| accontentate: ^^
CAPITOLO 4.
Erwine rimase incredula a guardare la figura del ragazzo allontanarsi scortata da cinque bodyguard che ricordavano vagamente dei gorilla. *era lui. Oddio,era proprio lui* pensò. Lentamente,molto lentamente,sul viso della quasi diciannovenne si aprì un sorriso. Si rimise in macchina e poggiò le mani tremanti sul volante. Buttò un occhio sullo specchietto retrovisore e trovò una strana luce nel mare nero dei suoi occhi,una luce che non l’aveva mai sfiorata prima di allora. In un attimo mise in moto la mini e si diresse verso un’altra casa dei bambini,verso tante piccole anime abbandonate.
Nello stesso momento,in una berlina nera tre ragazzi ascoltavano increduli le parole del rasta.
“giuro Bill! Non riuscivo a guardare nient’altro” confessò Tom. “impossibile. Forse ti sarai confuso e ti sei incantato sulle tette. Conoscendoti….” Suggerì Georg. “dai Tom,ragiona. Non è possibile che tu abbia visto solo gli occhi! Avrai pur dovuto vedere qualcos’altro di questa ragazza!” disse Gustav. “no,vi giuro. Solo gli occhi” rispose Tom. “te li sarai semplicemente immaginati. C’era un sacco di sole,non avevi con te gli occhiali …. Capita” alzò le spalle Bill. “dai,magari eri semplicemente stordito dal sonno…” incalzò Georg. “e dalle urla” aggiunse Gustav. “forse avete ragione” disse il chitarrista sbadigliando. “te lo avevo detto io che avevi sonno!” esclamò Georg. Tom alzò la mano con fare annoiato, la discussione si sarebbe conclusa così, era stanco e aveva sonno. *eppure erano così reali,così vivi…e così belli* pensò Tom. Si infilò nelle orecchie l’ipod e alzò il volume sulla famosa canzone di Samy Deluxe Cap Song….(forse a voi sconosciuta,ma fa niente fino a domenica era anche a me sconosciuta e devo dire che è orribile…ma de gustibus non est disputandum!). Il volume alto gli serviva un pò per non pensare troppo allo sguardo insistente del suo gemello che ne voleva sapere di più,un po’ per pensare meno a quello strano evento che gli aveva sconvolto la mattinata. A forza di parole reppate nelle orecchie di Samy Deluxe Tom finalmente ritornò il Tom Kaulitz di sempre,facendo rimanere solo un vago ricordo del Tom della mattinata. Conveniente Tom,molto conveniente nascondersi dietro la maschera che ti sei costruito. È facile pensare che quello che hai provato sono cazzate….ma non capisci? I sentimenti non sono cazzate! Sono loro che fanno essere viva una persona, sono loro che rendono la vita degna di essere vissuta. Vuoi un esempio di cazzate Tom? Farsi quattro o cinque ragazze a settimana,ecco….quella si che è una cazzata! Possibile che tu non capisca che il mondo non si divide tra groupies e ragazzine isteriche che urlano il tuo nome? Tom alzò il volume,non voleva più ascoltare la sua coscienza. Contemporaneamente a quel gesto si abbassò il cappellino sul volto,pronto a calarsi di nuovo nella sua parte. Questo è il mondo dello showbusiness…non vuoi essere ferito? Cela a tutti quello che sei….sempre. Ma questo non è possibile quando sei Tom Kaulitz,soprattutto quando hai un gemello che si chiama Bill. Il cantante infatti aveva fiutato da subito che qualcosa non andava e come al solito si teneva il magone dentro per poi costringere in privato il fratello a cantare tutta la verità. Bill capì che il fratello si era quasi completamente ripreso quando non rispose a una domanda fattagli da un conduttore televisivo per guardare una valletta bionda seminuda. *si è ripreso, forse anche troppo* pensò Bill.
Intanto la mente di Erwine era protesa da tutt’altra parte…
Arrivò nei pressi dello stesso orfanotrofio che visitava da mesi. In quel periodo aveva contribuito a far nascere nuovi sorrisi in quella struttura. Ma non ci era riuscita con una ragazzina. Quella bambina cresciuta aveva lo stesso sguardo ferito che aveva lei alla sua età…ed Erwine non era riuscita a farle spuntare un sorriso,nemmeno una volta; nonostante fossero diventate amiche…. Erwine bussò sulla porta della camera. “avanti” rispose la ragazzina da dentro. “come stai Gigì?” chiese entrando. “come al solito” rispose Gigì restando sdraiata sul letto,senza nemmeno aprire gli occhi. “ehi pulce,su dimmi cosa c’è” bisbigliò Erwine sedendosi sul letto della bambina cresciuta. “Erwine voglio una vita normale, lo sai. Sono stanca di ripeterti sempre le stesse cose” rispose lei. “lo so. La vorrei tanto anche io una vita normale, ma ti assicuro che dopo quello che è successo questa mattina sono lontana anni luce dall’essere normale” spiegò Erwine. Gigì scattò a sedere e con un sorrisino compiaciuto disse: “racconta”. “ho visto il chitarrista” sbiascicò Erwine. “il chitarrista?” chiese confusa Gigì. “il chitarrista” disse di nuovo Erwine. Sembrava un gioco a premi,se indovini cento punti….. “oddio no!” esclamò Gigì. La tredicenne c’era arrivata. Brava Gigì 100 punti!!!! Ed ecco signori, e signore …abbiamo la nostra vincitrice! “ti prego non dirmi che si tratta del chitarrista di quella band di sfigati!!!” urlò Gigì. “come di sfigati?”chiese sbigottita Erwine. “di sfigati” confermò non curante Gigì,accarezzando i suoi lunghi capelli corvini e scrutando attenta con i suoi occhi verdi l’espressione dell’amica. È inutile opporsi alla vita. Quante volte tutti abbiamo cercato di sopprimere l’istinto che ci diceva che stava per succedere qualcosa? Molte. Ecco, ora mi direte che ci sono persone che riescono a non far vedere nulla,a nascondere ogni emozione, a rendersi di ghiaccio davanti agli occhi degli altri. No,questo non era il caso di Erwine. Quante volte aveva provato a nascondersi dietro un dito,quante volte non era servito… “non guardarmi così,non è successo nulla. L’ho solo visto” si giustificò la ragazza. *accidenti,devo proprio avere una faccia da pesce lesso! Maledetta faccia troppo espressiva…sono un libro aperto…* pensò Erwine. “ma smettila di fingere! Lo so che te lo sogni notte e giorno quel deficiente!” sbottò Gigì. *accidenti! Questa ragazzina è dieci volte più sveglia di come ero io alla sua età!* pensò Erwine. “naaaa…scorbutica dei miei stivali,metti su un po’ di musica e taci piuttosto che sparare cazzate…” la zittì Erwine. “ma come faccio? Non posso…non ho nessun oggetto che cacci musica….” Ammise tristemente la tredicenne. “è un fattore piuttosto variabile, direi…soprattutto con questo nuovo mp3..” disse Erwine cacciando dalla tasca un nuovo mp3. “waaaaa!!!” urlò Gigì saltandole al collo. “ti adorooo!!!” “ehi! Così mi soffochi! Tranquilla,non è pieno di canzoni dei Tokio Hotel….giuro” la tranquillizzò. “meno male…” sospirò Gigì. “grazie mille! Non so d’avvero come ringraziarti…per me è così raro ricevere regali…” spiegò Gigì. “lo so…non voglio ringraziamenti, voglio solo che tu mi prometta che da oggi in poi sorriderai di più…” disse Erwine. “promesso” sorrise Gigì ad un Erwine decisamente soddisfatta. Lasciato l’orfanotrofio Erwine sentì il bisogno di rimare da sola e riflettere. Parlare con Gigì le aveva fatto capire quanto fosse importante per lei aiutare i bambini orfani e con situazioni famigliari poco felici. Il sorriso di pura felicità dipinto sul volto della ragazzina aveva fatto crescere in Erwine una forza che la spingeva a voler vedere ogni giorno quei visi tristi illuminarsi. Quella era la sua via, quella che lei aveva scelto, quella che voleva. Quella mattina la ragazza aveva vissuto l’irrealtà. No,non era il destino che le aveva fatto incontrare il suo angelo maledetto. Era stata lei a fare in modo che lui la vedesse; era lei stessa che li seguiva da mesi. Era sempre lei che vedeva in lui qualcosa di più del semplice e maledetto Sexgott… Erwine voleva essere felice, e voleva esserlo con lui. L’albergo di Tom non era lontano,la felicità era vicina tanto quanto lo era lui. Erwine tornò nell’albergo in cui alloggiava, fece le valigie e decise di cambiare albergo. Non sarebbe stato un caso se si fossero rivisti. *a costo di viaggiare per mezza Europa senza mai fermarmi, voglio rivedere quegli occhi….voglio parlare con te Tom Kaulitz….fosse l’ultima cosa che faccio* pensò Erwine pagando il conto del vecchio e squattrinato albergo. “per sette notti in tutto sono 800 euro signorina. Paga con carta o in contanti?” le chiese il reseptionist dell’Hilton. “carta” rispose la ragazza sorridendo. Pagò il conto salatissimo senza fiatare e venne scortata dal fattorino fino alla sua stanza. “grazie” disse congedandolo con un sorriso. Erwine sistemò le valigie nell’immenso armadio e si accinse curiosa ad ispezionare la camera che avrebbe ospitato le sue sette notti in quel hotel. “Wow! Cazzarola, li vale tutti i soldi spesi questa camera!!!” esclamò entusiasta. Il bagno era a dir poco gigantesco e il letto comodissimo. *non torno più a casa!!!!* pensò Erwine dopo essersi buttata a braccia aperte sul letto, oggetto divino dopo un pomeriggio di lavoro . Dopo essersi rilassata per qualche minuto, fu scossa da un tremito. * ferma Erwine… ragioniamo cervello,siamo solo io e te ora. È quasi sera, e questo è l’albergo in cui alloggia Tom von Tokio Hotel. Scatta d’obbligo l’operazione ‘incontra Tom Kaulitz’. IN AZIONEEE!!!* pensò scattando in piedi. Afferrò da dentro la borsetta il pacchetto di sigarette e l’accendino; con una velocità degna di Flash-Gordon si catapultò davanti allo specchio. “argggg!!!! I miei capelli!!!” esclamò disperata. Una smorfia di disgusto scosse il suo viso, l’umidità aveva reso i suoi ricci molto crespi. “ma porca pupazzola!” disse infuriata passandosi una mano tra le ciocche increspate. Mosse dei passi felini verso il beautycase, abbandonò sul comodino le sigarette e iniziò a frugare velocemente nella mini-valigia. “ah! Ti ho trovata!” disse trionfante dopo aver sospirato per aver trovato la beneamata spuma per i capelli. Si precipitò in bagno e cercò di sistemare al meglio la criniera. Dopo circa mezz’ora Erwine si arrese e decise di uscire dalla camera. Con le immancabili Blackstones in tasca Erwine si accinse a girovagare per il gigantesco hotel. “mi scusi” disse Erwine rivolgendosi ad un facchino “per caso sa dirmi se in questo hotel c’è una piscina?” “ma certo” rispose sorpreso il facchino, quasi pensasse che la ragazza non era mai stata in un hotel a 4 stelle, non sapendo che aveva ragione. Erwine si fece spiegare brevemente dove poteva trovare la piscina e si affrettò a raggiungerla. “per tutte le mini rosse del pianeta!!!” esclamò sorpresa. La scena che Erwine si ritrovò davanti agli occhi era degna di appartenere alla villa di un miliardario. Nonostante l’acqua sembrasse opaca, per effetto del sole pomeridiano, in quella piscina rettangolare il suo effetto abbagliò lo sguardo della ragazza. Il sole stava quasi per calare e rimanevano ben poche ore prima che il cielo diventasse scuro e si riempisse di stelle. La piscina era circondata da decine di sdraio dall’aria comoda, ma Erwine decise di sedersi ai piedi del trampolino. Mentre poggiava la schiena sul palo di ferro che sorreggeva la struttura del trampolino alzò lo sguardo e si mise a osservare distrattamente i terrazzi delle camere affacciate sulla piscina. Solo una stanza era illuminata. Si infilò una sigaretta in bocca e l’accese. Chiuse gli occhi e lentamente cacciò quel morbido fumo dalla bocca.
Intanto nello stesso hotel, proprio da quella finestra illuminata…
Tom girovagava per la sua stanza in cerca di qualcosa da fare, mentre masticava a bocca aperta una mela. Mentre guardava fuori dalla finestra si accorse che ai bordi della piscina c’era qualcuno. Si affacciò sul terrazzo per guardare meglio la ragazza. Vide che era semi-distesa sul bordo, poggiava la schiena sul palo del trampolino e fumava tranquilla. La luce fioca e offuscata dalle nuvole del tardo pomeriggio le illuminavano i lineamenti… *da qui non sembra male* pensò leccandosi meccanicamente il piercing vicino all’angolo sinistro delle labbra. Il chitarrista sorrise compiaciuto all’idea di passare un’altra notte ‘in compagnia’ . Si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso la piscina. Si bloccò sulla soglia e guardò da lontano i movimenti della ragazza. Si avvicinò piano, ed a ogni passo si sorprese di quanto fosse distratto e preciso ogni suo piccolo movimento, nonostante avesse gli occhi chiusi. Ed è questo che sorprese Tom più di ogni altra cosa: non gli era mai capitato di ‘provarci’ con una ragazza senza prima aver almeno avuto con lei un contatto visivo. Era arrivato davanti alla minuta ragazza. Cosa poteva fare il famoso Sexgott se non farle i raggi x? *che strano, non si è ancora accorta che le sono davanti* pensò. Quella strana ragazza si passò una piccola mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più e non diede segno di essersi accorta della presenza del chitarrista. Toccò a Tom rompere il ghiaccio. “ciao” disse sedendosi vicino a lei. “ciao” rispose la ragazza facendo un altro tiro dalla sua sigaretta, non sapendo che a fianco avesse Tom Kaulitz e tenendo ostinatamente gli occhi chiusi. Tom sorrise divertito, per una volta avrebbe parlato con una ragazza essendo Tom, non il chitarrista dei Tokio Hotel gemello di Bill, ma Tom, solo Tom. “che fai?” chiese osservando la ragazza che era predisposta a parlare, ma che non aveva intenzione di guardarlo… “rifletto… e fumo” rispose lei alzando meccanicamente la sigaretta. “lo vedo…” aggiunse Tom. “vuoi?” chiese lei aprendo il pacchetto. “grazie” disse Tom prendendo una sigaretta. Si accese la sigaretta e restò in silenzio, aveva rotto il ghiaccio, ora toccava a lei parlare…sempre se voleva farlo. “sei venuto qui per fumare?” chiese la ragazza tenendo sempre la testa appoggiata al palo e nascondendo lo sguardo sotto le palpebre. “forse…” rispose Tom tenendosi sul vacuo. “bene ragazzo del forse…che fai nella vita?” chiese lei. Il chitarrista rimase a bocca aperta. Da quando aveva raggiunto il successo non aveva mai dovuto presentarsi, non ce ne era stato mai il bisogno….lui era Tom von Tokio Hotel….non c’era bisogno d’altro per definirsi e definire quello che faceva. “nella vita? Viaggio” rispose spiazzato lui. “molto?” aggiunse lei. “si…non sto mai fermo.” Rispose Tom. “non ti manca mai casa?” continuò a chiedere lei. “a volte…ma di rado…ormai sono abituato….non ho un’idea precisa di casa…” rispose Tom. “tu?” incalzò il ragazzo. “ anche per me la parola casa è strana….la paragonerei ad una poltrona vuota di un cinema che c’è, ma non viene mai riempita. Avevo una casa…ma non so se è ancora lì…non lo voglio sapere…” rispose la ragazza. “e tu cosa fai nella vita ragazza della poltrona vuota?” chiese Tom. Fu strano per lui ritrovarsi a parlare con una perfetta sconosciuta della sua vita….fu strano vederla sorridere amaramente alla sua domanda. “viaggio” rispose semplicemente alzando le spalle lei. Comica la situazione. Immaginate di parlare con una persona che tiene costantemente gli occhi chiusi… “per lavoro?” chiese di nuovo lui. “anche … sono libera dagli schemi….” Rispose lei. La ragazza sorrise spontaneamente, e la sua risata arrivò cristallina alle orecchie del rasta, come un messaggio per la serie ‘brutto deficiente presentati’… Tom rimase colpito da quel sorriso non volontariamente ammaliante, non volutamente provocatorio ma che lo aveva spinto a decidere di presentarsi. Avvicinò la sigaretta alle labbra stirate nel solito sorriso ammaliatore e aspirò l’ultimo tiro di quella sigaretta forte e decisa come quella strana ragazza. “ abbiamo una concezione simile di vita….” Disse spegnendo la sigaretta. Tom iniziava ad essere stufo di non poterla guardare negli occhi…voleva il suo sguardo, voleva conoscerla meglio… “già” disse semplicemente la ragazza. “che buffo…non mi sembra che ci siamo presentati…” disse Tom. “no infatti….” Disse la ragazza. Lentamente la ragazza si staccò dal palo, aprì gli occhi e…. Eccoli Tom, non te li eri sognati….erano veri. Ed ora quegli stessi occhi neri ti stanno scrutando sorpresi, gonfi di felicità, quasi non potessero credere di averti lì…. Fu un flashback….tornarono le stesse sensazioni di quella mattina, lo stesso vuoto ovattato intorno… Solo i loro occhi, solo brividi lungo la schiena. “piacere Tom” disse il rasta allungando la mano verso la ragazza. Il chitarrista la vide avvicinarsi, guardò anche la sua piccola mano avvicinarsi, i suoi denti bianchi venire scoperti dalle labbra e essere illuminati dalla flebile ma intensa luce del tramonto. Vide una ciocca riccia mossa dal vento spostarsi sul suo viso, incorniciando gli occhi perfetti...lo stesso mare nero di quella mattina… “piacere Erwine” sussurrò la ragazza stringendo la mano al chitarrista. *e così ha un nome la ragazza dagli occhi neri di questa mattina…Erwine…* pensò Tom. Entrambi non seppero quanto tempo trascorsero a guardarsi silenziosamente, quasi per paura di rompere quel attimo di stallo, mentre i loro sguardi si scrutavano attenti e curiosi, quasi a voler marchiare a forza nella memoria il momento in cui finalmente i loro occhi si ricolmavano di loro stessi… Quasi come se quelle ore che li avevano separati avessero avuto la valenza di ore senza aria, e che quel incontro significasse ossigeno. E il naufragar m’è dolce in questo mare….(G. Leopardi) Erwine si perse in quel mare nocciola, Tom in un mare nero incredibilmente cupo e profondo… “sei tu…” sussurrarono insieme. “ma…” disse Tom dopo aver lasciato a fatica la piccola mano della ragazza. “già” disse Erwine senza nemmeno sentire quale fosse la domanda….già sapeva quale domanda passasse per la testa del rasta. Silenzio. Non fu un silenzio di circostanza, i due non sapevano cosa dire a voce, ma i loro occhi si parlavano. Il primo a prendere iniziativa fu, naturalmente, Tom. “allora ti chiami Erwine….che nome strano…” disse il chitarrista. “me lo ha dato una persona importante.” Disse Erwine. “comunque non va bene” disse il chitarrista guardandosi per un momento la punta delle scarpe che usciva a stento dai pantaloni oversize. “come non va bene?” chiese sbigottita Erwine. “no, non va bene. Ti chiamerò Nene” disse Tom guardandola di nuovo, ma con un sorriso provocatorio. La ragazza si alzò di colpo. “cioè, fammi capire bene” disse con voce arrabbiata “ non ti va bene il mio nome?” “esattamente” rispose semplicemente il rasta, come se la risposta fosse più che ovvia. “quindi…” disse scocciata Erwine. “è chiaro, no? Ti chiamo Nene…è più carino,facile e scorrevole….” Alzò le spalle Tom. Erwine raccolse in un attimo il pacchetto di sigarette che era rimasto a terra e fece per andarsene. “ma dove vai?” chiese a bocca aperta Tom. “via da un coglione egocentrico” rispose con tono incazzato lei. Tom si alzò velocemente, per quanto i vestiti più larghi del normale permettessero, e la afferrò per un braccio. “ehi calmati piccola, dov’è il problema?” chiese confuso. “te lo dico io dove è il problema: uno. Non chiamarmi piccola o finisci all’ospedale. Due. Non mi calmo proprio per niente. Tre. La prossima volta che mi chiami Nene non sono cosciente delle mie azioni e non so dove ti ritroverai.” Disse strappandosi con forza con uno strattone dalla presa del chitarrista. Fu semplice per il rasta alto oltre un metro e ottanta raggiungere Erwine che era più bassa di lui. “ok scusa…non dovevo darti un nomignolo…” si giustificò. “e…” disse lei con sguardo duro, apparentemente severo…. “e mi dispiace” aggiunse lui. “ma ehi! Ti ritrovi davanti al ragazzo più desiderato d’Europa e ti comporti così?” le chiese con aria superiore. La ragazza si voltò di scatto, fu un attimo: diede una leggera spinta sugli addominali del chitarrista e lasciò che cadesse in acqua. Erwine osservò risalire il corpo del ragazzo,che appena uscito con due occhi sgranati disse: “ma sei scema?” “il fatto che sei famoso non ti dà il diritto di fare e dire tutto quello che vuoi ciccio…impara questo e andremo d’accordo….fai un’altra volta un discorso del cazzo del genere e il tuffo di questa sera ti sembrerà gradevole…” ringhiò Erwine. Poi la ragazza decise di tendere una mano al chitarrista per aiutarlo a uscire. Infondo, stronzo o no, era pur sempre Tom Kaulitz, il suo Tom Kaulitz. Ma prima si godette lo spettacolo: la piscina era illuminata dalle luci, era ormai calata l’oscurità e lo sguardo di Tom, nonostante fosse incredibilmente incazzato era magnetico. Grave errore tendere la mano. Tom infatti non esitò ad afferrarla e a trascinare Erwine nella vasca con se. Si ritrovarono faccia a faccia, completamente bagnati e con due paia di occhi che promettevano tante scintille….
[continua]
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