Porcellina sei solo mia
–amore in contrasto-
1
Una testa mora, dai capelli leggermente mossi.
Un corpo immobile sul letto, a pancia in giù come se fosse appena caduto di forza.
Una bocca semi aperta che sottolinea il riposo tranquillo e desiderato.
Le braccia che stringono il cuscino possessive per paura che possa cadere da un momento all’altro e disturbare il sonno.
Poi uno squillo del telefono, poi un altro, e ancora un altro.
Qualcuno aveva deciso che quella moretta distesa sul letto non potesse riposare quel giorno.
Carlotta alzò il volto assonnato e ancora ad occhi chiusi cercò a tastoni il cellulare sopra alla mensola alla sua destra.
Mentre la mano destra cercava di ravvivare gli occhi ancora chiusi, quella destra cercava il tastino giusto con il quale rispondere.
-…Onto??- La sua voce era bassa e grave, il sonno faceva una buona percentuale di quella voce apparentemente da cavernicolo dell’era mesozoica.
-Teshola!- Dall’altra parte del nokia, una voce urlò, una voce più arzilla, decisamente più sveglia della sua, tanto forte da costringerla ad allontanare il cellulare dall’orecchio.
-Shhh…- Supplicò riavvicinandolo e alzandosi dal letto, rimettersi a dormire darebbe stato un traguardo per lei.
-Carly… non stai ancora a letto vero?- La sua amica Laura dall’altra parte del cellulare con voce enigmatica sembrò rimproverarla nel sapere gia la risposta.
-No, sono in piedi.- Decisamente poco stabile in piedi Carlotta si aggrappò alla porta e l’aprì entrando in un luminoso corridoio.
-Ancora? Tra dieci minuti in piazza e non si discute!- Laura chiuse la chiamata mentre la moretta attaccandosi a un angolo della porta sembrava dormire ancora.
Ma quando il cellulare vibrò, la ragazza fu costretta ad aprire gli occhi, e lesse quel messaggio fastidioso come una zanzara.
<muoviti lo so che stai ancora dormendo!> Laura, la sua amica, era un ragazza esuberante poco più grande di lei.
Nella sua vita Laura non aveva difetti, era ricca, era bella, era intelligente, l’unica cosa che le mancava davvero era l’amore.
Carlotta mentre faceva colazione pensò a come la scuola torturasse la sua vita, lei voleva dormire, voleva riposarsi da quella vita che l’aveva stancata nella sua monotoneità.
Afferrò sul frigo il solito biglietto della madre, e sbuffando lo ripose al suo posto.
Anche quel giorno la sua famiglia era troppo impegnata per badare a lei e a sua sorella.
Dopo essersi vestita e lavata, rientrò in camera scuotendo un po la sorella
-Ehi, oggi mangio fuori, va dalla nonna ok?- Come risposa ottenne però solo un mugugno, sorrise e afferrando la giacca e lo zaino corse fuori da quelle quattro mura.
Voleva cambiare vita, voleva cambiare pensieri.
Voleva fare troppe cose, sarebbe stato impossibile farlo, o forse no…
Carlotta era seduta nel bus quando un immagine le venne in mente.
Un volto, un immagine, un sorriso, il suo sorriso.
Era una ragazza strana, quello lo aveva sempre saputo, era un mistero per chiunque non la conoscesse bene.
Era semplicemente il buio in un fascio di buio.
Scosse la testa a quel pensiero, lei non era come gli altri, era simpatica e sarcastica.
Odiava quando la definivano asociale.
Lei non lo era! Voleva fare amicizia con chi voleva lei, perché sforzarsi di essere qualcosa che non sei?
Arrivò a destinazione e scendendo dalle entrate, come suo solito fare, trovò Laura spazientita.
La bionda batteva il piede sinistro a terra mentre accigliata la guardava avvicinarsi, poi scoppiò a ridere.
Laura era diciotto anni vissuti, spassati, semplicemente quelli che tutti vorrebbero!
-Sei in ritardo!- Le disse spingendola un poco
-Non è stata colpa mia! L’autista guidava piano!- Ribatté la sedicenne sistemandosi la sciarpa intorno al collo.
-Non dire palle, ha fatto una curva che temevo che il bus si cappottasse!- Risero e si avviarono a scuola.
Scuola, cos’era la scuola?
Erano quattro mura dove gli studenti, obbligati a rimanerci, cercavano di passare il tempo andando a fare un giro per le classi, facendo arrabbiare i prof, prendendo note, flirtando nei bagni.
I bagni.
Non erano usati come comunemente ogni persona fa, no, erano come una sala d’attesa.
Nel mentre si attendeva una nota, si faceva un salto in bagno, per divertirsi prima della tempesta.
Arrivarono fuori dalla scuola, centinaia di ragazzi con facce assonnate si dirigevano come burattini verso l’entrata.
-Ci vediamo al break…- Disse la mora a Laura –e non ti imboscare in bagno!- la canzonò, l’altra sorrise e si diressero ognuna nella propria classe.
Carlotta, con fare solito, entrò in classe, la terza H.
Quando varcò la soglia rivide quelle facce da culo dei suoi compagni di classe.
I secchioni, gli svitati, le oche, i bulletti ed infine i più fastidiosi i Kaulitz.
Tom e Bill kaulitz, erano due gemelli diciottenni, ed erano componenti di una band molto famosa in Germania.
Gemelli monozigoti avevano però adottato stili diversi : uno hip-pop, e l’altro dark.
Bill, con uno stile dark, sfoggiava una capigliatura mora e liscia.
Dalla corporatura magrissima il Kaulitz più giovane aveva passato una esperienza scolastica traumatica nel biennio.
E ora, ormai diciottenne, voleva riscattarsi sugli altri, voleva sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.
Tom, il più vecchio, aveva invece uno stile hip-pop, completamente differente dallo stile che componeva nelle canzoni.
Il più calmo ma socievole dei due, il rastaro biondo si divertiva a collezionare chitarre e ragazze a seconda dei giorni.
L’ unica cosa che accomunava i due, oltre al patrimonio genetico era lo sguardo.
Due paia di occhi nocciola che ti fissavano a fondo, mettevano soggezione, tristezza, serenità, eccitazione.
Carlotta pensò sorridendo che avessero preso l’abbonamento alla bocciatura.
Segati per 2 anni di fila, i Kaulitz cercavano di rigare dritto, sfruttando però la classe secchiona, che si sentiva importante agli occhi dei due gemelli.
Camminando sotto lo sguardo delle ochette bionde tinte, la mora cercò il suo banco in mezzo alla massa trascinata in fondo la classe.
I banchi erano allineati su due file,in fondo alla classe, e sopra di questi i Kaultiz facevano colazione con brioches e caffè.
Bill rideva e scherzava con il gemello che, facendo gesti con le mani gli faceva capire di aver passato una bella serata.
Tom mentre rideva mostrava e stuzzicava un pircing al labbro inferiore, che faceva fremere tutte le ragazze, tranne lei.
Carlotta, era forse una delle poche ragazze se non l’unica a non subire il fascino della famiglia Kaulitz.
Odiava quei comportamenti sfacciati, quelle frasi indesiderate, quei commenti fuoriluogo, quegli sguardi nati per far imbarazzare una povera anima in pena come lei.
Arrivò al suo banco e lo scostò dalla mista posizionandolo a bordo classe, sotto lo sguardo indispettito di Tom.
La mora si sedette sulla sedia e si accasciò assonnata sul banco aspettando l’inizio delle lezioni.
-Ehi..- Una voce da maschio, scorbutica, irritata, semplicemente la sua.
La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi verdoni scurissimi attaccarono quelli nocciola e caramello di lui.
Quello sguardo strafottente, un po altezzoso, e pretenzioso.
-Che vuoi Kaulitz?- Carlotta gli rivolse uno sguardo poco simpatico,e lui rise sbattendo una mano sul banco accanto al braccio della ragazza.
-Calma il tono carina, è il primo giorno di scuola, e ti devo sopportare tutto l’anno, vedi di non farmele girare troppo sennò le altre ragazze come fanno?- Alzò il sorriso sotto la sua battuta squallida e la sua interlocutrice sorrise a sua volta.
-Tranquillo Tom, sono sicura che siete solo di passaggio qui…- Aveva lanciato una mina in un deserto, ma sarebbe scoppiata?
Il ragazzo rise di gusto scuotendo la testa e guardano il fratello che sorseggiava il caffè bollente
Poi voltò lo sguardo e se ne andò verso il fratello, l’amico Andreas e il suo clan di diciottenni bocciati.
-Che squallore…- Enunciò la ragazza ritornando appoggiata sul banco.
Durante la seconda ora, grazie al prof di storia la situazione si era ristabilita, portando anche i Kaultiz a fare attenzione.
Mentre prendeva appunti la moretta un po assonnata dall’argomento sentii picchiettarsi sulle spalle.
Non ci fece caso, e concentrata nella scrittura ignorò la chiamata e continuò a far scorrere la penna sul foglio.
-La regina Cleopatra e Antonio…- Il prof continuava a spiegare proprio come Carlotta continuava a ricevere picchiettate sulla schiena.
Dopo la terza volta di seguito si voltò indispettita –Che ce?-
-Di che nazionalità era Cleopatra?- Tom Kaulitz si divertiva a farle domande elementari per farle perdere il filo del discorso, lei non cedeva e gli rispose con naturalezza
-Egiziana..-
Ma mentre rispondeva il loro prof di storia aveva dato un informazione fondamentale e unica sulla vita di Antonio e Cleopatra, che però la mora non potè percepire.
-Prof può ripetere?- Chiese gentilmente ma il prof indispettito dalla mancata attenzione rispose a tono molto più gentile
-Ma certo che no, anzi perché lei e Kaulitz, non fate una ricerca per scoprirlo? Vi do tre giorni…- E detto questo scomparì dietro la porta con il suono della campanella
Il piccolo dispetto del prof era solo l’inizio di un qualcosa di più grande.
[continua]
Spero vi possa piacere!!
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bacioni