò una sua imminente gomitata, e afferrò tutte le lettere con una mano, regalandomi uno smagliante sorriso.
Non smetterò mai di ringraziarlo per quello. Non perché ci fosse qualcosa di mio là in mezzo, io non ho dato niente per loro. Solo per il semplice fatto di avermi dimostrato che non è un montato, che se vede che una fan vuole dargli qualcosa, lui la prende

Non vincerò mai un meet,ma se un giorno ci riuscirò,voglio riuscire a dimostrare la stessa cosa u.u
 
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»Kioto;
view post Posted on 25/4/2010, 17:28




CITAZIONE (½ nyna @ 25/4/2010, 12:26)
CITAZIONE
Allungò un braccio per prenderle ma un bodyguard si mise fra noi, bloccandolo. Giurai che gli avrei spaccato la testa. Ma poi Bill lo scavalcò, facendo indietreggiare Tom che schivò una sua imminente gomitata, e afferrò tutte le lettere con una mano, regalandomi uno smagliante sorriso.
Non smetterò mai di ringraziarlo per quello. Non perché ci fosse qualcosa di mio là in mezzo, io non ho dato niente per loro. Solo per il semplice fatto di avermi dimostrato che non è un montato, che se vede che una fan vuole dargli qualcosa, lui la prende

Non vincerò mai un meet,ma se un giorno ci riuscirò,voglio riuscire a dimostrare la stessa cosa u.u

Mai dire mai, cara (:
Ho rivalutato molto Bill dopo quella sera xD
 
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Happy__Nene
view post Posted on 1/5/2010, 23:37




CITAZIONE (»Kioto; @ 25/4/2010, 12:06)
Dall’interno sentii Paino f Love e l’assolo di Tom. Sarei voluta morire. Stava suonando a qualche metro da me e avevo una porta e ventimila bodyguard che mi separavano da Lui.
Poi la canzone finì e non vidi l’ora di entrare. Gente che entrava e usciva, i Paolo davanti a noi per paura che qualcuno iniziasse a correre.
E poi aprirono le porte. Lanciai la borsa e tirai Sara per un braccio. Vidi dove volevo arrivare, vidi il palco, vidi una luce puntata sul punto che mi interessava. Vidi Lui.
La transenna mi si ficcò nel petto da quant’era alta o da quant’ero bassa io. Ma vedevo Lui, così tremendamente bello e reale davanti ai miei occhi. Tom.
Con la chitarra tra le mani, che suonava. E mi sentii morire quando sollevo lo sguardo, incrociando di nuovo il mio, quasi come la prima volta, e mi rivolse un sorriso.
Alcune ragazze iniziarono ad urlare, catturando la Sua attenzione. Sara rideva, io restavo ferma con le braccia incrociate sopra la transenna a godermi quei momenti. C’era Lui, basta.




T.T
tu..cioè davvero non sai come ti capisco. sono convinta che tu tutto questo te lo sia meritata,perchè si capisce,anche semplicemente da come scrivi,che lui per te è importante davvero.per questo sono felice che tu non sia una fan di quelle che non sopporto,e che non c è bisogno di descrivere. si capisce che tu a lui ci tieni. che ti importa terribilmente. ed è proprio per questo che ti capisco.



Poi toccò a me. Mi avvicinai a Bill e Tom, il primo che parlava con Georg e gli chiesi se poteva scambiarsi con Tom.
Lo sguardo di Bill si posizionò su di me, non ebbi il coraggio di guardare Tom. Credetti che avesse capito, perché sorrideva, ma poi lo vidi spostarsi per farmi mettere tra lui e il fratello, e tra di me pensai: “Dio no! Che figura di merda!”
E così spalancai gli occhi e, alquanto imbarazzata, dissi: « No, no! Can you change position with Tom? »
Bill continuava a guardarmi come se fossi un’ebete, ma Tom se la rideva e aveva capito cosa diavolo stessi dicendo, anche perché avevo iniziato a fare gesti. Così lo vidi muoversi verso di me e, presa da chissà quale follia, gli afferrai un braccio, facendo vedere a Bill che cosa stavo chiedendo.
Le ragazze alle mie spalle si misero a ridere, e anche i ragazzi.
Sentii la mano di Tom poggiarsi sulla mia maglietta e poi sulla mia schiena, sentii la Sua presa che mi avvicinava a sé, mentre la mano di Georg si posava dall’altra parte, più staccata.
Mi trovai così, a qualche millimetro da Lui, con il corpo attaccato al Suo.
Sentii il Suo profumo, il Suo respiro, la Sua mano.
Sentii un sorriso imbarazzato farsi strada sul mio viso.
Il Suo calore che mi abbracciava.
Giurai che quella sarebbe stata più di una foto per me. Giurai di aver perso il senno. Ma dopo il flash, riuscii comunque a dire « Thank you! » e a sentire il Suo « Grazie! ».
Sentivo ancora il Suo tocco sulla mia maglietta, avevo i brividi sulla pelle, li percepivo.Volevo altro, volevo riprovare quel tocco, volevo sentire di nuovo il suo profumo. Non l’avrei mai scordato, ne ero sicura.


e questa è la parte migliore (: sei stata davvero fortunata,lasciatelo dire.
come hai raccontato tutta la giornata è stupendo.
e non ho molte altre parole da scrivere.
sono felice che tu ti sia messa a raccontare tutto (:
il tuo racconto mi ha fatto sognare di poter essere così vicina a lui anch io un giorno..

oddio ora mi sto dilungando in cose che non c entrano molto perciò mi fermo ^^
volevo solo commentare,in fondo.
ciao

 
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»Kioto;
view post Posted on 3/5/2010, 21:04




CITAZIONE (Happy__Nene @ 2/5/2010, 00:37)
CITAZIONE (»Kioto; @ 25/4/2010, 12:06)
Dall’interno sentii Paino f Love e l’assolo di Tom. Sarei voluta morire. Stava suonando a qualche metro da me e avevo una porta e ventimila bodyguard che mi separavano da Lui.
Poi la canzone finì e non vidi l’ora di entrare. Gente che entrava e usciva, i Paolo davanti a noi per paura che qualcuno iniziasse a correre.
E poi aprirono le porte. Lanciai la borsa e tirai Sara per un braccio. Vidi dove volevo arrivare, vidi il palco, vidi una luce puntata sul punto che mi interessava. Vidi Lui.
La transenna mi si ficcò nel petto da quant’era alta o da quant’ero bassa io. Ma vedevo Lui, così tremendamente bello e reale davanti ai miei occhi. Tom.
Con la chitarra tra le mani, che suonava. E mi sentii morire quando sollevo lo sguardo, incrociando di nuovo il mio, quasi come la prima volta, e mi rivolse un sorriso.
Alcune ragazze iniziarono ad urlare, catturando la Sua attenzione. Sara rideva, io restavo ferma con le braccia incrociate sopra la transenna a godermi quei momenti. C’era Lui, basta.




T.T
tu..cioè davvero non sai come ti capisco. sono convinta che tu tutto questo te lo sia meritata,perchè si capisce,anche semplicemente da come scrivi,che lui per te è importante davvero.per questo sono felice che tu non sia una fan di quelle che non sopporto,e che non c è bisogno di descrivere. si capisce che tu a lui ci tieni. che ti importa terribilmente. ed è proprio per questo che ti capisco.



Poi toccò a me. Mi avvicinai a Bill e Tom, il primo che parlava con Georg e gli chiesi se poteva scambiarsi con Tom.
Lo sguardo di Bill si posizionò su di me, non ebbi il coraggio di guardare Tom. Credetti che avesse capito, perché sorrideva, ma poi lo vidi spostarsi per farmi mettere tra lui e il fratello, e tra di me pensai: “Dio no! Che figura di merda!”
E così spalancai gli occhi e, alquanto imbarazzata, dissi: « No, no! Can you change position with Tom? »
Bill continuava a guardarmi come se fossi un’ebete, ma Tom se la rideva e aveva capito cosa diavolo stessi dicendo, anche perché avevo iniziato a fare gesti. Così lo vidi muoversi verso di me e, presa da chissà quale follia, gli afferrai un braccio, facendo vedere a Bill che cosa stavo chiedendo.
Le ragazze alle mie spalle si misero a ridere, e anche i ragazzi.
Sentii la mano di Tom poggiarsi sulla mia maglietta e poi sulla mia schiena, sentii la Sua presa che mi avvicinava a sé, mentre la mano di Georg si posava dall’altra parte, più staccata.
Mi trovai così, a qualche millimetro da Lui, con il corpo attaccato al Suo.
Sentii il Suo profumo, il Suo respiro, la Sua mano.
Sentii un sorriso imbarazzato farsi strada sul mio viso.
Il Suo calore che mi abbracciava.
Giurai che quella sarebbe stata più di una foto per me. Giurai di aver perso il senno. Ma dopo il flash, riuscii comunque a dire « Thank you! » e a sentire il Suo « Grazie! ».
Sentivo ancora il Suo tocco sulla mia maglietta, avevo i brividi sulla pelle, li percepivo.Volevo altro, volevo riprovare quel tocco, volevo sentire di nuovo il suo profumo. Non l’avrei mai scordato, ne ero sicura.


e questa è la parte migliore (: sei stata davvero fortunata,lasciatelo dire.
come hai raccontato tutta la giornata è stupendo.
e non ho molte altre parole da scrivere.
sono felice che tu ti sia messa a raccontare tutto (:
il tuo racconto mi ha fatto sognare di poter essere così vicina a lui anch io un giorno..

oddio ora mi sto dilungando in cose che non c entrano molto perciò mi fermo ^^
volevo solo commentare,in fondo.
ciao

Ma figurati! Anzi, mi fa paicere che la gente commenti (:
Grazie :3
 
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Happy__Nene
view post Posted on 3/5/2010, 21:57




(: ero in depressione time e dopo aver letto quello che avevi scritto mi sono messa a pensare che prima o poi capiterà anche a me insomma della serie "su con la vita" >.<
oddio sto rincominciando a scrivere cose che non c entrano niente ahah ookay mi fermo (:
ciao ^^
 
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»Kioto;
view post Posted on 4/5/2010, 15:37




CITAZIONE (Happy__Nene @ 3/5/2010, 22:57)
(: ero in depressione time e dopo aver letto quello che avevi scritto mi sono messa a pensare che prima o poi capiterà anche a me insomma della serie "su con la vita" >.<
oddio sto rincominciando a scrivere cose che non c entrano niente ahah ookay mi fermo (:
ciao ^^

ahah la speranza non deve mai morire (:
 
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6 replies since 25/4/2010, 11:06   109 views
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