| regalinoXDXDXD poi scappo veramente per una settimana!!!!!XDXD
CAPITOLO 6.
Come è difficile sopprimere i sentimenti. A volte diventa fisicamente doloroso reprimere l’istinto. Sarà capitato a tutti almeno una volta di essere divisi tra istinto e mente. No,non vi sto parlando del cuore…. Il cuore lo si segue sempre quando si è innamorati. Se non lo si fa è sintomo che il cosiddetto Amore, quello con la ‘a’ maiuscola, non è tale…non è forte e sincero come lo si pensava. Mi riferisco, piuttosto, all’istinto. Quello che ti attanaglia le viscere, quello che non fa smettere di battere forte il cuore, la testa di pulsare e che se non frenato ti farebbe saltare addosso a una persona. Magari proprio la persona di cui non ti saresti mai aspettato di essere attratto, perché diversa, perché dice cose scomode. Attenzione, non false…ma scomode. Scomode perché vere. Brucia quella persona. Brucia come una piccola ferita aperta di cui si va fieri perché frutto di un azione di improvvisa follia, da cui non si ricava altro che felicità, pura e semplice gioia di vivere. Picchieresti quella persona. Perché ha saputo vedere oltre la famosa maschera, oltre quello che tu non vuoi che si veda di te, ma che per qualche strano motivo lei riesce a vedere. E ti chiedi il perché. Buffo come tante volte non ci siano risposte ai nostri perché. Poi c’è la mente. Ti tiene legato a un palo. Stretto e fermo. Costretto a ragionare. C’è sempre il rovescio della medaglia. Se da un lato la mente ti permette di non fare cazzate, dall’altra ti preclude eventi di straordinaria bellezza. Belli in quanto improvvisi, belli in quanto inspiegabili….e allora al diavolo la ragione. Il problema allora sorge spontaneo: quando permettere all’istinto di sopraffare la mente?
La giornata di impegni ‘lavorativi’ durò meno del solito per Tom Kaulitz. Di certo non perché meno colma di avvenimenti poco importanti sul piano personale ma importanti per milioni di fan (servizi fotografici, interviste, session varie e meet&greet), ma perché il chitarrista non vedeva l’ora di tornare in albergo. Lei era diventata quasi un pensiero fisso. Un obbiettivo da raggiungere. Un altro numero da aggiungere alla lista. Definizione? No, forse non era bellissima, ma aveva qualcosa di maledettamente particolare. Il rasta non si spiegava bene il perché di quella attrazione. Forte,prepotente, arrogante, che gli attanagliava le viscere. D’accordo, era messa bene in davanzale, ma non era nulla di stratosferico…. Era una persona arrabbiata, sfiorava l’essere acida. Erano bastate poche battute per farla incazzare. In seguito era scappata. E prima di andarsene aveva fatto centro. Le era bastata una serata per capire dove colpirlo e fare male. Anche al chitarrista stesso era parso di capire improvvisamente qualcosa di lei. Dietro quegli occhi neri pece c’era rabbia repressa. Tanta, tantissima rabbia repressa. *ma cosa diavolo sarà potuto accadere a quella ragazza per renderla così arrabbiata con la vita?* continuava a pensare Tom. Il suo piccolo viso dopo quelle battute fugaci ma efficaci, era tirato da smorfie, non di pura rabbia, ma di dolore…. Tom la aveva ferita. E lui non riusciva a capire come potesse essere possibile. La reazione però era stata immediata. La ragazza non si lasciava ferire senza poi lasciare il segno. E che segno. Le sue parole bruciavano ancora come lame incandescenti nella coscienza del ragazzo. Lei non aveva fatto la fila per ottenere un suo autografo, non aveva urlato a squarciagola il suo nome, non si era imposta di essere qualcuno diverso da lei per piacergli. No, era stata se stessa fin da subito. E aveva preteso che lui facesse lo stesso. Perché Tom invece non hai avuto il coraggio di farlo? Alla vista di quegli occhi lampeggianti di sorpresa prima e di rabbia poi, avresti voluto stringerla. Accarezzare quei capelli castani e ricci che sembravano di seta mentre venivano sfiorati dal vento placido di quella sera. Ora Tom voleva riscattarsi…voleva provare per una volta a essere se stesso con qualcuno che non fosse Bill, Georg, o Gustav….voleva essere il vero Tom anche con lei. Lei che era riuscita a vedere oltre la maschera del Sexgott… Ora Tom voleva sapere di più di quella ragazza, voleva capire se la sua rabbia fosse una maschera. Come lei aveva scoperto e messo i fatti in chiaro fin da subito ora toccava a lui dimostrarle che Tom Kaulitz non era certo da meno…
<ciao Amy!> disse nel cellulare Erwine. <ciao pazza! Ma lo sai che ore sono? Lo sai che non connetto prima delle 11.00….> rispose assonnata dall’altro capo del telefono l’amica. <ma smettila! Sono le dieci! Comunque se vuoi che chiudo non preoccuparti…vorrà dire che non saprai cosa è successo ieri sera> bisbigliò Erwine. <e adesso perché cazzo bisbigli? Già non capisco nulla dal sonno….alza la voce per favore!> urlò Amy. <shhh! Zitta non urlare…non posso dirti quello che è successo ieri in mezzo a tutte queste ragazzine allupate!> intimò Erwine che stava uscendo dall’hotel Hilton, cercando di uscire il prima possibile dalla folla di fan appostate lì notte e giorno. <ma che diavolo è successo?> domandò Amy. <siediti> ordinò Erwine. <sono già allungata…ma insomma parli o devo venire a Monaco per sculacciarti?> chiese Amy. < ah! Bella amica…finalmente l’ho incontrato Amy!> disse solennemente Erwine dopo essersi seduta su una panchina del parco vicino. <ma chi? Che cazzo dici Nene? Ma stai male?> ribattè l’amica. < ho parlato con Tom kaulitz, e per poco non mi baciava!> disse tutto d’un fiato Erwine. L’urlo di gioia di Amy sfondò i timpani a Nene. <non ci posso credere! No, è impossibile! Dimmi che non è un sognooo!> urlò Amy. <tze! Guarda che questo dovrei dirlo io! È possibile eccome! Se Maometto non va dalla montagna allora sarà la montagna ad andare da Maometto!> scoppiò in una risata Nene. Un altro urlo di Amy perforò un timpano di Nene. La ragazza raccontò tutto l’accaduto alla sua migliore amica e in conclusione si dissero: < ma hai intenzione di resistergli?> chiese Amy. < si, non voglio essere la classica tipa da ‘usa e getta’… alla fine non si ricorderebbe nemmeno il mio nome… non voglio essere solo un oggetto.> rispose indignata Nene. < ma Erwine! Lo sai che così lo perdi in partenza? Se non capisce che sei attratta da lui te lo sei giocato…> la rimproverò Amy. < vuoi che non lo sappia? Lo sai quanto mi costa non saltargli addosso ogni volta che mi guarda? Io ho anche un orgoglio da mantenere! Non voglio essere la sua puttanella!> < ma tu lo vuoi!> disse quasi urlando l’amica. < certo! Ma non così. Se il signor Tom Kaulitz mi vuole dovrà soffrire un po’…o almeno spero.> disse massaggiandosi la tempia Erwine. < riuscirai a resistergli? A quanto ho capito c’è tra voi un attrazione non da poco…dubito che riuscirai a mantenere i tuoi propositi…> bisbigliò Amy. <oh! Grazie per la fiducia e il sostegno! Tu si che mi rassicuri….tze…> disse sarcastica Erwine. < è un dato di fatto amore mio… a volte serve mandare l’orgoglio a puttane per essere felici…ricordatelo…> disse Amy prima di chiudere la conversazione.
Erwine sentì il cellulare dare segno a vuoto della conversazione chiusa. Rimase seduta sulla panchina ad ascoltare il cellulare squillare. Le parole dell’amica risuonavano prepotenti nelle sue orecchie. Sarebbe mai stata capace di abbassare l’orgoglio per un fine maggiore come quello della felicità? Avrebbe corso il rischio di perdere con un soffio l’oggetto di tanti suoi desideri? Una folata di vento prepotente le sfiorò il viso e la riportò sulla terra. Si legò distrattamente i corti ricci in una coda e si avviò verso la sua macchina. Dopo aver trascorso la mattinata ad aiutare famiglie socialmente e economicamente abbandonate dallo stato ad accudire i figli, decise di tornare dopo pranzo a Monaco, nel suo Hotel. Abbandonò le chiavi della macchina sul tavolo davanti all’entrata e scappò in bagno. Natura chiamava. (XD) Si alzò dal water, e si guardò nello specchio. Sciolse i ricci dalla piccola coda e si osservò con attenzione. Scoprì il busto dalla felpa e rimase in maglietta. No, decisamente non era la ragazza tipo di Tom Kaulitz. Era bassina, non superava il metro e sessantacinque , d’accordo, era formosa…ma l’insieme della sua persona non era super curato in stile Barbie. O almeno non lo era secondo i canoni ‘tommeschi’… Si guardò interrogativa. Non pensava di essere ‘brutta’ ma qualcosa non andava….un quadro per quanto bello possa essere non risalta come dovuto in una cornice scadente…. Che fare allora? Doveva cambiare per lui? Si passò distrattamente una mano su un morbido fianco. La sua faccia pulita le sembrava apposto. Perché sporcarla per farla diventare qualcosa o, peggio ancora, qualcuno che non voleva essere? Vestirsi un po’ più provocanti non era un male….anzi, nel suo caso sarebbe servito. Curare la propria immagine non sarebbe stato causa di un male…il suo pesce avrebbe abboccato all’amo… Ma non se ne parlava di stravolgere quello che era per lui…. “se Tom mi vuole deve accettarmi per come sono….non mi cambio per nessuno io….” Esclamò convinta. Si piazzò davanti all’armadio e si impose di scegliere qualcosa di decente da indossare, perché molto probabilmente sui bordi di quella piscina avrebbe ancora parlato con Tom. O almeno sperava che fosse così. La temperatura della camera non era proprio caldissima e la pelle della ragazza coperta solo dalla biancheria intima, cominciava a mostrare brividi . Coprì in fretta le sue corte gambe con un jeans nero a sigaretta; la scelta era stata veloce, ma la maglia non fu così altrettanto facile da scegliere. “dannazione! E ora cosa mi metto? Non posso mettermi una cosa troppo scollata, lì fuori si muore di freddo!” esclamò inferocita contro il povero armadio che non aveva colpe,ma subiva in silenzio il momento di pazzia di Erwine. Dopo quasi venti minuti passati senza risultato, e ancora in reggiseno davanti all’armadio dell’albergo, Erwine si arrese e optò per una maglia a collo alto violetta. Per le scarpe non ci fu problema di scelta, si infilò semplicemente delle decolletè nere,decisamente alte, lucide. Nene sbuffò all’idea del mal di piedi allucinante che l’attendeva a fine serata,ma si convinse che forse ne sarebbe valsa la pena. Non si truccò molto, o almeno scelse di non truccarsi molto pesantemente, giusto quello che serviva per far risaltare i suoi grandi occhi scuri e le labbra carnose, ancora più belle colorate da un neutro rossetto color rosa che opacizzava il suo colore naturale. Legò i capelli nella solita coda corta e si lasciò la porta della sua camera alla spalle. Mentre entrava nell’ascensore si infilò la chiave magnetica in una tasca del suo jeans e si lasciò portare verso la piscina. Come al solito il corridoio che portava all’area aperta in questione era irrimediabilmente in penombra, Erwine non si spiegava come mai lo staff dell’hotel avesse scelto di tenere chiuse le luci dei corridoi che portavano alla piscina…lo spettacolo non era proprio tra i più rassicuranti. Camminò con passi decisi e svelti fino alla porta di vetro che separava il corridoio dallo spazio aperto. Mentre poggiò la mano sulla maniglia della porta sentì una mano che si poggiava sulla sua spalla. Spalancò gli occhi in preda a fantasie da film horror. “ehi” sussurrò una voce calda alle sue spalle. Si girò e nell’ombra riconobbe a stento un imbarazzato Tom. “ehi” rispose prendendo fiato. “ma ti ho spaventata?” chiese il rasta aprendo la porta. “chi io?” disse con aria superiore. Tom scoppiò a ridere. “proprio tu…” disse tra le risate. “un po’ …” ammise infine Erwine. “scusami…non volevo metterti paura….” Disse Tom. “figurati” rispose lei. E illuminati dalla luce flebile dei faretti che facevano scintillare la piscina si diressero verso la postazione dove si erano scambiati il primo ciao….
[continua]
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