Sìsì, ce l'ho pronto. Credevo di averlo postato il 15° >.<
Capitolo sedici: Jeans&T-shirt oversize
Chiacchierai con Gustav per mezz’ora circa. Parlammo di musica, di libri e di cinema.
Mi piaceva stare con il batterista, anche se spesso dovevo trattenermi dal fare qualche battutina per non renderlo irascibile.
Era un ragazzo molto tenero e sensibile, anche se poteva sembrare forte, quasi un bullo. Sapevo che in realtà era buono come il pane, anzi no, come il miele spalmato sul pane, quello morbido, che se lo lasci in bocca per un po’ si scioglie, lasciando quel sapore dolce sulla lingua…
Durante uno dei nostri soliti silenzi imbarazzanti, Bill entrò nella stanza.
Si sedette accanto a Gustav e ci fissò. Prima me, poi il batterista. Me, il batterista. Dopo qualche minuto, iniziò a parlare:
«Uff, ragazzi, siete noiosi. Non dite mai nulla!»
Scoppiai a ridere, senza riuscire a controllarmi, mentre sul volto del biondo comparve un sorriso che arrivava quasi alle orecchie. Ridevamo più che altro per il tono di voce che aveva usato.
Il moro mi fissò, con i suoi occhi color nocciola vivi, allegri, e mi fece una domanda un po’ insolita e leggermente imbarazzante: «Chiara, posso truccarti?»
Non credevo alle mie orecchie. Truccarmi non era cosa da me, non amavo tutti quei prodotti polverosi e di colori strani. Avevo sempre pensato che anche se me lo avesse chiesto Bill Kaulitz, avrei rifiutato. Perciò risposi alla sua domanda, con un semplice monosillabo: «No.»
«Perché no? Mi trucco io, che sono un ragazzo!!». Era incredulo, gli occhi spalancati.
«Non mi vedo bene con il trucco. E poi io sono un maschiaccio». Per dimostrare la mia affermazione, avevo giocosamente abbassato il tono della mia voce. Bill sorrise, poi continuò la sua serie di domande: «E non ti faresti truccare nemmeno da me?»
«No.»
Mi venne vicino e puntò le mani contro di me. Intuii le intenzioni del ragazzo, perciò mi alzai dal divano, mi piazzai davanti a lui e indietreggiai. Lui accelerava e ben presto mi raggiunse. Iniziò a farmi il solletico, mentre io cercavo di sfuggirli correndo per la stanza. Poi mi diressi verso il corridoio, con il fiatone che non aveva intenzione di abbandonarmi. Passai mezz’ora a sfuggire alle mani del ragazzo, fino a che, per fortuna, Tom non uscì dalla sua stanza e fermò il fratello, tenendolo per la maglia.
«Tomi, attento! Mi rovini la maglia» urlò il gemello.
«Non ti preoccupare, Bill, non te la rovino. Se Chiara non vuole essere truccata, lasciala in pace.»
“Meno male!” pensai “Per fortuna esiste lui a questo mondo…”
«Però» continuò «Deve provare i miei abiti.»
“Cazzo, mi sembrava strana la cosa”.
Preferivo di gran lunga provare gli abiti di Tom, piuttosto che essere truccata da Bill. Non mi restava molto altro da fare: avevo due paia di occhi identici puntati contro, frementi, in attesa di risposta. E poi, mi intrigava l’idea di provare gli abiti del chitarrista…Mi ero sempre chiesta come ci si sentiva in quei pantaloni così larghi.
«Va bene, Tom».
«COSA?!» Bill era incredulo alla mia risposta e mi lanciò un’occhiataccia. «Preferisci indossare quegli…stracci, piuttosto che essere truccata da me? Ma che diavolo di ragazza sei?!»
Volevo ricordargli il mio essere maschiaccio, ma lasciai perdere e aspettai che aprisse di nuovo bocca, pensando “Speriamo dica qualcosa di intelligente…”
«Ormai, passate così tanto tempo insieme che non sono nemmeno più geloso. Vi lascio soli. Così potete sbaciucchiarvi tranquillamente. Ma per favore, fatelo nella vostra camera, perché se vi vede Georg si scandalizza…Sapete com’è fatto, non se ne intende per nulla di queste cose perché non ha esperienza e potrebbe rimanerci secco».
Iniziai a ridere, ma il gemello se l’era presa per la storia degli sbaciucchiamenti. Iniziò ad andare contro il fratello, ma lo fermai tenendolo per un braccio. Bill gli fece una linguaccia e commentò: «Quella ragazza sa come prenderti, fratellino! Tienila stretta, non ne troverai MAI una che ti sopporta come lei!», poi sparì nella sua stanza.
«Bè, Tom, devi ammettere che sei insopportabile a volte…»
Il ragazzo, alla mia battuta, rispose: «Ah sì?!». Poi corse verso di me e mi spinse verso la porta della sua camera. Tirò giù la maniglia e riprese a spingermi, mentre io restavo incredula pensando fosse impazzito, fino a che non mi buttò sul letto e iniziò a farmi il solletico.
«Basta, basta!» implorai, senza fiato per il troppo ridere.
Finalmente, il ragazzo si fermò.
«Ora, vieni qui e scegli i vestiti» disse, aprendo la porta dell’armadio.
Jeans su jeans erano accatastati a destra, mentre sulla sinistra erano sparse varie T-shirt tutte spiegazzate. Tom era disordinato, senza dubbio.
Riuscii a trovare una maglietta rossa e un paio di semplici jeans. Corsi in bagno. Non vedevo l’ora di guardarmi allo specchio e vedere quanto apparivo ridicola.
Mi spogliai. Tolsi prima i miei pantaloni e li sostituii con quelli del chitarrista. Poi fu il turno della maglia, anzi, del vestito rosso.
Uscii e mi fermai davanti a Tom. Ero comoda, quasi non mi sentivo gli abiti addosso. Guardai i jeans, pensando che sicuramente il chitarrista sarebbe scoppiato a ridere. Invece semplicemente mi fece girare verso lo specchio, senza dire una parola.
Mi guardai attentamente: dopotutto, non stavo male!
«Chiara, ti prego, tieniti addosso quegli abiti. Anzi, sai che faccio? Te li regalo. Sul serio. Ne ho un sacco come puoi vedere, e a te stanno benissimo. Sarebbero uno spreco nel mio armadio, ma nel tuo…Starebbero da Dio, davvero.»
«Dici davvero Tom? Posso tenerli?»
«Sì, sono tuoi.»
«Ok, grazie mille!»
Corsi ad abbracciarlo, o…Ci provai.
Non essendo abituata alla lunghezza dei pantaloni del ragazzo, inciampai gravosamente. Fortunatamente non mi feci nulla, avevo solo la mano arrossata, ma Tom si preoccupò da morire.
«Oh merda! Ti sei fatta male?». Aprì la porta e gridò «Bill, portami un po’ di ghiaccio per favore. E’ urgente!»
Cercai di tranquillizzarlo, inutilmente «Tom, sono imbranata, dovresti saperlo. E’ tutto a posto, davvero. Ho la mano un po’ arrossata, niente di più. Calmati ora, mi sembri mia madre!»
Intanto, Bill entrò, di corsa e preoccupato.
«Che cazzo è successo?» chiese, in preda a un attacco di panico.
«Niente, Tom è il solito esagerato…Sono inciampata, ma non mi sono fatta nulla!!»
«Pff, Tom, mi fai prendere certi colpi!». Mi mise in mano il sacchetto del ghiaccio e tornò nella sua stanza. Prima di andare, si voltò e mi sorrise, contento (probabilmente) del fatto che non mi fosse successo nulla di grave.
Mi alzai, tornai all’armadio e presi un cappellino rosso del chitarrista. Era l’unica cosa che mi mancava, per assomigliare a lui. Me lo calcai in testa e mi guardai allo specchio.
«Posso rubartene uno?», domandai, indicando il cappellino
Venne verso di me e mi abbracciò. «Certo, puoi fare tutto ciò che vuoi…»
«Ehi» dissi, soffocando una risata «Non esageriamo adesso!»
Tom mi guardò sorridendo e mi diede un affettuoso schiaffo sulla testa. Certo, solitamente un doppio-senso del genere dovrebbe uscire dalla bocca di un ragazzo…
«Forza, ora andiamo in camera di Bill e dimostriamogli che stai meglio con i miei ‘stracci’, come li chiama lui, che con i suoi ‘pastrocchi’ che si fa sulla faccia.»
Mi cinse un fianco e insieme entrammo nella stanza del gemello. Quest’ultimo, vedendoci, commentò: «Uh, avete già finito di sbaciucchiarvi?» Il suo occhio cadde sulle mani di Tom, ancora strette attorno al mio fianco.
Tom lo incenerì con lo sguardo, ma Bill fece finta di nulla.
Spostò lo sguardo su di me e rimase a bocca aperta.
«Chiara... Oh mio Dio!!»
«S-sto così male?» chiesi, preoccupata.
«No, anzi! Io che sono così simile a mio fratello, non sto bene come stai tu nei suoi abiti. E’ una cosa davvero incredibile» osservò meravigliato.
Lusingata dal suo commento, arrossii.
«Se non fosse per l’altezza e per i rasta, non riuscirei a riconoscervi, di spalle» continuò Bill. “Spiritoso, oggi” pensai tra me e me sorridendo alla battuta del ragazzo.
Improvvisamente, il telefono del chitarrista iniziò a suonare. Dopo qualche squillo fastidioso, uscii dalla stanza scusandosi, per andare a rispondere.
Io rimasi sola con il vocalist, che e approfittò per bombardarmi di domande.
«Ti ha baciata dopo che sei caduta?», chiese curioso.
«Cosa?! Oddio, no!»
«Ti fa così schifo mio fratello?»
«No, non mi fa schifo ma…Perché dovrebbe baciarmi?»
«Mhà, siete due piccioncini, sempre attaccati, vi punzecchiate e poi vi abbracciate…»
«Ancora con questa storia? Basta, Bill. Lo sai che tra me e Tom non c’è nulla.»
«Ok, ok, va bene. Però devi sapere che lui tutte le sere mi dice che ti vuole bene, che ormai sei parte di lui. E’ una cosa molto dolce». Mi sorrise.
«Sì, lo so».
Restammo in silenzio per un po’, poi Bill cambiò argomento.
«Come va con le lezioni prese via computer?»
«Oh mamma! Meno male che me lo hai chiesto, dovrebbe essere arrivata una nuova lezione…». Mi portai una mano alla fronte. Così presa dal tempo che era passato troppo velocemente, non mi ero ricordata della scuola.
«Allora, muoviamoci e andiamo a vedere di che si tratta!». Il ragazzo mi trascinò fuori dalla sua stanza, visto che, per l’incredulità, non mi ero mossa di un millimetro.
Bill che è interessato allo studio?!
«Oddio, algebra no!» si lamentò il vocalist.
Entrati in salotto, Bill aveva avvicinato due sedie alla scrivania e mi aveva invitato a sedermi. Mentre aspettavamo che il computer si avviasse, Bill mi aveva accarezzato una guancia con le sue mani ghiacciate. Avevo aperto la posta elettronica ed eccola là: una nuova e-mail, in cui erano stati trascritti gli ultimi argomenti e gli ultimi esercizi svolti in classe. Ed il primo era proprio algebra: una materia che il vocalist aveva sempre odiato.
«Me ne vado, non ti sono di alcuna utilità».
«Bill, frena. Ora tu te ne stai qui e cerchi di capirci qualcosa, ok? Io amo l’algebra e questo argomento è piuttosto facile. Se ti concentri un po’ lo capisci subito anche tu. Fallo per me, per favore! Voglio dire al mondo che ti ho insegnato l’algebra.»
«E va bene, va bene! Proverò a scervellarmi…»
Cambiò posizione sulla sedia un paio di volte, finché non fu comodo e soddisfatto. Poi prestò attenzione alle mie istruzioni e ai miei gesti. Andavo lenta, così avrebbe capito meglio.
Sembrava aver capito. C’era solo un modo per verificare se l’algebra era entrata nella sua testa.
Gli feci provare a risolvere un’espressione e dopo qualche minuto, mi rispose: «Il risultato dovrebbe essere -3. Giusto?»
Controllai il risultato sul libro. -3.
«Sì, bravo! E’ stato difficile?»
«No, non molto. E ora? A che mi serve?» mi chiese, con un tono che sembrava dire conosco già la risposta alla mia domanda.
Riflettei un po’. «A niente» risposi infine.
«Ecco, appunto. Tempo sprecato». Il ragazzo sbuffò.
«Bè, vedila così: prima di tutto, hai fatto contenta me. E seconda cosa, hai imparato qualcosa di nuovo, che prima non conoscevi.»
«Ok, va bene. Però, ora basta algebra! Andiamo a divertirci un po’!». Si alzò dalla sedia, io scossi la testa: «No Bill, devo fare inglese. E inglese a te serve, quindi almeno segui.»
L’inglese lo attirava di più e accettò di buon grado di sedersi e guardarmi terminare gli esercizi.
Fissava il foglio, le parole che scrivevo. Dopo la lettera, avevo deciso di cambiare un po’ la mia calligrafia. Quando ebbi finito anche inglese, riposi i fogli nella cartellina e sorrisi al ragazzo.
«Scrivi come Tom, ora», disse appena i nostri sguardi si incrociarono.
«Davvero?» Non avevo mai visto la sua scrittura.
«E’ incredibile come siate simili voi due. E allo stesso tempo così diversi. Non riesco ancora a crederci. Sareste una coppia perfetta, lo sapete benissimo, eppure… Eppure non provate niente di più che affetto l’uno verso l’altra. Incredibile. Siete imprevedibili, voi due.»
Sorrisi. «E’ per questo che ci vogliamo così bene: perché siamo simili e diversi, perché siamo imprevedibili.»
«Cavoli, ma perché vi volete solo bene? Mi piacerebbe vedervi…Innamorati. Sono curioso.»
«Tom, innamorato?! Non ce lo vedo. Tom, innamorato di ME?! Non ce lo vedo, ma proprio per niente! Come ti saltano in mente certe cose, eh Bill?»
«La colpa è solo vostra.», rispose.
Pausa.
Poi continuò: «E poi, vorrei tanto vederlo innamorato. Insomma, lui non ha mai trattato qualcuno come tratta te. Ci tiene davvero, e questo mi fa piacere, perché Tom è il tipo da una botta e via, lo sai benissimo. E tu…Bè, tu ti trasformi davanti a lui, ma nessuno dei due sembra accorgersene. Lo ripeto, siete incredibili, davvero.»
«In che senso, mi trasformo?» Non capivo.
«Nel senso che cambi. Hai un altro comportamento quando c’è di mezzo Tom.
Lo trovo diverso da quando avete stretto amicizia, sai? Spesso è in trance e poi mi chiede sempre scusa, per qualsiasi cosa…Ha trovato in te quello che mancava a lui per non essere uno stronzo insensibile. Ti ha vista così simile a lui e nello stesso tempo diversa, con un carattere così bello che ha deciso di assomigliarti…
Ma non pensare che ti stia sfruttando per essere migliore, questo no. Forse all’inizio poteva essere così, ma quando ha imparato cosa significa voler bene ad una persona, che non sia quella con cui ha condiviso la placenta della madre, ha capito che senza di te non poteva stare. Chiara, tu sei tutto per lui. Non so come farà senza di te, quando sarai tornata a casa…»
La stanza girava tutta. Mi appoggiai alla sedia per non cadere.
«Cioè mi stai dicendo che Tom ha voluto assomigliarmi?!»
«Sì»
«Oddio, non so che dire, che…»
«Non devi dire né fare nulla». Mi venne incontro e mi abbracciò. «Ehi, tranquilla d’accordo? Scommetto che nemmeno tu riuscirai a resistere senza impazzire quando sarete lontani. Ti giuro che in qualche modo ci terremo sempre in contatto. Lo giuro sui miei capelli, questa mattina ho impiegato tre quarti d’ora per acconciarli come si deve. Ora, forse, dovresti goderti gli ultimi momenti con mio fratello, non dovresti stare qui a chiacchierare con me. E’ vero, manca ancora un giorno, ma non devi sprecare tempo prezioso. Forza, vai!»
Seguii il suo consiglio.
Spinsi la maniglia, ma prima di andarmene mi girai e dissi: «Bill, grazie mille. Grazie di tutto».
Abbassai lo sguardo e uscii sul corridoio dove, per la seconda volta, sbattei contro qualcuno. Contro qualcuno che indossava dei jeans con il cavallo fino al ginocchio e delle T-shirt oversize. Vestito, cioè, esattamente come me.
Edited by AbdùH - 9/4/2008, 22:41