11.04.2010; Roma

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»Kioto;
view post Posted on 18/4/2010, 15:17




Erano le 6.00 del mattino quando io e Sara, la mia migliore amica, ci siamo svegliate nella nostra stanza di un b&b nella zona EUR di Roma. Ed erano le 8 quando, dopo una colazione veloce al bar di sotto e dopo aver preso la metro per EUR Palasport in una innaturale solitudine, ci siamo appostate al Palalottomatica per fare la fila. Una mattinata intera a fare avanti e indietro, con il timore che iniziasse a piovere da un momento all’altro, tra una partita di Uno e una paparazzata al fake di Bill che girava tra i bagni. Per l’ora di pranzo la nostra posizione era cambiata di qualche metro ma in compenso avevamo fatto amicizia con Martina, Valentina, Silvia e Simona. La gente continuava a spingere, si diceva addirittura che nell’altra parte qualcuno aveva fatto a botte.
Guardavo il mio biglietto e c’era scritto “Terzo Anello Numerato”. Non dovevo starci nel parterre, ma stavo aspettando Giorgia e Ele per darmi i biglietti del parterre, dovevo scambiare i miei e di Sara.
Il tempo passava lento, era una continua tortura. Autobus del Coach Service che passavano e la folla che si alzava in piedi ad urlare e a salutare (chi, non si sapeva perché i vetri erano completamente oscurati). Poi c’erano Frangè, Rebè, Cristina, Laura, Chiara. E l’ansia aumentava, aumentava ogni momento, sempre di più.
Finchè arrivarono le 17.30. Avevo le gambe a pezzi e avevo mangiato un tramezzino in tutta la giornata. Sapevo che stavano per aprire i cancelli, ma dei biglietti di Ele e Giò manco l’ombra, stavano ancora aspettando che la Vodafone aprisse.
17.45, l’ansia aumentava, la gente spingeva e faceva caldo. Stringevo il biglietto tra le mani e continuavo a chiedere “E se ci beccano?”.
Avevo paura. Una tremenda paura, c’era un mostro dentro il mio corpo, un orrendo mostro che ballava e saltava, pronto a farmi stare male nel momento meno opportuno.
Eravamo una attaccata all’altra, il mio gesso che aveva iniziato a cambiare forma da solo e il mio zaino che era diventato un salvagente.
Poi accadde. La gente iniziò a correre, formarono dei gruppi e il Palasport diventava sempre più grande. Sempre più reale. Stringevo il biglietto, sentivo i polmoni vuoti e il cuore pulsare forte. Volevo entrare, volevo che quel momento passasse velocemente.
« Dovete aprire gli zaini, ve li controllano. »
Apriamo gli zaini, avevo un puttanaio là dentro. L’ultimo blocco, vedevo il tizio che staccava i biglietti farlo con fretta, ma posava lo sguardo su quello che c’era scritto. Era la fine, non sarei mai entrata, diventava una certezza.
E come una scema mi dicevo “No, io l’ho sognato, stavo nel parterre, stavo da Georg, e poi la bandiera di quella ragazza! La parte di Tom era rivolta verso me, sempre verso me, e ci sono troppi 6 e 9, non posso non entrare, io l’ho visto! Devo stare là sotto!”
E come se niente fosse consegnai il mio biglietto che venne strappato. Il ragazzo me lo riporse e mi spinse via.
« Sara! Fra! Rebè! » urlavo. Rebecca stava davanti a me, ha fatto vedere lo zaino ed è partita correndo. Mi avvicino, mi vedono il braccio, mi chiedono se ho acqua, nego e mi fanno passare. Corro, corro veloce, la borsa è aperta, cadono Cipster ma non mi importa, entro nel Palasport con Francesca al fianco e Sara alle spalle. I gradini mi spaventano, non so dove andare ma continuo a correre, so che devo farlo, so che posso arrivarci e non mi fermo. Vedo il parterre, vedo il palco, vedo Rebecca, vedo la gente davanti a me.
E realizzo: ero là. Da Georg. In quinta fila. Nel parterre, con un biglietto per il terzo anello.
Sara era dopo di me, Francesca, Rebecca e le altre al mio fianco. Era tutto vero, ero là.
E iniziai a piangere, sedendomi per terra, abbracciando Sara, Rebecca, Francesca. Non ci credevo, ma avevo tutto quel ben di Dio davanti agli occhi e non mi interessava se la gente mi guardava male. Stavo per rivedere i Tokio Hotel. Stavo per assistere al mio primo concerto. Stefania al telefono rideva, io non riuscivo a calmarmi, avevo iniziato a singhiozzare mentre la musica scorreva sotto le mie parole.
Le ore continuarono a passare, la gente aumentava, la tensione cresceva. E continuavo a chiedermi che cosa sarebbe successo dopo, che meraviglia mi si stava presentando.
E poi le luci si spensero e sentii la gente urlare. Io restavo immobile, sentivo il sangue scorrere veloce e freddo, un nodo allo stomaco orribile e il telone cadde. La sfera era davanti a me, luminosa, splendida. Si aprì lentamente e li vidi. Tutti e quattro.
Georg era davanti a me, Bill saltellava da una parte all’altra, Gustav stava in alto più gasato che mai e Tom era dall’altra parte ad amare la sua chitarra.
Fu una serata indimenticabile, le canzoni si susseguivano con una naturalezza unica, loro erano tremendamente umani per potermi svegliare. Il “Grazie mille” di Tom era troppo reale per poter essere frutto della mia immaginazione.
Faceva caldo, a momenti non respiravo e ringraziai infinitamente Georg quando lanciò l’acqua. Lo stesso Bill. E poi arrivò il turno di Tom.
Lo vidi lanciare i suoi plettri. Lo vidi bere. E vidi di nuovo il suo sguardo slittare sul mio esattamente come 6 mesi prima, e tirare indietro il braccio destra, prendendo la mira. Lanciò la bottiglia e giurai di poterla prendere. Ma mi spostai, perché avevo un braccio ingessato. E vidi una marea di gente addossarsi su quella che poteva essere la mia bottiglietta d’acqua. Mentre Lui stava ancora sul palco a fare la superstar della situazione e riuscì a farmi sorridere perché lo sapeva fare tremendamente bene.
C’era la ola di Gustav, un qualcosa di indimenticabile anche se devo aver ucciso le tedesche al mio fianco. C’erano loro su quel palco a qualche metro da me, e non davo importanza al resto del mondo, sapevo che quei momenti mi sarebbero rimasti per sempre nel cuore. E cosi è. Li ricordo ancora.
Roma ha realizzato uno dei miei sogni, prendendosi un briciolo di me. Roma ci aveva fatti incontrare di nuovo.
E quando tutto finì, fuori pioveva.
E cantare a squarciagola sotto la pioggia è qualcosa di innaturale, ma stavo bene. Loro sarebbero sempre rimasti con me, dopotutto. E da quel momento avevo un solo pensiero in mente: Milano.

SPOILER (click to view)
CITAZIONE
“No, io l’ho sognato, stavo nel parterre, stavo da Georg, e poi la bandiera di quella ragazza! La parte di Tom era rivolta verso me, sempre verso me, e ci sono troppi 6 e 9, non posso non entrare, io l’ho visto! Devo stare là sotto!”

Spiego, che sennò sembro più idiota di quanto in realtà possa essere xD
C'era una ragazza che aveva addosso la bandiera che c'è nel cofanetto di Humanoid e la parte dove c'era Tom era costantemente rivolta verso me e quella bandiera ha iniziato ad impressionarmi. Poi per il 6 e il 9 è una storia lunga, ma detto molto brevemente questi due numerini mi perseguitano da quasi un anno .-. E diciamo anche che quando pensavo ste cose avevo il cuore a fancùl :mah:
 
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½ nyna
view post Posted on 20/4/2010, 13:22




Sono l'unica che ha bellariamente mandato a fancu*o quello che controllava gli zaini?XD
 
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»Kioto;
view post Posted on 20/4/2010, 13:55




CITAZIONE (½ nyna @ 20/4/2010, 14:22)
Sono l'unica che ha bellariamente mandato a fancu*o quello che controllava gli zaini?XD

Io mi son spaventata perchè ne avevo 4 davanti e mi hanno bloccata XD
 
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½ nyna
view post Posted on 20/4/2010, 14:07




Ma io stavo fuori cioè HAHAH ci ho pure mandato quelle dei trucchi....Della serie Sguardo fisso dritto alla metaXD
 
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3 replies since 18/4/2010, 15:17   61 views
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