| Capitolo IX: It won't never be mine
Arrivammo fino ad una vecchia e grande casa nella campagna, il ragazzo, di cui ancora non conoscevo il nome, mi fece scendere e sistemò lo scooter nel garage. -Beh, io abito qui, lo so è un postaccio un po' in culo al mondo però...- Un forte abbaiare lo interruppe -Strike!- Esclamò accucciandosi per permettere ad un bastardino nero di leccargli completamente la faccia, io mi scostai un attimo leggermente intimorito, ma il ragazzo prese in braccio il cagnolino e me lo avvicinò -Questo è Strike, Strike questo è…?- Mi guardò con aria interrogativa e io risposi prontamente -Bill- Dissi -Mi chiamo Bill- Il ragazzo appoggiò a terra il cane, il quale si mise subito a rincorrere una gallina che passava da quelle parti, seguii la scena con lo sguardo -Beh, piacere…Il mio nome è Sebastian, ma se ti va puoi chiamarmi Seb- Non mi tese nemmeno la meno, si limitò a farmi cenno di seguirlo -Siamo fortunati, mia nonna non è in casa al momento…Vieni dentro, penso che tu abbia bisogno di una bella doccia- Disse, poi mi squadrò da capo a piedi -E anche di qualcosa da metterti addosso…Vedrò cosa riesco a procurarmi, vieni intanto, ti faccio strada- Lo seguii lentamente, dentro quella casa che sembrava quasi abbandonata. Dovevano esserci almeno una trentina di stanze là dentro, chissà quanta gente ci abitava oltre a Sebastian. -Qui c'è il bagno…tu entra nella doccia, vedo se riesco a rimediare qualche vestito che possa andarti bene- Mi disse aprendo la porta -Ok, ehm…grazie- Risposi io flebilmente, entrando poi nel bagno, lui continuava a guardarmi con aria interrogativa -Sei un tipo strano lo sai?- Mi disse appoggiandosi alla soglia. Io scrollai le spalle, in fondo ero abituato ad essere definito tale.
Mi spogliai ed entrai nella cabina della doccia. Avevo avuto brutte esperienze con l'acqua quella mattina, quindi feci andare il getto molto lentamente. Invece l'acqua mi scorse tiepida fra le dita sorrisi e cominciai a bagnarmi tutto il corpo, beandomi della sensazione che mi dava l'acqua sulla pelle. Sopra ad alcune mensole vi erano diversi barattoli contenenti liquidi colorati. Ne stappai uno e lo annusai, aveva un odore a dir poco delizioso, mi spalmai quell'unguento profumato lungo su tutto il corpo, poi stappai altri due contenitori con scritto shampoo e balsamo per capelli e me li versai sulla testa frizionandomi i capelli corvini fino a far apparire una leggera schiuma bianca e profumata, assaporai l'odore di menta fresca che ne proveniva. Mi sciacquai per bene fino a far sparire ogni traccia di schiuma, poi uscii dalla cabina. Sulla lavatrice accanto alla doccia erano appoggiati dei vestiti ed un asciugamano candido. Mi passai la stoffa bianca lungo tutto il corpo e tra i capelli, ma notai che quelli ci mettevano più tempo ad asciugarsi. Notai solo a quel punto che vi era un bigliettino scritto alla svelta con una calligrafia disordinata, appoggiato ai vestiti, lo lessi:
Qui ci sono i miei vestiti dell'anno scorso, ero più magro a quel tempo, forse ti staranno un po' corti, ma è il massimo che sono riuscito a trovare. Seb. PS: il giacchettino è di mia cugina, ma ormai lo ha dimenticato qui da anni.
Indossai gli indumenti scuri. I jeans erano strettissimi, ma fortunatamente ero abbastanza magro da entrarci, sopra misi una canottiera, anch'essa nera, e la dovetti tirare a lungo prima che riuscisse a coprirmi il ventre. Il giacchettino di cui parlava nel biglietto era di denim nero ed era cortissimo, in compenso riusciva a coprirmi le spalle e le scapole. Diedi un'ultima strigliata ai capelli, che ancora non si asciugavano, ed uscii dal bagno, cercando Sebastian. -Già finito?- Mi chiese una voce alle mie spalle facendomi sussultare -Scusa, non volevo spaventarti…- mi disse -No, non preoccuparti è solo che… Mi sento strano- Inarcò il sopracciglio e scoppiò a ridere -Te ne stai accorgendo anche tu vedo!- Esclamò, ridendo ancora. Poi prese ad osservami in modo strano, accarezzandosi il mento con la mano -Uhm…posso chiederti una cosa?- Mi domandò, io annuii -E se ti sistemassi un po' i capelli?- Io inarcai un sopracciglio -Come?- -Tranquillo, sto studiando per diventare parrucchiere, e tu hai proprio dei bei capelli…sono neri naturali?- Mi chiese -Beh, sì- Dissi io -Allora va bene? Ti faccio un bel taglio, promesso- Mi stava letteralmente implorando sbattendo i suoi occhini azzurri. Pensai che infondo non doveva esserci nulla di male, e poi per quei due giorni avrei avuto bisogno di un taglio di capelli terrestre. -Ok- Dissi lentamente, lui mi afferrò prontamente per un braccio e mi trascinò su per le scale fino a quella che probabilmente doveva essere la sua stanza da letto. Quasi non si riconosceva il colore originario delle pareti, tanto queste erano ricoperte di poster e graffiti aerografati. Di per se la stanza era anche piuttosto ordinata, eccetto la scrivania, colma di fogli accartocciati, smalti, trucchi a non finire e vari bracciali borchiati, tutti rigorosamente neri. -Siediti- Disse muovendo la sedia della scrivania e spostando qualche cartaccia. Poi prese da una valigetta scura pettine e forbici e cominciò ad acconciarmi i capelli -Dì un po', che tipo sei tu?- Mi domandò ad un certo punto -In che senso?- -Beh, devo sapere un po' del tuo carattere e del tuo stile, devo farti un taglio di capelli adatto no?- Me lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo e mi fece sentire infinitamente stupido -Ehm…Io sono un tipo…diverso ecco- Risposi semplicemente, dato che non avevo trovato alcun altro aggettivo che potesse descrivermi. Le sua labbra si arricciarono in un sorriso -Benvenuto nel club- Disse -I tagli diversi sono la mia specialità- Rise, e anch'io, guardandomi allo specchi davanti a me, notai l'abbozzo di un sorriso sul mio volto. -Fatto!- esclamò dopo un po', guardandomi quasi non mi riconoscevo. I capelli erano tagliati più corti ai lati, mentre dal centro partiva una cresta alta sulla mia testa che terminava con un ciuffo piastrato. Ero così strano che quasi mi piaceva, sorrisi, Tom non avrebbe mai creduto che fossi davvero io. -Wow!- Esclamai, vidi Sebastian sorridere soddisfatto -Modestamente…Vuoi anche che ti trucchi?- Mi chiese, io mi voltai di scatto -Come te?- Mi luccicavano gli occhi, mi sentivo quasi un bambino -Perché no…poi ti metto anche lo smalto, di che colore?- Sorrisi -Nero, nero.- Dopo avermi ricoperto gli occhi con Kajal e ombretto nero, Sebastian stava ora lavorando alle mie unghie, laccandomele di nero -Quindi…Tu vivi qua con tua nonna?- Gli domandai tanto per fare conversazione, lui annuì -E…i tuoi genitori?- Gli chiesi, perché di solito i ragazzi vivevano con loro. Lo vidi irrigidirsi e lo smalto quasi sbavò, prima che lui riprendesse il controllo con un sospiro. -Mio padre abbandonò mia madre prima che io nascessi…lei invece è morta dandomi alla luce, mia nonna mi ha preso subito in custodia, senza di lei sarei finito in un qualche odioso istituto.- Disse con un tono di voce tristissimo, era incredibile come gli umani non riuscissero a mascherare le proprie emozioni -Mi…mi dispiace- Dissi abbassando lo sguardo -Non preoccuparti, non li ho mai conosciuti, non possono mancarmi.- Si capiva che non era vero, ma per il resto del tempo, preferii restare zitto.
Dopo poco, però, era tornato il Sebastian allegro di prima e cominciò a parlarmi di tinte per capelli, di marche di piastre e così via. Intanto aveva insistito per darmi anche un guanto a rete "Per me è fin troppo femminile, ma a te starebbe troppo bene" Aveva detto, mettendomi poi al collo alcune catene ed un bellissimo anello con sopra un grosso teschio metallico dagli occhi rossi. Dico bellissimo perché me ne ero letteralmente innamorato appena l'avevo visto sulla scrivania. "è tuo se vuoi" Mi aveva detto notando l'interesse che riponevo nell'oggetto e quando gli avevo fatto notare che era davvero troppo, lui aveva detto che in qualche modo sarei riuscito a ripagarlo prima o poi.
-Grazie di tutto…Seb- Dissi sulla soglia di casa sua, salutandolo con un abbraccio. Sulle prime lui sembrò quasi sorpreso, ma poi ricambiò la stretta -Dovere…Facevi davvero pena in quel laghetto- Ridemmo entrambi al ricordo, poi lo guardai -Io tutta questa roba te la ripago, dico sul serio- Lui alzò le spalle con noncuranza -Fai con comodo, non preoccuparti- Disse tranquillo, incredibile come si fidasse di me così facilmente. -Ok Seb, ciao, e grazie ancora!- Lo salutai scuotendo la mano guantata -Di nulla Bill, a presto!- Disse lui ricambiando il saluto Appena fui abbastanza lontano da casa sua mi tolsi la giacca, per non rovinarla, e sussurrai: -Jillian- Subito mi sentii infinitamente più leggero e le ali candide tornarono a troneggiare sulla mia schiena. Volai sopra i tetti delle case per un po' di tempo, finché non arrivai a quello che doveva essere il centro del paese. A stento trattenni un grido di sorpresa quando passai sopra al liceo di Lara, lei era lì, alla fermata, con un paio di cuffie nelle orecchie. Mi stropicciai gli occhi per essere sicuro di vedere bene. Non mi sbagliavo, probabilmente era l'ora dell'uscita da scuola. Sorrisi felice, ora avrei potuto vederla da vicino, parlarle, magari avvicinarla…In preda a questi pensieri mi nascosi in un vicolo e mormorai: -Kysto- Riacquistando il corpo terreno, quasi correvo mentre mi avvicinavo a lei, non avevo pensato a cosa dirle ma che importava? Avrei esordito con un "ciao" le avrei chiesto l'ora e in qualche modo avremmo parlato insieme. Per gli umani era sempre facile attaccare discorso. Stavo per arrivarle accanto, quando una ragazzo la prese per i fianchi da dietro, lei sobbalzò, poi sorrise notando che si trattava di Kristian, gli diede un buffetto sulla guancia prima di baciarlo e abbracciarlo. E io rimasi lì, a metà strada, con tutta la mia determinazione svanita. Non era cambiato proprio niente, io la stavo guardando ancora da lontano, ammirando una vita che non sarebbe mai stata mia.
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