| Scusate per gli errori presenti. Spero vi piaccia. Enjoy it.
Capitolo secondo
Passarono dei mesi,la mia vita continuò, e proprio come avevo predetto, di lui nessuna notizia. Poi un giorno sul volo Milano L.A. lo stesso di mesi fa, prima classe, bhè era il mio lavoro. Passai tra le persone sino a… <<signore desidera qualcosa?>> chiesi cortesemente, senza neanche guardare chi avevo davanti, come sempre, era solo un cliente. Il ragazzo si tolse le cuffie e mi rispose svogliatamente dopo mezz’ora <<no, grazie>>. -ma solo gli sbruffoni viaggiano sempre in prima classe- pensai e prosegui in avanti poi sentii <<no aspetta>> mi fermai, adesso avevo riconosciuto la voce. Era lui. << ma sei tu?, Luna?>> mi chiese. Mi voltai, tipo la pubblicità della Pantene, con effetto swishh, lo guardai dritto negli occhi e sorrisi. - Dio, quanto è bello- pensai. <<sì, ciao.>> feci una pausa, <<come stai?>> gli chiesi. Iniziò scusandosi, e mi faceva strano; <<scusa se non mi sono fatto sentire>>, <<non c’è bisogno che ti scusi>> gli dissi, con la mia voce confortante da assistente di volo. <<no è giusto così>> continuò. Poi un colpo di tosse si intromise <<mi scusi è se la disturbo, ma lei è qui per lavorare, o per flertare con i clienti, è da mezz’ora che la chiamo, voglio un drink.>> con la sua voce acuta, da Luciana Litizietto quando prende in giro la gente, una signora ci distrasse. -mamma quanto mi danno ai nervi queste vecchie sgorbutiche piene di soldi- pensai irritata. <<eccomi, arrivo. Mi scusi tanto.>> dissi anche se avrei preferito mangiarmela. Portai cioè che quella civetta con la collana di diamanti desiderava e tornai alla mia postazione accanto a Mattia. <<quanto mi stanno qui, quelle riccone>> disse, concordai con un cenno. <<comunque, c’è FustacchioneNienteNotteDiFuocoConIlPiercing a ore nove che continua a fissarti.>> <<ahahahahha>> scoppiai a ridere <<ma che soprannome gli hai dato, più lungo no è?? Dissi sarcasticamente, lui accolse subito quella sfida <<okkey, FustacchioneNienteNotteDiFuocoConIlPiercingEFratelloCarinoAlSeguito ti fissaaa>> <<ahahah>> non riuscì a trattenere la risata che si sentì anche troppo e che dette alla gentile signora di prima un altro buon motivo per una delle sue tossitine. Non osavo guardare, con la fortuna che avevo Tom mi avrebbe sgamato subito e io ci avrei fatto una bella figuraccia. Il volo finalmente arrivò a destinazione e come da consuetudine ero lì in piedi, accanto a Mattia e al resto dello staff davanti al portellone. Tom rimase per ultimo, raggiungeva lentamente la porta con la sua camminata da pinguino provocata da quei suoi pantaloni troppo a vita bassa ed esageratamente larghi. Si avvicinava piano, io ero sempre in piedi con la postura perfetta a fare il mio lavoro. La sua figura era sempre più vicina finché non mi arrivò di fronte <<grazie per aver scelto la nostra compagnia arrivederci>> stavo finendo di dire alla persona davanti a lui. Adesso era di fronte a me, mi porse la mano in segno di saluto e ricambiai con la mia, il suo tocco era così lieve e soffice, la sua mano era così morbida , delicata e anche molto calda. Uscì,sentivo qualcosa nella mia mano, chinai la testa e la aprì lentamente. Un biglietto piegato un paio di volte su se stesso era lì, immobile, poggiato sulla mia mano. Lo infilai avida nella tasta della giacca e uscì anche io dal gate. Mi diressi verso la fermata dei taxi e quindi tirai fuori quel bigliettino. Lo aprii lentamente, un numero strano di telefono e <<ecco il mio numero, se ti và possiamo prendere un caffé e fare un giro, Tom>>. Il taxi arrivò e mi feci accompagnare in hotel. Arrivata in camera, mi continuavo a domandarmi – chiamarlo o non chiamarlo, una doccia mi schiarirà la mente.- E così feci, mi buttai sotto l’acqua calda e subito mi salì un brivido su per la schiena. Sentivo lo stesso calore che avevo sul corpo quella notte – si, lo chiamo.- decisi. Continuai a lavarmi e poco dopo uscii dalla doccia. Attorcigliai i miei mossi capelli in un’asciugamani e indossai l’accappatoio. Mi diressi verso la poltrona su cui era poggiata la mia borsa e estrassi il cellulare. Digitai i numeri sulla tastiera e ricontrollai ben due volte, per esser sicura di averli digitati correttamente. Primo squillo, il secondo, il terzo e poi una voce, la sua voce. <<hallo! Chi è?>> - e adesso cosa gli dicevo. Stupida, stupida, perché non ti sei scritta qualcosa su un foglio.- mi tirai una manata in testa. Dopo un po’ di esitazione risposi <<ciao Tom sono Luna>> non mi fece continuare che subito, <<oh bene Luna, sono felice che tu mi abbia chiamato. Allora ti và un caffé alle 15?>> mi chiese sfrontato. Deglutii, <<si certo ok, dove ci vediamo?>> <<se mi dici dove alloggi ti passo a prendere io>> <<hotel Destiny>> <<ok ci vediamo dopo>>. <<ok, ciao>>, chiusi la telefonata. -e adesso cosa mi metto?????- pensai disperata erano già le 14 e io ero lentissima nel prepararmi. Era un’uscita pomeridiana quindi optai per qualcosa di consono. Aprì la mia valigia, che era sempre pronta e sfilai dei semplici jeans e una canotta. Vaporizzai i miei capelli con la schiuma e li asciugai, posai sul mio viso un lieve strato di trucco ed ecco fatto ero finalmente pronta. Mancavano le scarpe, ma non optai per i tacchi dato che avevo i piedi distrutti per il volo così presi delle semplici ballerine del colore della T-shirt e le infilai. La mia sveglia suonò, erano e meno 10. Chiusi dietro di me la porta e mi avviai per l’ascensore. Piano terra. Tom era nella hall. Era strano, dovevo essere io quella in anticipo. Si avvicinò a me e mi abbracciò. <<ciao, scusa l’anticipo.>> -ahh adesso le cose quadrano.- ricambiai il saluto e ci dirigemmo verso la sua macchina. Alla vita di quello splendore, stavo per svenire. Ero una ragazza ok, ma avevo un gran bel debole per le macchina. <<wow che bel gioiellino>> dissi quasi con la bava alla bocca. Quella Lamborghini blu mi piaceva da morire. <<ti piace la macchina? Di solite alle tipe che ci salgono piaccio io.>> <<a me piace lei, e tanto>> dissi con gli occhi illuminati, intanto la mia mano accarezzava quel bellissimo esemplare. Fece una faccetta offesa tanto quanto tenera; << e va bene. Anche il guidatore non è male>> mi avvicinai ancora di più all’auto e facendo finta di sussurrarlo dissi a gran voce. <<tu rimani sempre la migliore, ma non dirlo a nessuno>> e strizzai un occhio. Poi ci guardammo e scoppiammo a ridere. Le portiere ad ali si aprirono ed entrammo. << ah quanto mi piacerebbe guidarla>> ammiccai. << continua a sognare, piccola. La mia bimba la posso guidare solo io.>> Adesso la faccia offesa la feci io e poi scoppiammo ancora a ridere. << vedrai, un giorno sarò al tuo posto e poi vediamo chi guida la bimba.>> Adoravo sfidarlo, lui rispose con uno di quei suoi sorrisini maliziosi, intanto ingranò la marcia.
Chissà dove andranno?? Al prossimo capitolo!!
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