00 Heaven

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Freiheit97
view post Posted on 26/6/2011, 17:55




Capitolo VIII: Alive

Dissi a mia madre che non sarei rientrata per la cena, quella sera sarei andata a casa di Kristian. Entrambi i suoi genitori erano fuori per una cena di lavoro e suo fratello Jordy dormiva a casa di un amico, questo significava che avremmo avuto la casa libera per noi due. Soli.
Eravamo stati fuori per tutto il pomeriggio, certo, il piccolo paesino di Loitsche offre ben poche possibilità di svago, ma in fondo io mi ero lo stesso divertita. Bastava essere accanto a lui e qualunque cosa diventava stupenda.
Stavamo insieme solo da una settimana, eppure mi sembrava di conoscerlo da molto più tempo, era bello sentirsi così…amata? Non ne ero sicura, ma al momento non importava. Bisogna pur fare delle esperienze da giovani no?
-Andiamo piccola- Mi disse facendomi cenno di salire sulla sua moto. La prima volta che mi aveva fatto salire su quell'aggeggio ero un po' intimorita, ma poi, facendoci l'abitudine, è diventato quasi piacere sentire l'aria fresca accarezzarmi la pelle durante quelle corse sulla strada asfaltata.
Pochi minuti dopo eravamo già arrivati davanti al cancello di casa sua. Varcai la soglia leggermente intimorita, nella mia mente vagava una sola parola "soli, soli, soli…" temevo di non essere all'altezza delle sue aspettative, insomma, era abbastanza evidente il naturale programma della serata e avevo paura di non riuscire a lasciarmi andare completamente. Sì, ero vergine, diciassette anni ed ero ancora vergine...Avevo sempre aspettato, forse anche perché non ero ancora riuscita a trovare qualcuno degno di ricevere tutta me stessa. Ma Kristian lo sarebbe stato? Non lo sapevo, non ancora, per questo sentivo tutta una miscela di strane sensazioni attanagliarmi lo stomaco. Mi feci ugualmente coraggio e passai attraverso la porta che lui mi stava tenendo gentilmente aperta. Ero già entrata in casa sua, era abbastanza grande ma allo stesso tempo modesta, l'ideale per una famiglia di quattro persone: lui, i genitori, e il fratellino, più piccolo di dieci anni.
-Siediti pure, vuoi qualcosa da bere?- Mi chiese aprendo il minibar -Ti va una birra?-
Ma sì, perché no?
-Sì grazie- Dissi sorridendo e provando a sciogliermi un po'. Kristian mi porse la lattina fredda e cominciammo entrambi a bere. Parlammo per un po' del più e del meno, ma si vedeva che lui era abbastanza impaziente, lo capivo dal modo in cui mi accarezzava la schiena. Sollevò lentamente la maglietta, scoprendomi la schiena e cominciando ad accarezzarla lentamente sollevando sempre di più la stoffa. Appoggiai a terra la lattina di birra, che intanto era diventata la seconda, o forse la terza e mi stesi sulle sue ginocchia sospirando al suo dolce tocco. Ci baciammo più volte, mentre le carezze cominciavano a diventare sempre di più e sempre più insistenti e vogliose. Non ci volle molto prima che la mia maglia finisse a terra insieme alla sua, ma quando cominciò a strattonarmi la gonna mi bloccai e lo allontanai leggermente
-Che succede?- Mi chiese, visibilmente confuso dal mio comportamento
-Non…non me la sento, non adesso…- Abbassai lo sguardo per non guardare la sua faccia delusa, ma sorprendentemente lui mi prese il viso fra le mani e posò un bacio casto sulle mie labbra
-Non importa, non voglio forzarti a fare nulla- Era davvero troppo gentile, nonostante sapessi di averlo deluso
-Mi vergogno così tanto, io…- Cominciai a dire agitata, ma lui posò un dito sulle mie labbra mozzandomi il respiro
-Non devi vergognarti di nulla amore, fai ciò che ti senti, non importa…- Non sapeva mentirmi, sentivo che era deluso, ma comunque faceva un grande sforzo per cercare di comprendermi. Non lo avrei mai ringraziato abbastanza per questo
-Grazie davvero- Dissi -Sei così dolce e…comprensivo. Sei perfetto-
Lui sorrise e mi baciò di nuovo, più a lungo
-Solo una cosa…- Disse poi -Posso toccarti?- Mi domandò sfiorando con le dita l'orlo della coppa del mio reggiseno. Avvicinai le labbra al suo orecchio e sussurrai soavemente:
-Dovunque ti voglia-
Lo sentii ridacchiare prima che riprendesse a baciarmi e a stringermi a sé con foga.
___________________________________________________

Avevamo dovuto aspettare una settimana. Una settimana intera a studiare e ristudiare la formula per fare in modo che io la imparassi a memoria. Una settimana ad aspettare il momento giusto, quando la Sorgente degli Specchi fosse stata deserta. Un'intera settimana era passata, ma ora mi sentivo più pronto e determinato che mai.
-Ne sei proprio sicuro?- Mi domandò Tom per l'ennesima volta, io annuii ancora
-Certo, avanti, muoviamoci, potrebbe sempre arrivare qualcuno- Dissi guardandomi intorno con circospezione
-Non in questo momento, dovrebbero essere tutti a riposare e comunque saranno troppo stanchi per venire fin qua-
Ci sedemmo entrambi davanti allo specchio d'acqua, per prima cosa dovevo concentrarmi su un punto dove volevo atterrare. Pensai immediatamente a Lara, ma forse avrei fatto meglio a non farlo. Nella pozza apparve l'immagine di due corpi stretti l'uno accanto all'altro su un divano, nudi, avvolti in una coperta sottile. Sentii le mani tremare e gli occhi pizzicare lievemente
-Che hai Bill?- Mi chiese Tom, ma io non lo stavo ascoltando.
Quel ragazzo le avvolse il braccio attorno alla spalla e la baciò
-Ti amo- Le sussurrò dolcemente, e si baciarono di nuovo. Ma non avevano niente di meglio da fare quei due??
Mi sentivo strano, sentivo qualcosa ribollirmi dentro e bruciarmi dal profondo. "No Bill, resta calmo, controllati"
-Hey- Mi chiamò di nuovo Tom scrollandomi la spalla e guardandomi stranito. Ovvio, lui non capiva e non avrebbe mai potuto capire.
-Scusa Tom, è che sono…agitato ecco.- Dissi senza guardarlo
-Lo sapevo che era una cattiva idea, senti facciamo ancora in tempo a tornare indietro. Forza andiamocene…-
-NO!- Affermai talmente deciso che Tom ammutolì subito
-Ok, però è meglio se scegli un altro posto, magari meno affollato se vuoi apparire subito-
Saggia decisione. Mi concentrai un po' e alla fine vidi apparire una radura e un laghetto, non lontani dal paesino chiamato Loitsche.
-Ok Bill, ricordati che quando arriverai là sarai soltanto un'essenza e che quindi non ti sarà possibile interagire con l'ambiente circostante, se non al massimo su qualche oggetto inanimato-
Annuii:
-Lo so, e per ottenere un corpo devo pronunciare la parola "Kysto"- Questa realtà mi sembrava ancora così strana, possibile che di lì a poco avrei davvero posseduto un corpo come gli esseri umani? Mi sentivo quasi eccitato all'idea
-E per ritornare essenza: "Jillian" - Aggiunse lui -Ricordati che ti do solo due giorni Bill, più tempo sarebbe troppo rischioso, e mi raccomando, so che una volta arrivato vorrai parlare con quella ragazza, ma è importante che tu cerchi comunque di avere meno contatti umani possibili ok?-
Annuii e con un sospiro mi preparai a recitare la formula, ma prima che potessi aprir bocca lui mi fermò
-E Bill…-
Lo guardai
-Sì?-
Mi sorrise in modo strano
-Stai attento- Disse in tono piatto, prima di stringermi in un abbraccio, io ricambiai la stretta e poi gli sorrisi convincente
-Lo sarò- affermai prima di chiudere gli occhi e recitare, in tono lento e sacrale, l'incantesimo che mi avrebbe condotto sulla Terra.
Quando ebbi finito la formula rimasi qualche istante in attesa, ma non successe assolutamente nulla. Confuso, aprii immediatamente gli occhi, ma spalancai la bocca dallo stupore quando constatai che non mi trovavo più alla Sorgente, bensì seduto su un prato con davanti a me un piccolo lago, e più avanti, oltre le colline, i raggi rosati dell'aurora che stava per spuntare mostrandomi uno spettacolo unico di luci e di colori.
Dopo un attimo di pura meraviglia decisi di non indugiare oltre e di completare subito la trasformazione.
-Kysto- Dissi sicuro alzandomi in piedi e questa volta lo sentii, una vibrazione lungo tutto il corpo e le ali che con un fremito si richiudevano all'interno della schiena. Caddi a terra a carponi, non abituato a reggermi senza le ali come contrappeso e subito sentii sulle mani la freschezza e il leggero pizzicore dell'erba bagnata dalla rugiada mattutina.
-Sono vivo! SONO VIVO!!- Urlai e risi, risi forte mentre mi rotolavo fra il verde del prato beandomi di tutte le sensazioni mai provate che potevo sentire sulla mia nuova pelle
-Oddio!- Sussurrai con la bocca ancora spalancata, mentre lentamente mi tiravo su e cominciavo a muovere qualche passo. Caddi più volte prima di riuscire ad ottenere un andatura corretta, anche se ancora un po' claudicante.
Improvvisamente sentii la terra franarmi sotto i piedi e urlai forte prima di sprofondare. Solo quando riemersi constata invece di essere finito dritto dentro al lago, a forza di camminare in avanti. Con due dita tolsi una ninfea che mi era rimasta impigliata nei capelli e cominciai inspiegabilmente a tremare. Capii poi che doveva trattarsi del freddo, in effetti l'acqua era davvero gelida quella mattina. Tremante e infreddolito mi tirai su lentamente incespicando ogni due passi. Non era molto promettente come inizio.
-Hey, serve aiuto laggiù?- Sentii una voce, sul sentiero là in fondo c'era un ragazzo in sella ad uno scooter grigio ammaccato in più punti. Il giovane aveva i capelli neri acconciati in un modo alquanto bizzarro, gli occhi azzurri cerchiati di nero e i vestiti scuri erano stracciati e ornati da catene e borchie. Rimasi un attimo a guardarlo in soggezione, finché lui non tentò di nuovo di attirare la mia attenzione
-Mi senti? Che ti è successo amico?- Domandò squadrandomi da capo a piedi. Mi accorsi solo a quel punto che non dovevo aver fatto una buona impressione: bagnato fradicio, mezzo zoppo, con addosso solo un paio di braghe bianche e un'aria smarrita stampata in faccia.
-Ehm…- Mugugnai io cercando una scusa possibile, ma lui scrollò le spalle
-Dai salta su, ti porto a casa mia così puoi darti una sistemata-
Guardai prima lui e poi il motorino, scossi la testa
-No grazie, io lì sopra non ci salgo, grazie lo stesso- Dissi, ci mancava che salissi su uno di quei trabiccoli nella mia prima giornata sulla Terra. Lui mi guardò con disappunto
-Sicuro che preferisci star qui a morire di freddo?- Domandò inarcando il sopracciglio
Morire non avrei comunque potuto, ma in ogni caso freddo ne avevo eccome, così, di malavoglia, mossi qualche passo incerto verso di lui, sforzandomi di far sembrare la mia andatura il più umano possibile. Salii dietro di lui tremando, il ragazzo si sfilò la giacca e me la posò sulle spalle
-Tieni questa per un attimo, rischi di prenderti una polmonite con tutta quest'aria-
Non potevo certo spiegargli che era impossibile che io mi ammalassi, quindi mi avvolsi nella sua giacca di pelle, mentre lui faceva partire il motorino facendomi quasi gridare a causa dell'alta velocità
-Certo che devi esserti preso una bella sbronza per finire conciato così- Mi disse dopo un po', mentre io ancora non riuscivo a spiccicare parola
- Oppure ti hanno rapito gli alieni? Insomma mi dici che cazzo ci facevi a mollo nello stagno?-
-Io non…non so, non ricordo, forse sì, la "sbronza"- Ripetei le sue parole anche se non ne avevo pienamente compreso il significato. Il ragazzo scoppiò a ridere sonoramente e io pensai che se Tom in quel momento mi stava guardando, probabilmente si stava facendo anche lui una grossa risata. "Cominciamo bene Bill, e menomale che dovevi passare inosservato" Sbuffai sonoramente e sprofondai ancora di più nella giacca di pelle.
 
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th&twilightxs
view post Posted on 27/6/2011, 18:00




CITAZIONE
Caddi a terra a carponi, non abituato a reggermi senza le ali come contrappeso e subito sentii sulle mani la freschezza e il leggero pizzicore dell'erba bagnata dalla rugiada mattutina.
-Sono vivo! SONO VIVO!!- Urlai e risi, risi forte mentre mi rotolavo fra il verde del prato beandomi di tutte le sensazioni mai provate che potevo sentire sulla mia nuova pelle

adoro questa parte **

ahahaha meno male che doveva passare inosservato! brava brava davvero brava, questa ff mi piace sempre di più

continua prestooooo :D
 
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Freiheit97
view post Posted on 30/6/2011, 14:53




Capitolo IX: It won't never be mine

Arrivammo fino ad una vecchia e grande casa nella campagna, il ragazzo, di cui ancora non conoscevo il nome, mi fece scendere e sistemò lo scooter nel garage.
-Beh, io abito qui, lo so è un postaccio un po' in culo al mondo però...- Un forte abbaiare lo interruppe
-Strike!- Esclamò accucciandosi per permettere ad un bastardino nero di leccargli completamente la faccia, io mi scostai un attimo leggermente intimorito, ma il ragazzo prese in braccio il cagnolino e me lo avvicinò
-Questo è Strike, Strike questo è…?- Mi guardò con aria interrogativa e io risposi prontamente
-Bill- Dissi -Mi chiamo Bill-
Il ragazzo appoggiò a terra il cane, il quale si mise subito a rincorrere una gallina che passava da quelle parti, seguii la scena con lo sguardo
-Beh, piacere…Il mio nome è Sebastian, ma se ti va puoi chiamarmi Seb- Non mi tese nemmeno la meno, si limitò a farmi cenno di seguirlo
-Siamo fortunati, mia nonna non è in casa al momento…Vieni dentro, penso che tu abbia bisogno di una bella doccia- Disse, poi mi squadrò da capo a piedi -E anche di qualcosa da metterti addosso…Vedrò cosa riesco a procurarmi, vieni intanto, ti faccio strada-
Lo seguii lentamente, dentro quella casa che sembrava quasi abbandonata. Dovevano esserci almeno una trentina di stanze là dentro, chissà quanta gente ci abitava oltre a Sebastian.
-Qui c'è il bagno…tu entra nella doccia, vedo se riesco a rimediare qualche vestito che possa andarti bene- Mi disse aprendo la porta
-Ok, ehm…grazie- Risposi io flebilmente, entrando poi nel bagno, lui continuava a guardarmi con aria interrogativa
-Sei un tipo strano lo sai?- Mi disse appoggiandosi alla soglia. Io scrollai le spalle, in fondo ero abituato ad essere definito tale.

Mi spogliai ed entrai nella cabina della doccia. Avevo avuto brutte esperienze con l'acqua quella mattina, quindi feci andare il getto molto lentamente. Invece l'acqua mi scorse tiepida fra le dita sorrisi e cominciai a bagnarmi tutto il corpo, beandomi della sensazione che mi dava l'acqua sulla pelle.
Sopra ad alcune mensole vi erano diversi barattoli contenenti liquidi colorati. Ne stappai uno e lo annusai, aveva un odore a dir poco delizioso, mi spalmai quell'unguento profumato lungo su tutto il corpo, poi stappai altri due contenitori con scritto shampoo e balsamo per capelli e me li versai sulla testa frizionandomi i capelli corvini fino a far apparire una leggera schiuma bianca e profumata, assaporai l'odore di menta fresca che ne proveniva. Mi sciacquai per bene fino a far sparire ogni traccia di schiuma, poi uscii dalla cabina.
Sulla lavatrice accanto alla doccia erano appoggiati dei vestiti ed un asciugamano candido. Mi passai la stoffa bianca lungo tutto il corpo e tra i capelli, ma notai che quelli ci mettevano più tempo ad asciugarsi. Notai solo a quel punto che vi era un bigliettino scritto alla svelta con una calligrafia disordinata, appoggiato ai vestiti, lo lessi:

Qui ci sono i miei vestiti dell'anno scorso, ero più magro a quel tempo, forse ti staranno un po' corti, ma è il massimo che sono riuscito a trovare.
Seb.
PS: il giacchettino è di mia cugina, ma ormai lo ha dimenticato qui da anni.


Indossai gli indumenti scuri. I jeans erano strettissimi, ma fortunatamente ero abbastanza magro da entrarci, sopra misi una canottiera, anch'essa nera, e la dovetti tirare a lungo prima che riuscisse a coprirmi il ventre.
Il giacchettino di cui parlava nel biglietto era di denim nero ed era cortissimo, in compenso riusciva a coprirmi le spalle e le scapole.
Diedi un'ultima strigliata ai capelli, che ancora non si asciugavano, ed uscii dal bagno, cercando Sebastian.
-Già finito?- Mi chiese una voce alle mie spalle facendomi sussultare
-Scusa, non volevo spaventarti…- mi disse
-No, non preoccuparti è solo che… Mi sento strano-
Inarcò il sopracciglio e scoppiò a ridere
-Te ne stai accorgendo anche tu vedo!- Esclamò, ridendo ancora. Poi prese ad osservami in modo strano, accarezzandosi il mento con la mano
-Uhm…posso chiederti una cosa?- Mi domandò, io annuii
-E se ti sistemassi un po' i capelli?- Io inarcai un sopracciglio
-Come?-
-Tranquillo, sto studiando per diventare parrucchiere, e tu hai proprio dei bei capelli…sono neri naturali?- Mi chiese
-Beh, sì- Dissi io
-Allora va bene? Ti faccio un bel taglio, promesso- Mi stava letteralmente implorando sbattendo i suoi occhini azzurri. Pensai che infondo non doveva esserci nulla di male, e poi per quei due giorni avrei avuto bisogno di un taglio di capelli terrestre.
-Ok- Dissi lentamente, lui mi afferrò prontamente per un braccio e mi trascinò su per le scale fino a quella che probabilmente doveva essere la sua stanza da letto. Quasi non si riconosceva il colore originario delle pareti, tanto queste erano ricoperte di poster e graffiti aerografati. Di per se la stanza era anche piuttosto ordinata, eccetto la scrivania, colma di fogli accartocciati, smalti, trucchi a non finire e vari bracciali borchiati, tutti rigorosamente neri.
-Siediti- Disse muovendo la sedia della scrivania e spostando qualche cartaccia. Poi prese da una valigetta scura pettine e forbici e cominciò ad acconciarmi i capelli
-Dì un po', che tipo sei tu?- Mi domandò ad un certo punto
-In che senso?-
-Beh, devo sapere un po' del tuo carattere e del tuo stile, devo farti un taglio di capelli adatto no?- Me lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo e mi fece sentire infinitamente stupido
-Ehm…Io sono un tipo…diverso ecco- Risposi semplicemente, dato che non avevo trovato alcun altro aggettivo che potesse descrivermi. Le sua labbra si arricciarono in un sorriso
-Benvenuto nel club- Disse -I tagli diversi sono la mia specialità- Rise, e anch'io, guardandomi allo specchi davanti a me, notai l'abbozzo di un sorriso sul mio volto.
-Fatto!- esclamò dopo un po', guardandomi quasi non mi riconoscevo. I capelli erano tagliati più corti ai lati, mentre dal centro partiva una cresta alta sulla mia testa che terminava con un ciuffo piastrato. Ero così strano che quasi mi piaceva, sorrisi, Tom non avrebbe mai creduto che fossi davvero io.
-Wow!- Esclamai, vidi Sebastian sorridere soddisfatto
-Modestamente…Vuoi anche che ti trucchi?- Mi chiese, io mi voltai di scatto
-Come te?- Mi luccicavano gli occhi, mi sentivo quasi un bambino
-Perché no…poi ti metto anche lo smalto, di che colore?-
Sorrisi
-Nero, nero.-
Dopo avermi ricoperto gli occhi con Kajal e ombretto nero, Sebastian stava ora lavorando alle mie unghie, laccandomele di nero
-Quindi…Tu vivi qua con tua nonna?- Gli domandai tanto per fare conversazione, lui annuì
-E…i tuoi genitori?- Gli chiesi, perché di solito i ragazzi vivevano con loro. Lo vidi irrigidirsi e lo smalto quasi sbavò, prima che lui riprendesse il controllo con un sospiro.
-Mio padre abbandonò mia madre prima che io nascessi…lei invece è morta dandomi alla luce, mia nonna mi ha preso subito in custodia, senza di lei sarei finito in un qualche odioso istituto.- Disse con un tono di voce tristissimo, era incredibile come gli umani non riuscissero a mascherare le proprie emozioni
-Mi…mi dispiace- Dissi abbassando lo sguardo
-Non preoccuparti, non li ho mai conosciuti, non possono mancarmi.- Si capiva che non era vero, ma per il resto del tempo, preferii restare zitto.

Dopo poco, però, era tornato il Sebastian allegro di prima e cominciò a parlarmi di tinte per capelli, di marche di piastre e così via. Intanto aveva insistito per darmi anche un guanto a rete "Per me è fin troppo femminile, ma a te starebbe troppo bene" Aveva detto, mettendomi poi al collo alcune catene ed un bellissimo anello con sopra un grosso teschio metallico dagli occhi rossi. Dico bellissimo perché me ne ero letteralmente innamorato appena l'avevo visto sulla scrivania. "è tuo se vuoi" Mi aveva detto notando l'interesse che riponevo nell'oggetto e quando gli avevo fatto notare che era davvero troppo, lui aveva detto che in qualche modo sarei riuscito a ripagarlo prima o poi.

-Grazie di tutto…Seb- Dissi sulla soglia di casa sua, salutandolo con un abbraccio. Sulle prime lui sembrò quasi sorpreso, ma poi ricambiò la stretta
-Dovere…Facevi davvero pena in quel laghetto- Ridemmo entrambi al ricordo, poi lo guardai
-Io tutta questa roba te la ripago, dico sul serio-
Lui alzò le spalle con noncuranza
-Fai con comodo, non preoccuparti- Disse tranquillo, incredibile come si fidasse di me così facilmente.
-Ok Seb, ciao, e grazie ancora!- Lo salutai scuotendo la mano guantata
-Di nulla Bill, a presto!- Disse lui ricambiando il saluto
Appena fui abbastanza lontano da casa sua mi tolsi la giacca, per non rovinarla, e sussurrai:
-Jillian- Subito mi sentii infinitamente più leggero e le ali candide tornarono a troneggiare sulla mia schiena.
Volai sopra i tetti delle case per un po' di tempo, finché non arrivai a quello che doveva essere il centro del paese. A stento trattenni un grido di sorpresa quando passai sopra al liceo di Lara, lei era lì, alla fermata, con un paio di cuffie nelle orecchie. Mi stropicciai gli occhi per essere sicuro di vedere bene. Non mi sbagliavo, probabilmente era l'ora dell'uscita da scuola. Sorrisi felice, ora avrei potuto vederla da vicino, parlarle, magari avvicinarla…In preda a questi pensieri mi nascosi in un vicolo e mormorai: -Kysto- Riacquistando il corpo terreno, quasi correvo mentre mi avvicinavo a lei, non avevo pensato a cosa dirle ma che importava? Avrei esordito con un "ciao" le avrei chiesto l'ora e in qualche modo avremmo parlato insieme. Per gli umani era sempre facile attaccare discorso.
Stavo per arrivarle accanto, quando una ragazzo la prese per i fianchi da dietro, lei sobbalzò, poi sorrise notando che si trattava di Kristian, gli diede un buffetto sulla guancia prima di baciarlo e abbracciarlo.
E io rimasi lì, a metà strada, con tutta la mia determinazione svanita. Non era cambiato proprio niente, io la stavo guardando ancora da lontano, ammirando una vita che non sarebbe mai stata mia.
 
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th&twilightxs
view post Posted on 19/7/2011, 18:00




CITAZIONE
E io rimasi lì, a metà strada, con tutta la mia determinazione svanita. Non era cambiato proprio niente, io la stavo guardando ancora da lontano, ammirando una vita che non sarebbe mai stata mia.

*lacrimoni * cher cosa tristissima povero Billinooo D:
Bello questo capitolo, mi piace un sacco il personaggio di Seb.
Ah scs per l'assenza, ero in vacanza studio e nn avevo tempo per il pc.
Cmq non vedo l'ora di leggere il prossimo chap.
bravaaa
postaaa
 
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Freiheit97
view post Posted on 22/7/2011, 14:57




Tranqui, ero in vacanza studio pure io fino a due giorni fa ^^ comunque non so quanto presto riuscirò a postare... L'estate è sempre molto incasinata per me... Domani parto di nuovo^^
 
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th&twilightxs
view post Posted on 22/7/2011, 18:23




Massì nn ti preoccupare anche io sn incasinatissima! Ti auguro buone vacanze e a presto :D
 
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Freiheit97
view post Posted on 9/8/2011, 15:05




Capitolo X: Ebony Angel

Quel giorno Kristian aveva gli allenamenti di calcio, quindi dopo avermi accompagnato a casa se ne andò al campo. Io sospirai, di norma aveva gli allenamenti tre volte la settimana, ma ora che la sua squadra era in stagione di campionato le ore erano aumentate, comunque andava bene così, lui amava davvero quello sport e di sicuro io non ero una di quelle ochette che non vivevano se non avevano il proprio ragazzo per ogni istante della loro vita.
Entrai in casa e decisi che avrei impiegato tutto il pomeriggio per studiare matematica, dovevo ancora recuperare il voto orribile ricevuto in quel compito.
________________________________________________________________
Alla fine non ce l'avevo fatta, lei era sempre stata appiccicata addosso a quel Kristian che non ho avuto ancora occasione di parlarle. Ora ero qui, seduto a terra accanto a lei, ma naturalmente non poteva né vedermi né sentirmi.
Mai come in quel momento il mio gesto mi era sembrato più inutile e folle. Avevo violato una fra le leggi più importanti degli angeli e per cosa? Anche se fossi riuscito a parlarle che cosa avrei ottenuto? Venendo qui avevo solo seguito il mio istinto senza pormi alcuna domanda e questa era una cosa grave, visto che gli angeli l'istinto non ce l'hanno. Ma allora che cosa mi aveva spinto ad avvicinarmi così pericolosamente a lei e che cosa mi impediva di farne a meno? Ma soprattutto, per quale motivo non ho subito dato retta al mio sogno, sapevo per certo che cosa mi sarebbe accaduto se qualcuno avesse scoperto il mio peccato ma allora perché? Perché non me ne pento minimamente?
-Bill- Una voce nella mia testa mi fece sobbalzare
-Bill, mi senti?-
Era Tom
-Ti sento benissimo…come fai a parlarmi nel pensiero anche a distanza di due mondi?- Ero insieme sorpreso e sollevato di sentire la voce del mio amico
-Già, però volevo fare un tentativo, e a quanto pare la distanza non conta…Come stai Bill? Non riesco a trovarti...-
-è perché sono un essenza al momento, probabilmente anche a te è possibile vedermi solo in forma umana-
-Ah già…senti, ricordati che hai solo due giorni, ora devo scappare ciao!- Disse frettolosamente
-Ciao Tom- Lo salutai
-Ah, Bill…-
-Che c'è?- Chiesi
-Mi hanno chiesto di te-
Mi irrigidii un attimo
-E tu cos'hai risposto?- Gli domandai
-Che non avevo idea di dove fossi, ma sai che non so mentire…Tu torna presto d'accordo?-
-Lo so Tom, fra un giorno e mezzo sarò lì-
-Va bene a presto-
-Ciao-
Impegnato com'ero nella discussione con Tom, non mi ero accorto che Lara stava aprendo la porta per uscire. La seguii in volo cercando di capire dove stesse andando.
_______________________________________________________________
Da sola nella mia camera, mi stavo esercitando, tentando disperatamente di far risultare una qualunque di quelle operazioni. Mi arresi dopo poco e decisi di telefonare a Gloria, probabilmente avrei avuto la mente più rilassata dopo un bel giro in centro.

<<pronto?>>
<<glo, sono io, hai impegni per oggi pomeriggio?>>
<<mi spiace tata, ho promesso a mia madre di aiutarla in casa>>
<<oh, non riesci proprio a strapparle un permesso?>>
<<dubito…>>
<<vabbè, sarà per un'altra volta…>>
<<ovvio! Ci vediamo domani a scuola!>>
<<a domani!>>

Chiusi la chiamata e sbuffai. Accidenti, a quanto pare ero costretta da volontà superiori a portare a termine i compiti di algebra…pazienza, li avrei fatti dopo, in centro potevo comunque andarci da sola.

L'autobus mi aveva trasportato fino al centro del paesino. Certo, il centro di Loitsche non aveva nulla a che vedere con le grandi metropoli che piacevano a me, ad ogni modo era ugualmente un bel modo per passare il tempo e la roba nei negozi costava davvero poco. Quel giorno poi, essendo venerdì, era giorno di mercato, quindi le strette strade del paesino erano gremite di venditori dalla pelle di vari colori, che esibivano la propria merce sotto ad improvvisati tendoni polverosi. Lì c'erano vestiti, bigiotteria, artigianato…ma anche oggetti da cucina, da bricolage e soprattutto c'era una vasta gamma di vari portafortuna e gingilli miracolosi. Non avevo mai creduto a cavolate del genere, anzi, non avevo mai creduto in generale. Tutti in famiglia siamo sempre stati atei convinti, anche se ogni tanto mi veniva da pensare che sarebbe bello un posto dove andare dopo morti, dove magari poter ritrovare papà pronto ad accogliermi a braccia aperte…certo, sarebbe stato bellissimo, ma si trattava di pura fantasia, di questo ne ero convinta.
In compenso amavo i miti, le leggende, i racconti fantasy in generale, era bello perdersi nella finzione, di tanto in tanto, mi faceva sentire bene immaginare mondi fatti di fate, elfi, ninfe, gnomi, unicorni…e perché no, anche angeli. Ne avevo scritti tanti di racconti con questa trama, e alla fine finisce tutto bene…Perché ogni cosa alla fin fine va bene, deve essere per forza così, se no che si vive a fare?
Mi avvicinai al banchetto di Jacob, il falegname. Era il più vecchio mercante di tutta Loitsche e tutto il paese lo conosceva. Lo salutai con un cenno educato e poi mi fermai ad ammirare il suo banchetto. Ogni sua scultura era scolpita e levigata con una precisione certosina, i legni variavano dall'ebano più scuro fino al tasso e al pino, e ogni volta aveva una gamma di nuove creazioni. Nonostante raffigurassero perlopiù creature mitologiche quali draghi e fate, o soggetti religiosi, data la precisione con cui li scolpiva sembrava che le avesse viste tutte dal vivo, chissà, forse in sogno.
Mi bloccai un attimo, una figura in particolare mi aveva colpito più delle altre. Era un po' più grande delle altre, fatta di ebano nero, levigata e lucidata talmente bene che pareva ossidiana, raffigurava un angelo avente ben dodici ali, sei delle quali erano spiegate e altre sei ripiegate sulla schiena. Il basamento rappresentava una coltre di nubi che si estendeva fino a sopra la testa dell'angelo che aveva parte del viso coperta dai lunghi capelli, mossi così da simulare il vento, o una sorta di tempesta. La smorfia sul viso era un incrocio tra dolore e rassegnazione, ma senza togliere un lembo di orgoglio e fierezza, mi stupii di come fosse possibile infondere tante emozioni in un oggetto inanimato. Addosso aveva dei lembi di tessuto lacerati in più punti, che probabilmente rappresentavano una tunica strappata chissà da chi e come. Più che un angelo, quello della scultura aveva l'aria di un guerriero.
-Bella vero? -
Sobbalzai sentendo una voce alle mie spalle. Mi voltai e mi accorsi della presenza di un ragazzo, alto e magro. Doveva essere giovane, ma guardandolo in faccia non avrei saputo dirne l'età. Aveva un fascino senza tempo, e un viso dai lineamenti talmente dolci che avrebbe potuto essere facilmente scambiato per una donna.
-Già- Dissi -è strana, non avevo mai visto raffigurazioni di angeli così…-
Il ragazzo scosse la testa
-Non è un angelo, non più…- Affermò, io lo guardai senza capire
-Lui è Lucifero, il braccio destro del Creatore…fu espulso dal paradiso dopo aver tentato di ribellarsi al Potere Supremo e venne dannato per l'eternità.- Mi spiegò
-Quindi, questo qui è il Diavolo- Dissi, lui annuì -Strano… me lo immaginavo più brutto-
Il ragazzo rise, e solo ora mi accorsi del perché mi metteva tanto in soggezione, sembrava finto, etereo, mentre rideva ogni cosa perdeva importanza se non il suo sorriso e il suono melodico della sua risata. Eppure sembrava uno come tanti, nonostante avesse uno stile particolare e un look androgino che probabilmente tutta Loitsche guardava dall'alto al basso e comunque a bocca aperta. In ogni caso non era normale per niente, di questo mi accorsi dopo che mi ritrovai inspiegabilmente a sorridere dopo aver visto ridere lui, tanto che mi dimenticai dell'algebra, del mercato, della scultura e rimasi lì a ridere finché il ragazzo non ricominciò a parlare
-era un Angelo, e ora è solo un Caduto, ha le ali nere e nient'altro di meno…- spiegò e io impiegai qualche secondo per ricordarmi di che cosa stessimo parlando, ah già, la scultura
-Te ne intendi di religione tu!- Affermai, lui mi guardò in modo strano
-Non è religione, è solo quello che è successo- Non capivo che cosa intendesse, in ogni caso mi sentii in dovere di presentarmi, sembrava un tipo a posto
-Comunque io mi chiamo Lara e tu sei??-
-Bill, piacere mio!-
 
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th&twilightxs
view post Posted on 14/9/2011, 18:35




eHI ciao! scusa tantissimo la mia assenza, ma sai le vacanze ecc, ho potuto leggerlo solo ora! cmq sempre bravissima, cacchio mi è troppo piaciuto il pezzo descrittivo, molto brava davvero!
pensando alla storia: ahh finalmente Bill si è avvicinato! cm sn felice! voglio sapere gli sviluppi! posta prestoo!
 
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22 replies since 29/3/2011, 14:13   227 views
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